SIVIGLIA (A. T., 43)
Una delle più antiche e famose città della Spagna: la quarta, attualmente, per numero di abitanti, e la principale dell'Andalusia. Il nome si riconnette secondo alcuni a un etimo fenicio (Scefelah), che ne sottolinea la posizione in piano (il centro abitato è appena una diecina di metri sul livello del mare), etimo da cui discendono il latino Ispali (Hispalis, Hispal e Spalis), l'arabo Ashbīlyah (o Ishbīlyah) e lo spagnolo Sevilla.
L'insediamento abitato presso la foce del Guadalquivir (lat. Betis) deve lo sviluppo ben presto assunto alla sua felice posizione sul fiume, in un punto dove è tuttavia risentita la marea, ma l'alveo non si dirama ancora nel dedalo di bracci che più a valle intersecano le paludi dette Marismas.
La città che dovette contare non meno di 400-500 mila abitanti all'epoca del suo massimo fiore (sotto Filippo II), non arrivava ad averne 100.000 intorno al 1850.
Dopo d'allora è riuscita tuttavia a risollevarsi: le migliorate condizioni dell'agricoltura, lo sviluppo della grande industria moderna, favorito dalla relativa abbondanza di materie prime della Spagna meridionale, e più di recente, i grandi lavori di bonifica idraulica e di sistemazione del basso corso del Guadalquivir, hanno determinato, nell'ultimo cinquantennio, una ripresa economica. Con questa è in rapporto l'aumento della popolazione urbana, passata da 148 mila abitanti nel 1900 ad oltre 225 mila nel 1935.
La città si stende tutta sulla riva sinistra del Guadalquivir, che la delimita da NO. a S., descrivendo un largo gomito; dalle altre parti una ininterrotta linea di rondas e di paseos ricalca il decorso delle antiche mura ormai quasi tutte demolite. L'abitato ha forma all'ingrosso ovale, con l'asse maggiore da N. a S.; all'estremità meridionale di questo si addensano, in spazio relativamente ristretto (dall'università alla Plaza de toros, dalla Puerta Real all'Alcázar), gli edifici più notevoli d'interesse storico, attorno o a poca distanza dalle due piazze della Costituzione e di S. Fernando, che costituiscono ancora il centro dell'attività cittadina. Questo settore meridionale, che guarda alla riva del fiume su cui si allungano le talleres del porto, corrisponde al primitivo nucleo abitato, come prova l'ubicazione dell'unico ponte (Isabella II), che univa Hispalis al sobborgo di Traiana, oggi Triana, sull'altra sponda del Guadalquivir.
Dalle due piazze centrali parte verso N. l'angusta Calle de las Sierpes che mette capo alla Plaza del Duque, ed è fiancheggiata dai negozî principali della città: su questa e sulle vie interne vicine vengono distese, d'estate, delle tende (toldos) che hanno lo scopo di ripararle dai troppo ardenti raggi del sole. In complesso, la topografia cittadina mantiene ancora evidente, come in altri centri della Spagna meridionale, il suo originario carattere moresco: le strade non solo sono di regola strette e tortuose, ma si aprono spesso su piazzette irregolari e si diramano in vicoli ciechi, salvo che nella parte occidentale, fra l'Alameda de Hércules, la Calle de Alfonso XII e la Ronda Torneo, dove la pianta più ordinata e simmetrica denuncia la recente sistemazione. Questa è anche palese nei quartieri periferici, nei quali sono distribuiti gli edifici delle principali industrie (le fonderie a San Bernardo, le maioliche a La Cartuja, stabilimenti diversi a Triana); ciò nonostante, la trasformazione dell'edilizia urbana è stata contenuta entro limiti piuttosto modesti. Caratteristiche, nella parte vecchia della città, le case a patio (cortile quadrato interno con fontana o giardino), che qui assume maggiore ampiezza ed eleganza che nelle altre città spagnole.
