MOSCA, Simone
Scultore e architetto, nato a Terenzano (Settignano) nel 1492, morto nel 1553 a Orvieto. Fu scolaro di Baccio da Montelupo nella cui bottega collaborò col figlio di Baccio, Raffaello da Montelupo. Condotto a Roma da Antonio da Sangallo, questi gli fece fare degli ornamenti per la chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini, per il palazzo Farnese, per il pozzo del chiostro di San Pietro in Vincoli. Lo studio assiduo dei frammenti antichi gli consentì di giungere a una raffinatezza di stile che è apertamente lodata dal Vasari, per quanto non sia scevra di pomposità e di sovrabbondanza (quali appariscono ad esempio nella cappella Cesi in S. Maria della Pace, da lui ornata nel 1524) e manchi spesso di unità nella composizione. Per Benedetto da Rovezzano fece i festoni e gl'intagli nella base dell'Orfeo del Bandinelli (Firenze, Museo Bardini). In Arezzo fece un camino e un lavabo in casa di Pellegrino da Fossombrone (oggi casa Falciai) e decorò una cappella nella Badia delle Ss. Flora e Lucilla. A Loreto, attese a molte delle decorazioni della S. Casa; nel 1538 andò a Orvieto dove fece lavori di decorazione al pozzo di S. Patrizio, e ricevette l'incarico di terminare l'altare dei Magi cominciato da Michele Sanmichele veronese, in cui profuse i più svariati elementi decorativi; un altro altare gli venne poi commesso, quello della Visitazione che lasciò incompiuto. Sia a Orvieto, sia a Perugia, dove fu negli anni 1539-40, lavorò anche d'architettura, facendo, secondo il Vasari, degli ornamenti nella fortezza perugina, la pianta e la facciata di una casa per Raffaello Gualtieri, piante per le case dei conti della Cervara, e modelli di fabbriche per Piero Colonna da Stipicciano.
Il figlio suo Francesco, detto Moschino, nato forse nel 1523, morto il 28 settembre 1578 a Pisa, fu scolaro e allievo del padre che aiutò nei suoi lavori: a Orvieto è suo il bassorilievo dell'altare della Visitazione (1550). Tornato a Firenze, fu inviato da Cosimo I a Carrara, nel 1560, e passò poi a Pisa, dove fece nel duomo le sculture per i due altari nel transetto del Sacramento e di S. Ranieri, in cui è una fastosità già quasi secentesca (1563). Si conservano di lui anche alcuni rilievi di soggetto mitologico in cui è palese qualche riflesso della scultura giambolognesca: la Favola di Atteone (Firenze, Bargello), la Caduta di Fetonte (Berlino, Museo); uno con Marte e Venere lo fece a Roma (1870) per Roberto Strozzi, nel cortile della sua casa di Banchi. A Firenze lavorò per l'apparato delle nozze di Francesco con Giovanna d'Austria; poi fu a Torino (1574) e a Parma (1577), al servizio dei Farnesi.
Bibl.: G. Vasari, Le vite, VI, Firenze 1881, p. 297 segg.; A. Ronchini, F. e S. M., in Atti e mem. della Dep. di st. pat. per le prov. mod. e parm., VIII (1874-1875); M. Reymond, La sculpture florentine, IV, Firenze 1900, pp. 137 seg. e 176; A. G. Brinckmann, Barockskulptur, Berlino 1917, p. 148; F. Schottmüller, Bildwerke d. Kaiser-Friedrich-Museum. Die ital. u. span. Bildwerke d. Renaissance u. d. Barock, I: Die Bildwerke in Stein, Holz, Ton u. Wachs, Berlino e Lipsia 1933, p. 165; Thieme-Becker, Künstl-Lex., XXV, Lipsia 1931 (con bibl.).