TALENTI, Simone
Figlio di Francesco Talenti, nacque in un anno imprecisato, probabilmente tra la fine del terzo e l’inizio del quarto decennio del XIV secolo.
La prima attestazione della sua attività risale al 16 febbraio 1358. Quel giorno l’Opera del duomo di Firenze diede a Francesco una proroga per la presentazione del modello del capitello del primo pilastro a partire da ovest della cattedrale di S. Reparata. Simone fu indicato come collaboratore del padre, a titolo gratuito. Otto anni dopo (13 luglio 1366) una commissione di orafi nominati dall’arte di Por Santa Maria emanò una perizia secondo la quale i valichi del piedicroce della chiesa dovevano essere portati da tre a quattro, si doveva ovviare alla scarsa altezza dell’edificio e, infine, era necessario aprire una sola bifora in corrispondenza della terza e della quarta campata dei fianchi nord e sud delle navatelle (non più una coppia, come nelle prime due specchiature). Simone si candidò al concorso nel quale si doveva selezionare il disegno necessario per dare attuazione pratica al progetto, ma fu scartato dal padre, capomastro del cantiere.
Il 23 marzo 1367 Francesco e Simone giunsero a un compromesso con gli operai della chiesa fiorentina di S. Maria Maggiore, che in precedenza non avevano pagato loro il dovuto per un’imprecisata prestazione a cottimo. Attestato come capomastro dell’oratorio di Orsanmichele a partire dal 2 aprile dello stesso anno, quando stava lavorando all’apparecchiatura di due arcate, Simone diresse quel cantiere per almeno quindici anni: oltre che per alcuni pagamenti ordinari (21 gennaio 1370, 24 settembre 1370, 30 gennaio 1371) e per i salari che gli erano corrisposti (otto documenti tra il 28 giugno 1380 e il 19 febbraio 1381), è ricordato per la realizzazione di un modello per le griglie metalliche delle nuove trifore (17 marzo 1371) e di un altro per le schermature delle arcate (10 gennaio 1374), oltreché per l’esecuzione del pavimento (8 maggio 1380, 16 ottobre 1380). Sotto la sua guida le trifore erano ancora in costruzione nel 1381 (23 marzo): stava lavorando personalmente alle arcate e alle lunette. I trafori ‘a giorno’ delle trifore riprendono l’intelaiatura di quelle dell’ultimo piano del campanile del duomo, opera di Francesco, ma nella decorazione tradiscono una significativa apertura alle declinazioni internazionali del gotico. Simone realizzò anche il disegno del pavimento a motivi ottici, che mostra un utilizzo precoce e consapevole della prospettiva. A Orsanmichele uno dei suoi collaboratori era il figlio Talento, del quale sono certificati alcuni salari (cinque documenti tra il 13 luglio 1380 e il 19 febbraio 1381) e che vi fu attivo anche quando il capomastro era ormai Giovanni di Francesco Fetti (documento del 16 giugno 1383).
Parallelamente l’attività di Simone presso il duomo continuava. Una delibera del 27 novembre 1368 riferisce che Francesco aveva tentato di convincere gli operai a lavorare a un terzo del salario pattuito; ne seguì un’inchiesta, tramite la quale l’Opera risalì ad altri operai, attivi precedentemente in cantiere, i quali accusarono Francesco e Simone di avere danneggiato gravemente l’Opera del duomo. L’entità dei danni in questione non è chiara, ma comunque il 24 marzo 1376 Simone è attestato come capomastro, al fianco di Taddeo di Ristoro. L’anno seguente, inoltre, gli furono commissionate per la facciata due sculture in marmo, delle quali i documenti (4 giugno 1377, 4 settembre 1377) non precisano la collocazione e i soggetti.
Il 6 ottobre 1376 gli operai del duomo stabilirono che Taddeo di Ristoro avrebbe diretto il cantiere della loggia dei Priori (oggi detta anche dei Lanzi), presso il palazzo della Signoria. Già quindici giorni dopo, però, al suo fianco operavano Simone e Benci di Cione. Talenti fu attivo nella prima fase del cantiere, come testimoniano i salari a lui corrisposti (sei documenti tra il 21 ottobre 1376 e il 2 giugno 1377). Verosimilmente gli si devono attribuire la planimetria, l’articolazione dell’alzato e l’elaborazione del corredo plastico. Le membrature pentagonali dei pilastri e la tipologia dei capitelli à crochet richiamano le opere di Francesco in duomo, in particolare le riseghe angolari e la scultura architettonica, ma anche i semipilastri a parete che lo zio Jacopo utilizzò nella sala capitolare e nel cosiddetto refettorio di S. Maria Novella. Le quattro arcate a pieno centro sono un elemento innovativo, che anticipa di qualche decennio gli sviluppi di matrice rinascimentale.
Di contro, nella scultura Simone si mostra piuttosto conservatore. Buona parte della critica gli attribuisce le statue di Profeti di Orsanmichele, alcune sculture del duomo, come la Madonna col Bambino della lunetta che orla il portalino est della torre campanaria, e il corredo plastico della loggia dei Priori. In queste opere, sostanzialmente, Talenti aderisce ai modelli di Andrea Pisano, evidenti soprattutto nelle capigliature e nei panneggi, associati ad alcuni stilemi che derivano dalle opere dell’Orcagna, in particolare il modellato dolce degli incarnati e la compostezza delle fisionomie.
Il termine ante quem per la morte di Simone dovrebbe essere il 4 maggio 1383, giorno nel quale Giovanni di Francesco Fetti fu eletto capomastro di Orsanmichele. Questo documento interrompe un lungo silenzio delle fonti sull’avanzamento del cantiere, che si protraeva dal maggio 1381: è quindi possibile che il suo decesso non fosse avvenuto recentemente.
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