Oltre che per la sua importanza storica, artistica ed economica, la città merita ricordo per il suo clima, fra i più caldi e asciutti di Europa (media temperatura annua: 19°,6; di gennaio: 11°,2; d'agosto: 29°,4; la media dei minimi non scende oltre 0°,2, ma quella dei massimi segna 46°,5; le precipitazioni dànno in media 470 mm. annui e sono concentrate nei mesi da novembre a febbraio). Il soggiorno vi è particolarmente gradito in primavera, che è anche l'epoca in cui cadono le celebri processioni (pasos) della Settimana santa, e la fiera (feria) di tre giorni, che si tiene nella spaziosa spianata (prado) di S. Sebastiano.
Oltre che come centro di una ricca regione agricola (che produce soprattutto olio, vini, cereali, canapa, tabacco, cotone, frutta), la città è animata, come s'è detto, da una vivace attività industriale (industrie alimentari, metallurgiche, meccaniche, chimiche, tessili; notevoli anche quelle delle ceramiche e maioliche, dei cementi e quelle, tradizionali, del tabacco e delle pelli), con la quale è in relazione il commercio del suo porto. Da 1,1 milione di tonn. di merce (caricata e scaricata) nel 1924, si è passati, nel 1930, a 2,6 milioni di tonn. Le importazioni (carbone, cementi, ferro, legname, tessuti, concimi) vi superano nettamente le esportazioni (olî, vini, cereali, sapone, ghiaccio); ciò mostra come la città provveda per larga parte ai bisogni della Spagna meridionale. A questo scopo serve una discreta rete di linee di comunicazione, sia stradali, sia ferroviarie (oltre che con Cordova e Madrid, Siviglia è collegata direttamente per ferrovia con Cadice e Huelva e con diverse località minerarie della provincia); notevole sviluppo ha avuto, in questi ultimi anni, la navigazione fluviale (Sanlúcar de Barrameda) e marittima, potendo ormai la città essere raggiunta comodamente anche da piroscafi di grosso tonnellaggio. Comodi servizî automobilistici si dipartono dalla città su un largo raggio: una linea diretta collega Siviglia con Lisbona.
Monumenti. - A parte i numerosi frammenti architettonici e statuarî che dell'antica Hispalis restano ancora dispersi in Siviglia, i due monumenti più notevoli della sua romanità sono il tratto delle mura di cinta, conservato dal restauro arabo, con sei torri, tra la Porta di Cordova e la Porta di Macarena, e gli avanzi dell'acquedotto del Caño de Carmona, che portava in città le acque da Alcalá de Guadaira (401 arcate in due ordini sovrapposti), nonché la cloaca esistente in una casa di Calles Abades. Tuttavia molte delle colonne romane che si trovano ancora in Siviglia (Alameda de Hércules, Calle de las Mármolas, Cattedrale, Casa Lonja) provengono forse più da Italica che da Hispalis.
La cattedrale fu edificata tra il 1402 e il 1498 sul posto di una moschea, utilizzandone in parte le fondazioni e conservandone il minareto, la celebre "Giralda": la sua pianta è un gran rettangolo di 140 m. di lunghezza per 90 di larghezza, diviso in cinque navate con cappelle laterali, ampio transetto e breve coro. La cupola già ricostruita dall'architetto Juan Gil de Hortañón nel 1517-1519, e rovinata nel 1882, venne rifatta fedelmente con la sua vòlta a crociera stellata, carica di ornati. La chiesa ha luce da novanta finestroni (sec. XVI-XIX) di varî autori; è occupata al centro dal coro, i cui stalli gotici furono eseguiti dallo scultore fiammingo Dancart e da Nufro Sánchez (1475-1478). Nel coro, chiuso da cancellata del sec. XVI, l'enorme pala d'altare, scolpita in legno, è opera importantissima dell'arte gotica fiorita, incominciata nel 1482 dal Dancart e continuata da Bernardo, Francisco e Nufro de Ortega, da Diego Vásquez, da Juan López e da Pedro de Heredia, con