SOPOČANI
Monastero della Serbia meridionale, fondato intorno al 1255 dal re serbo Stefano Uroè I (1242-1276), nei pressi di Novi Pazar, sulle rive del fiume Raèka.La chiesa di S., dedicata alla Trinità, era in origine destinata a divenire mausoleo del fondatore, ma vi vennero deposte le spoglie di suo padre, Stefano Primo Coronato (ca. 1217-1228), della moglie di questi Anna Dandolo, del vescovo serbo Giovanni I (1272-1276), di Uroè I (prima metà del sec. 11°) e di Giorgio, uno dei figli del primo grande župan della Raèka, Vukan (1083-1114).L'edificio, in pietra da taglio, presenta un'alta navata unica, dotata di cupola e di breve transetto e preceduta da un nartece, fiancheggiato a N e a S da due cappelle; nel sec. 14° vennero aggiunti un esonartece, nel 1338, e una torre campanaria. Nei particolari dell'architettura - finestre, portali - si manifestano influssi romanici.La decorazione pittorica fu eseguita tra il 1263 e il 1268, ma viene frequentemente adottata la data convenzionale del 1265. Nell'abside sono rappresentati, dall'alto verso il basso: la Pentecoste (alla sommità dell'arco), la Comunione degli apostoli, i santi vescovi officianti davanti all'Amnós (Adorazione del sacrificio); tra questi ultimi sono raffigurati tre vescovi serbi, Saba I (1219-1235), Arsenio I (1233-1263) e Saba II (1263-1271). Sulla parete nord del santuario si trovano la Sepoltura di Cristo, le Pie donne al sepolcro e l'Apparizione di Cristo agli apostoli dopo la Risurrezione, mentre sulla parete sud sono rappresentati l'Apparizione di Gesù alle Marie, l'Incredulità di s. Tommaso e alcuni santi vescovi. Nella protesi, probabilmente decorata alla fine del sec. 13°, si conservano un'immagine della Vergine orante, con il Bambino posto entro un medaglione, l'Amnós, con due angeli-diaconi e il ciclo dell'Infanzia di Maria: la Natività, Maria vezzeggiata dai genitori, i Primi passi e l'Annunciazione, che, in realtà, fa parte del ciclo delle Grandi Feste. Nel diaconico, dedicato a s. Nicola, si vede (lunetta della parete est) una Déesis di tipo particolare, dove s. Nicola prende il posto del Precursore; più in basso sono le immagini di S. Giovanni Battista e di S. Giovanni Evangelista. Sopra le loro teste (parete est) è rappresentato un mandìlion; si conservano inoltre le raffigurazioni della Nascita (parete nord) e della Consacrazione episcopale (parete ovest), di s. Nicola e di alcuni santi in piedi. Le pitture della cappella dedicata a s. Giorgio, nel diaconico, sono anch'esse della fine del sec. 13° e mostrano frammenti di due scene illustranti la vita del santo, profeti entro medaglioni, una Madonna con il Bambino, santi vescovi officianti (frammenti) e infine Cristo, S. Nicola e il Precursore.La decorazione originale della cupola è andata perduta: si conservano soltanto i quattro evangelisti nei pennacchi. Nel transetto sono raffigurati i Quaranta martiri di Sebaste, l'Ospitalità di Abramo e il Battesimo (frammenti). Sulla parete sud della navata si trovano la Presentazione al Tempio, Gesù tra i dottori, la Risurrezione di Lazzaro, la Crocifissione e la Vergine in piedi, seguita da una serie di ritratti dei Nemanja: Stefano Nemanja (1168-1197), Stefano Primo Coronato in abito da monaco, Stefano Uroè I. Nella parete nord sono raffigurate la Discesa al limbo, la Natività e la Trasfigurazione. La Dormitio Virginis si dispiega su un'ampia superficie della parete nord. Nei registri inferiori della navata, del transetto e dei pilastri sono rappresentati santi in piedi. Le parti basse dell'area sud-est della navata furono ridipinte tra il 1370 e il 1375.Il nartece è particolarmente ricco di soggetti nuovi e testimonia lo sviluppo del programma iconografico all'epoca: vi trovano collocazione un ciclo veterotestamentario che narra la storia di Giuseppe, un importante frammento del Giudizio universale e, sotto, ritratti dei Nemanja e l'inconsueta rappresentazione della morte di Anna Dandolo. Quest'ultima composizione segue all'incirca lo stesso schema di quella della Dormitio Virginis e si trova al disopra della tomba della regina. Un po' più discosto si dispone il ciclo dei Sette concili ecumenici, cui seguono le raffigurazioni del Sinodo di Stefano Nemanja, dell'Ultima Cena, dell'albero di Iesse e della Madonna in trono con il Bambino. Delle due cappelle laterali del nartece, quella a N è dedicata a s. Stefano, patrono del fondatore della dinastia: vi si trovano quindi tre scene della Vita del santo, in cattivo stato di conservazione, una Madonna con il Bambino del tipo Acheiropóietos, un santo diacono, l'arcangelo Michele quale difensore della SS. Trinità, il mandìlion e alcuni santi isolati. Nella cappella sud, dedicata a s. Simeone Nemanja (è questo il nome adottato da Stefano Nemanja, quando negli ultimi anni della sua esistenza si ritirò a vita monastica), si conservano solo due episodi della vita del santo: la Morte e la Traslazione delle reliquie. Nella piccola abside sono raffigurati una Madonna con il Bambino e due arcangeli ai lati, l'Adorazione dell'agnello, santi vescovi e altri santi in piedi.La decorazione pittorica dell'esonartece è del 1346. Si conservano quattro Miracoli di Cristo, Cristo in piedi, la Vergine (la parte alta della figura è scomparsa), frammenti di una Déesis e un'importante serie di ritratti dei Nemanja. L'ossessiva presenza dei membri della dinastia che si riscontra nelle chiese del regno di Serbia è un fenomeno che non ha equivalenti nel resto del mondo bizantino, anche se in età paleologa il ritratto ebbe ovunque un notevole sviluppo.Gli affreschi di S. sono da annoverare tra i più pregevoli esempi di decorazione pittorica dell'area di influenza bizantina e costituiscono anche la più significativa testimonianza di avvicinamento alle opere della Tarda Antichità verificatosi nella pittura parietale bizantina. L'aspetto monumentale delle figure, il loro volume, ottenuto attraverso un modellato sfumato, tutto a mezzi toni, la gamma cromatica tenuta dagli artisti sulle tinte pastello e infine le espressioni trasognate dei volti, che esprimono pensieri di profonda spiritualità e una delicata sensibilità, contribuiscono a determinare il clima di intenso lirismo che promana dalle pitture.
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