) Unione doganale dell’Africa meridionale
L’Unione doganale dell’Africa Sacu è la più antica unione doganale al mondo e nasce nel periodo coloniale del primo Novecento. Botswana, Lesotho, Sudafrica, Swaziland e Namibia – all’epoca solo membro de facto, in quanto provincia del Sudafrica sino al 1990 – siglarono l’atto costitutivo dell’Unione nel 1910, sulla base di un precedente accordo regionale del 1889 che regolava i rapporti commerciali tra la colonia britannica di Capo di Buona Speranza e la repubblica boera dello Stato Libero d’Orange.
I cinque stati fondatori stabilirono una tariffa esterna comune per tutti i beni importati dall’estero, introdussero la libera circolazione dei prodotti manifatturieri all’interno dell’Unione, senza dazi né restrizioni quantitative, e idearono un sistema di condivisione delle entrate per distribuire i guadagni provenienti dai dazi doganali dell’Unione. Tuttavia il Sudafrica, in virtù della propria supremazia politica ed economica, ha da sempre piegato a proprio favore gli strumenti della Sacu. Esso, infatti, ha più volte chiuso le frontiere e sospeso i patti doganali, violando così il Trattato del 1910 e colpendo duramente le economie dei paesi membri dell’Unione, fortemente dipendenti dalle esportazioni – alimentari, energetiche e idriche – del Sudafrica.
I trattati di regolamentazione della Sacu sono poi stati rinegoziati nel 1969 e nel 2002 in contesti micro e macroregionali completamente mutati, ma con il punto fermo dell’egemonia del Sudafrica nell’area australe. Il più recente tra questi trattati contiene due principali innovazioni rispetto agli accordi precedenti: la creazione di un Segretariato amministrativo indipendente, con sede a Windhoek (Namibia), e di nuovi organi direttivi politici, che garantiscono l’equa rappresentanza di tutti gli stati membri e migliorano la cooperazione nelle materie strategiche dell’Unione. Ribadendo l’obiettivo di promuovere l’integrazione politica, economica, sociale e culturale dei cinque stati membri della Sacu nel rispetto delle economie dei membri più piccoli e meno sviluppati, il Trattato del 2002 ha inoltre revisionato il sistema di spartizione delle entrate provenienti dalle tariffe doganali, con l’introduzione di una nuova accisa doganale.
L’Unione doganale si pone dunque come momento di armonizzazione e di convergenza dei cinque sistemi-paese e di promozione delle economie dell’Africa meridionale. I suoi obiettivi includono: la riduzione della povertà; il consolidamento e la coesione del blocco dell’Unione, in modo che la stessa possa affermarsi, nel contesto internazionale, come interlocutore autorevole per altre istituzioni internazionali e singoli paesi; la definizione di strategie comuni nel medio e nel lungo termine, in particolare in materia di facilitazioni commerciali e controlli doganali; la promozione di processi politici democratici e trasparenti.
Le ambizioni dell’Unione si stagliano tuttavia in un contesto regionale caratterizzato da notevole eterogeneità, tanto nelle strutture economiche, politiche e culturali dei paesi membri, quanto nei relativi rapporti di forza. Il Sudafrica, infatti, ha un’economia molto più solida degli altri partner, che continuano a essere suoi stati satellite. La Sacu, dunque, nonostante la longevità, deve ancora superare grandi ostacoli per realizzare il processo di regionalizzazione rilanciato a partire dal 2002.
L’articolo 7 del Trattato dell’unione doganale stabilì l’istituzione di sette organi: il Consiglio dei ministri, il Segretariato, la Commissione, i Corpi nazionali, il Consiglio tariffario, le Commissioni tecniche e il Tribunale.
Il Consiglio dei ministri, costituito dai ministri delle finanze o del commercio di tutti gli stati membri, è l’istituzione più importante della Sacu e assolve funzioni di decision making. I compiti più importanti attribuiti al Consiglio attengono la formulazione delle linee guida che gli altri istituti dell’organizzazione devono rispettare, la nomina del segretario esecutivo e dei membri del Consiglio tariffario e l’approvazione del budget da destinare a questi due organi e al Tribunale. La Commissione, invece, riunisce alti funzionari dei paesi membri e si occupa di creare i presupposti per la stipula di nuovi accordi intergovernativi, e di appoggiare il Consiglio nell’attività politica di decision making.
Il Segretariato è, infine, un’istituzione permanente guidata dal segretario esecutivo, responsabile dell’amministrazione dell’intera Unione. Tra le sue funzioni strategiche si annoverano il coordinamento e la supervisione del Consiglio e della Commissione, la promozione di incontri e seminari su tematiche inerenti il processo di integrazione regionale, l’assistenza diretta ai paesi membri per definire strategie e politiche nazionali utili allo sviluppo economico interno, e la promozione di negoziazioni di accordi commerciali dell’Unione con terzi.
Botswana, Lesotho, Namibia, Sudafrica, Swaziland.