rilievi della vita di Cristo, della Vergine e di santi sivigliani. Non meno importanti sono le statue in terracotta di Pedro Millán nei, due portali laterali (principio del sec. XVI). Nella "cappella reale" incominciata nel gusto del Rinascimento da Martín Gainza nel 1551, continuata da Fernán Ruiz e terminata nel 1575 da Juan de Maeda, si trovano diverse tombe; inoltre vanno ricordate nella sala capitolare e nelle sagrestie dipinti del Murillo, del Pacheco, del Morales, di Pedro de Campaña, oriundo di Bruxelles, un ostensorio di Juan de Arfe (1580-1587), un crocifisso di Martínez Montañés. La cappella parrocchiale del Sacramento annessa alla cattedrale, fu cominciata nel 1618 dallo Zumárraga e terminata nel 1662 dall'Iglesias, di un barocco caratteristico, perché tendente a presentare grandi spazî; davanti all'altare maggiore è situata una scultura di Pedro Roldán rappresentante l'Ingresso di Gesù a Gerusalemme. Accanto il "cortile degli Aranci" è resto di una moschea: ha nel mezzo una fontana la cui vasca proviene dall'antica cattedrale visigota. Nel palazzo arcivescovile (sec. XVII), vi sono pitture (1525) di Alejo Fernández. La chiesa di S. Egidio fu innalzata nei secoli XIII e XIV e restaurata nel secolo XVII; è adorna di bei soffitti a mattonelle di maiolica e custodisce l'immagine della Madonna detta "la Macarena", la più popolare a Siviglia. Il convento di S. Chiara custodisce immagini di Martínez Montañés e della sua scuola: il suo campanile (1252) una volta faceva parte del palazzo dell'Infante Don Fadrique ed è unico di forma esemplare romanico-ogivale nella Bassa Andalusia. Tra le altre chiese ricordiamo S. Anna, con dipinti di Pedro de Campaña (1548), la chiesa di S. Maria (1350-1362), con tre cappelle cubiche di carattere prettamente musulmano; la chiesa di S. Marco e Omnium Sanctorum, di pianta rettangolare, e S. Caterina, tutte con antichi minareti. La chiesa del convento di S. Paola, che data dal sec. XV, si compone di una sola navata, coperta da un notevole soffitto in legno, costruito da Diego López de Arenas; il suo portale fu rivestito di maioliche da Francesco Niculoso di Pisa. La Certosa della Madonna de las Cuevas, fondata nel 1400, ha una chiesa gotica con facciata di stile "mudéjar". Tra le costruzioni sacre più recenti è notevole la chiesa di S. Luigi, barocca ma con ricordi platereschi, elevata nel 1709-1731 su disegni attribuiti a Miguel de Figueroa; la chiesa di S. Maria della Neve, o "la Bianca", è un perfetto esempio dell'arte ciurrigheresca. La cappella di S. Giuseppe, terminata nel 1690, è rivestita totalmente nell'interno da sculture in legno, dorature e pitture del gusto sivigliano dell'epoca. È un'antica moschea ricostruita la chiesa gotica di S. Lorenzo, rifatta nel sec. XVII; possiede il Cristo del Gran potere di Martínez Montañés. L'ospedale della Carità fu terminato nel 1674 e contiene opere importanti di Murillo e di Valdés Leal.
Tra le costruzioni civili primeggia l'Alcázar. È in parte opera d'arte araba almohadica. Il palazzo "del Yeso", che data dalla fine del sec. XII, si compone d'un "patio" quadrangolare con pozzo nel centro, gallerie in due lati e sale retrostanti; le arcate della facciata sono di stucco, ciò che diede il nome al palazzo. In uno dei lati del cortile una gran porta conduce alla "sala di Giustizia", ch'era parte dell'alcázar almohadico, ma i cui ornati e la copertura sono di stile "mudéjar". Altre parti dovevano risalire al periodo almohadico, in cui Siviglia fu il focolare principale dell'arte musulmana, ma l'alcázar venne rifatto quasi interamente, soprattutto nell'ornamentazione, dal re Don Pedro nel 1350-1360, e poi subì altri cambiamenti.
