BASCHENIS, Simone
Figlio di Cristoforo, nacque probabilmente ad Averara. Lavorò in Val Rendena e in Val di Non, sempre nella zona trentina, dal 1519 al 1547. È questo l'artista di più spiccata personalità della famiglia Baschenis e che conferisce alla sua pittura d'affresco un carattere chiaramente cinquecentesco.
Sul fianco della chiesa di S. Stefano di Carisolo in Val Rendena è un ampio affresco (1519) con la Danza macabra, nella quale, seguendo modelli nordici dello stesso soggetto, il B. ha dipinto scheletri accanto a personaggi, che, dalle vesti, appaiono delle più diverse provenienze sociali, dalle più umili alle più alte, il re, l'imperatore, il papa. I colori degli abiti, attributi, paludamenti realizzano un attraente effetto di sapore illustrativo e di originale espressività, accentuato dal contrasto con il bianco delle figure.
Nel 1521 il B. lavora in S. Lorenzo a Condino; nel 1533 sul portico della chiesa di Pellizzano dipinge una Annunciazione, fine per sentimento e per religiosa purezza; nel 1535 lavora a Massimeno e l'anno dopo a Giustino. Nel 1539 sul fianco destro della chiesa di S. Vigilio presso il cimitero di Pinzolo (Val Rendena) dipinge una seconda Danza macabra, in cui rivela tutte le sue qualità di artista: le figure appaiono dipinte con misurati effetti di scorcio e con penetrante analisi psicologica nella composta nobiltà dell'incedere della processione. Nel 1543 dipinge affreschi nella chiesa di Iavrè e affresca la volta dell'abside nella chiesa di S. Agata a Commezzadura in Val di Sole. Nel 1547 infine lavora a Cologna Gavazzo (Riva) a un affresco eseguito col figlio Filippo e firmato. Dopo il 1547 non si hanno più notizie del B. in quelle zone e forse egli faceva ritorno alla sua terra bergamasca per qualche incarico: parte degli affreschi con Madonna e santi in un portico della chiesa del suo paese nativo, Averara, ora alquanto alterati, può essere il ricordo delle sue qualità di pittore costantemente attratto verso i temi di soggetto sacro a figure staccate nobilmente sentite e amorosamente dipinte.
Ebbe tre figli: Antonio, Filippo e Cristoforo il Vecchio.
Bibl.: D. Largajolli, Una danza dei morti del sec. XVI nell'Alto Trentino, in Arch. Trentino, V (1886), pp. 137-218; A. Morassi, I pittori B…, in Studi trentini di scienze storiche, VIII (1927), pp. 201 ss.; Id., Storia della pittura nella Venezia Tridentina, Roma 1934, pp. 385-387; F. Montanari, S. B. e il "Ballo della Morte", in Eco di Bergamo, 29 ag. 1942; L. Angelini, I B. pittori bergamaschi, Bergamo 1946, pp. 14-19; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, p. 293.