Esempio magnifico di arte araba è la facciata principale. Dall'ingresso si giunge per un angusto passaggio al "cortile delle Donzelle". Nella "sala degli Ambasciatori", che ha quattro vestiboli, gli archi a ferro di cavallo poggiano su colonne di diaspro. Il piccolo cortile detto "de las Muñecas" è il centro di una serie di sale, a cui furono apportati cambiamenti ed aggiunte, come la Cappella dei Re cattolici, dov'è l'altare della Visitazione in maiolica, eseguito dal pisano Francesco Niculoso (1504-1508), e le sale di Carlo V, in cui i lavori furono compiuti sotto la direzione di Juan Hernández nel 1543.
La città di Siviglia è ancora recinta in parte da mura e possiede torri romane. La torre dell'Oro, innalzata nel 1220, ultima opera almohadica di data conosciuta, ha una torretta con cupola, costruita nel sec. XVIII. Il torrione di S. Tommaso o torre di ‛Abd el-‛Azīz è di pianta ottagonale e consta di un solo corpo che fu restaurato nel 1892. La porta del Perdono, aperta nelle mura, è opera araba con mascheratura plateresca, ed ha statue eseguite nel 1519 e 1520 da un maestro Miguel". La Giralda, minareto gigantesco dell'antica moschea, fu costruita in mattoni alla fine del sec. XII per ordine del califfo almohade Abū yaṣqūb al-Manṣūr; è di pianta quadrata con rampa interna di trentacinque ripiani su vòlte; aveva un altro tronco sovrapposto, che fu sostituito nel 1568 da un coronamento stile Rinascimento, opera di Hernán Ruiz, di Burgos, con la statua detta "el Girardillo" di Bartolomé Morel. Nella casa del duca di Alba, o "Casa delle Signore", le sale hanno notevoli soffitti di legno, e vi è una cappellina gotica con l'altare adorno di maiolica a riflessi metallici. La casa del duca di Tarifa o "di Pilato", innalzata nel 1480-1533, presenta combinati elementi arabi, gotici e platereschi, che dànno origine a un'arte moresca genuinamente sivigliana. La Casa Lonja fu costruita nel 1538-1598 da Juan de Miṣares secondo il progetto bramantesco di Juan de Herrera. Il Palazzo della Giunta, edificato nel 1527-1534 su progetti di Diego de Riaño, maestro maggiore della cattedrale, è del secondo periodo plateresco. Nella chiesa dell'università (questa fu disegnata dal gesuita Bartolomé de Bustamante) vi sono pitture di Roelas, Varelas, Pacheco e Alonso Cano. L'ampio palazzo di San Telmo, costruito dal 1682 al 1754 per la Scuola nautica, forse su disegno di A. Rodríguez, è ora sede del seminario; ha un gran portale ciurrigheresco con statue.
Musei e istituti di cultura. - Il Museo archeologico occupa tre gallerie del cortile del convento della Mercede (edificio del sec. XVII); vi sono specialmente notevoli alcuni sarcofaghi romani, un torso tunicato di Diana (forse opera greca originale, del secolo IV a. C.) e un buon ritratto di Traiano. Il Museo di pittura e scultura è notevole soprattutto per il complesso delle pitture di Murillo e di Zurbarán e delle sculture di Martínez Montañés: esso è d'importanza fondamentale per la scuola sivigliana fiorita nel sec. XVII: e alle opere di quei maestri maggiori ne aggiunge altre di Vicente Alanis, di Arango, di Matias de Arteaga, di Juan Espinal, di Juan de Dios Fernández, di Germán Llorente, di Sebastian Gómez (chiamato "il mulatto di Murillo"), di Juan Simón Gutiérrez, di Francisco de Herrera il Vecchio, di Francisco de Herrera il Giovane, di Juan de las Roelas, di Francisco Pacheco, di Juan de Valdés Leal, e di molti altri. Vi si notano anche opere di Pablo de Céspedes; del Greco e un S. Girolamo penitente di Pietro Torrigiano, scultore fiorentino che morì a Siviglia nel 1522. L'Accademia di belle arti, che ha sede nello stesso edificio del Museo provinciale, ha un'importante collezione di ritratti e di pitture contemporanee.
L' università fu stabilita con i suoi statuti nel 1502 e comprende attualmente tutte le facoltà, a cui è collegato l'importante Centro de estudios de historia de América, che promuove e diffonde la conoscenza storica delle Americhe, specie di quella latina. Sono organismi distinti l'Istituto hispano-cubano de historia de América e il Centro de estudios andaluces.
Le organizzazioni culturali più notevoli, oltre all'università, sono costituite dalla Academia sevillana de buenas letras che pubblica un proprio Boletín trimestrale, dalla Academia de bellas artes de Santa Isabel de Sevilla, ecc. Tra le biblioteche, le più ricche sono quella universitaria e provinciale che conta 110.000 volumi con 800 manoscritti, di cui alcuni assai preziosi, quella capitolare con 105.000 volumi e numerosi codici; di particolare importanza l'Archivo general de Indias con 40.000 filze di documenti, l'Archivo de Protocolos, l'Archivo de la Capilla, ecc.
V. tavv. CLXXVII e CLXXVIII.
Storia. - Sul sito dove sorge oggi Siviglia, nel territorio dei Turdetani, al sud di Italica, era in antico Hispalis, città che, conquistata da Cesare durante la guerra pompeiana, fu da lui innalzata a colonia col nome di Colonia Iulia Romula o Romulensis. Terza città della Betica dopo Cordova e Cadice, essa in età imperiale fu fiorentissima capitale di un conventus iuridicus. Non si sa bene se sia stata iscritta nella tribù Galeria o in quella Sergia.
Dopo la caduta dell'impero d'Occidente la città fu oppressa da Gunderico con i suoi Vandali, poi da Rechila con i suoi Svevi e infine cadde in potere dei Visigoti che per qualche tempo vi stabilirono la loro corte. Fu centro della cultura occidentale europea, prima con Leandro e poi con Isidoro, ambedue suoi vescovi. Nel 712 aprì le porte a Mūsā ibn Nāṣir e fu sede della corte dell'emiro ‛Abd el-‛Azīz col nome di Ishbīlyah. Alla caduta del califfato pervenne a grande prosperità coi suoi re poeti (al-Moftamid), la cui dinastia abbadida, con la cultura da essa rappresentata, segna l'apogeo del partito arabo spagnolo in contrapposto con quello della dinastia ommiade che con la sua cultura cordovana corrisponde all'apogeo del partito straniero. Siviglia fu dominata dagli almoravidi e poi dagli almohadi. Durante il regno di as-Sakkāf entrò in Siviglia (23 novembre 1248) Fernando III. Alfonso X pose in essa la sua corte. Nella storia del Rinascimento spagnolo della fine del sec. XV e del principio del sec. XVI Siviglia occupò un posto importante; fu la prima città della Castiglia ch'ebbe una stamperia, vi si fondò l'università, vi fiorirono le arti e le industrie, vi s'incominciarono a fondare le confraternite della Settimana santa, celebri in tutto il mondo. Ma ciò che diede a questa città importanza straordinaria, fu la scoperta del Nuovo Mondo: dal suo porto e da quelli di Palos e di Sanlúcar de Barrameda, ambedue nel suo territorio, salparono molte delle spedizioni colonizzatrici; in Siviglia si stabilì la Casa della colonizzazione delle Indie, un tribunale, un'accademia e una "fattoria", dalla quale dipendeva quanto si riferiva alla scoperta, alla navigazione e al commercio del nuovo continente. Le sedi vescovili americane erano suffraganee della metropolitana di Siviglia, che per questo porta il titolo di patriarcale. Anche la prima stamperia impiantata in America ebbe origine da Siviglia. Per varî secoli il porto di questa città fu l'unico che permettesse il commercio con quei remoti paesi. Il trasferimento della Casa di contrattazione, ordinato da Filippo V, e il decreto di Carlo III che accordava la libertà di commercio, diedero due gravi colpi alla prosperità di Siviglia.
La provincia di Siviglia.
La più ampia (14.062 kmq.) e la più popolosa (830.000 ab., all'incirca, nel 1935) delle otto provincie andaluse. Le dà unità il corso inferiore del Guadalquivir, che l'attraversa da Peñaflor alla foce, ma il territorio ha in più parti confini artificiali (storici) e risulta di lembi appartenenti a zone alquanto diverse per caratteri naturali. L'ampia doccia in cui scorre il fiume è fiancheggiata, su ambo i declivî, da una serie di terrazze che gli affluenti hanno inciso e tagliato nei depositi cenozoici e quaternarî con cui s'è venuta colmando la depressione betica. Questi lembi appaiono più angusti verso N., dove il Guadalquivir corre più prossimo al margine della Sierra Morena (Sierra de Cazalla): qui la pianura cede il posto a una zona collinare in cui hanno potuto svilupparsi boschi e praterie (allevamento ovino), che invece mancano quasi del tutto nella regione di pianura. Poco diverso, se pure meno elevato, è l'Aljarafe, che si spinge fino alle bassure alluvionali del Guadalquivir. Anche qui lo sviluppo della vegetazione erbacea ha favorito l'allevamento, volto però in gran parte ai bovini e agli equini.
Il resto della provincia è caratterizzato dal predominio delle colture dell'olivo e della vite, di fronte alle quali è notevole solo localmente (pianura, El Alcor) quella dei cereali.
Oltre che intorno al massimo centro demografico, l'industria compare in corrispondenza al piccolo bacino carbonifero di Villanueva del Río, e presso le miniere d'argento della Sierra de Cazalla (Almadén de la Plata).
La densità di popolazione della provincia (59 ab. per kmq.) non è delle più alte dell'Andalusia: è da tener conto, nondimeno, delle vaste superficie inabitabili nelle regioni di montagna e nella grande palude delle Marismas, che forma la parte meridionale della provincia stessa e che attende ancora di essere bonificata. I centri abitati sono numerosi: nella Campiña e nell'Alcor la popolazione rurale vive riunita in grossi insediamenti che hanno quasi l'aspetto di piccole città; una discreta percentuale di popolazione sparsa si riscontra soltanto nei distretti di montagna, ad economia ancora piuttosto arretrata. Dei centri della provincia tre - oltre alla capitale - superano i 20.000 ab. (Écija, Carmona, Utrera), otto i 10.000 ab. (Morón de la Frontera, Osuna, Marchena, Lebrija, Constantina, Alcalá de Guadaira, El Arahal, Dos Hermanos).
Bibl.: A. Ceán Bermúdez, Descripción artística de la Catedral de Sevilla, Siviglia 1905; J. Amador de los Ríos, Sevilla pintoresca ó descripción de sus más célebres monumentos, ivi 1844; R. COntreras, Estudio descriptivo de los monumentos árabes de Granada, Sevilla y Córdoba, Madrid 1878; P. de Madrazo, Sevilla y Cádiz, in España, sus monumentos y artes, su naturaleza e historia, Barcellona 1884; E. de Leguina, la Giralda, Siviglia 1896; A. Álvarez-Benavides, La Giralda, ivi 1899; J. Gestoso, Sevilla monumental y artística, ivi 1889-1892; id., Guia histórico-descriptiva del Alcázar de Sevilla, ivi 1899; id., Catálogo de las pinturas y esculturas del Museo Provincial de Sevilla, Madrid 1912; P. Quintero, Sillerìa del coro de la Catedral de Sevilla, ivi 1901; J. R. Mélida, Las iglesias sevillanas de Santa Catalina y San José, in Boletín de la Academia de la Historia, ivi 1911; A. Ballesteros, Sevilla en el siglo XIII, ivi 1913; A. Guichet y Sierra, El cicerone de Sevilla, Siviglia 1925; A. Calzada, Historia de la arquitectura española, Barcellona 1933; Hazanas y la Rua, Historia de Sevilla, Siviglia 1934.