RANZI, Silvio
RANZI, Silvio. – Nacque a Roma il 16 ottobre 1902 da Tullio e da Bianca Maria Bocca.
Studiò al liceo Visconti e all’Università di Roma, dove si laureò in scienze naturali nel 1924, sotto la guida di Federico Raffaele, da cui apprese l’embriologia descrittiva. Sposò Giuseppina D’Agostino ed ebbe cinque figli: Bianca Maria, Tullio, Umberto, Eliseo, Maria Luisa.
Pubblicò, tra il 1923 e il 1925, alcune ricerche di embriologia comparata sullo sviluppo dell’otocisti, del dotto endolinfatico e dei placodi epibranchiali nei vertebrati acquatici. Dal 1926 al 1938 fu assistente e poi capo del reparto di zoologia alla Stazione zoologica di Napoli, fondata da Anton Dohrn.
Qui si dedicò all’embriologia sperimentale, concentrandosi sugli embrioni dei Cefalopodi, e poi all’embriologia chimica, studiando l’assunzione di sostanze durante l’accrescimento dell’embrione dei Selaci, in rapporto alle varie forme di viviparità che esistono in questo gruppo. Dall’embriologia chimica passò a considerazioni ecologiche, studiando dapprima i rapporti tra ambiente e riproduzione nei Selaci e poi organizzando varie crociere di studio, da cui derivarono importanti conclusioni sistematiche sulla fauna del golfo di Napoli e sugli stadi giovanili di alcuni gruppi di Teleostei.
Nel 1938 vinse un concorso a cattedra di zoologia e fu chiamato a Perugia, come direttore dell’Istituto di biologia e zoologia generale. Nel 1939 divenne direttore dell’Istituto di zoologia e anatomia comparata a Milano, dove per più di cinquant’anni (con una parentesi tra il 1943 e il 1945, di nuovo alla Stazione zoologica di Napoli) svolse la sua attività di studioso e di didatta. Si presentò con una prolusione sui principali temi dell’embriologia moderna, delineando quella fusione tra embriologia sperimentale classica ed embriologia chimica che lo avrebbe portato a inventare un nuovo modo di manipolare gli embrioni, utilizzando le componenti chimiche dell’ambiente come mezzi per comprendere le modalità del differenziamento embrionale. Ranzi possedeva infatti una straordinaria capacità di intuire i problemi emergenti e di intraprendere vie innovative per studiarli sotto vari aspetti.
Suo grande merito è avere dato avvio a filoni di ricerca che, affidati a brillanti allievi, divennero discipline autonome. Il primo fu Claudio Barigozzi, che sviluppò lo studio dei cromosomi di varie specie di animali e la trasmissione dei caratteri ereditari in Drosophila e Artemia; divenne professore di genetica nel 1948 e sviluppò una scuola di fama internazionale.
Negli anni Cinquanta, riprendendo alcuni studi sull’ambiente effettuati a Napoli, diede inizio a un filone di ricerca sul controllo biologico della qualità delle acque dolci, ideale proseguimento dell’attività di Rina Monti, professore di zoologia a Milano fino al 1938 e fondatrice dell’idrobiologia in Italia. Ranzi nominò coordinatore del gruppo di ricerca l’allievo Roberto Marchetti; nel 1976, questi vinse la cattedra di ecologia a Milano, una delle prime istituite in Italia. Dagli studi iniziali di tossicologia acquatica furono sviluppati, negli anni Settanta, i criteri scientifici alla base della prima legge di tutela delle acque dall’inquinamento (la cosiddetta legge Merli), una delle più avanzate in Europa. L’Istituto di zoologia divenne così un importante centro di ricerca ecologica.
Prendendo spunto da ricerche di avanguardia condotte dalla scuola svedese, osservò che l’azione ‘animalizzante’ del solfocianuro di sodio, che provocava un ipersviluppo dell’ectoderma nelle larve dei ricci di mare, si manifestava, negli anfibi, come ipersviluppo della corda dorsale, mentre le sostanze che, come il cloruro di litio, provocavano ‘vegetalizzazione’, ossia ipersviluppo dell’entoderma nei ricci di mare, negli anfibi producevano riduzione della corda dorsale (Effect of sodium..., in Nature, 1945, vol. 155, p. 578). Dopo avere descritto le modificazioni morfologiche prodotte negli embrioni, osservò che tali sostanze modificano la viscosità delle proteine embrionali. Utilizzando l’unico microscopio elettronico presente allora in Italia, osservò l’azione dei sali sulla miosina; l’allieva Marisa Cigada ne fotografò gli stati di aggregazione in filamenti (ibid., 1947, vol. 160, pp. 712 s.). Questi dati aprirono la strada a un filone di ricerca sulle malformazioni embrionali (teratologia) che fu portato avanti da uno dei primi allievi, Vincenzo Leone.
I lavori sulla birifrangenza delle proteine embrionali, sulle loro proprietà viscosimetriche e sui diagrammi di precipitazione delle stesse gli permisero di mettere a punto un metodo in grado di evidenziare i rapporti filogenetici tra i vari gruppi animali: fu questo uno dei primi tentativi di sistematica molecolare, ovvero di applicazione della biologia molecolare alla sistematica zoologica (Zoologia, sistematica e biochimica, in La ricerca scientifica, XVIII (1948), pp. 64-71).
La risonanza internazionale ottenuta dagli studi sulla miosina filamentosa e depolimerizzata, pubblicati su Nature, gli permise di ottenere in uso dalla Philips un microscopio elettronico; grazie all’abilità dell’allievo Giulio Lanzavecchia, l’Istituto di zoologia di Milano divenne negli anni Cinquanta e Sessanta un centro di eccellenza per la microscopia elettronica e la citologia ultrastrutturale.
Con grande intuizione Ranzi vide poi che il citoscheletro doveva essere coinvolto nei processi di determinazione embrionale e si dedicò allo studio delle modificazioni e delle interazioni delle proteine nei processi di sviluppo e nel citodifferenziamento (1962). Nel frattempo si delineava il concetto di espressione genica, cioè il processo attraverso cui l’informazione contenuta nel DNA di un gene viene convertita in una macromolecola funzionale, tipicamente una proteina. La nuova disciplina biologia molecolare avrebbe trasformato l’embriologia chimica in embriologia molecolare. Ranzi intuì rapidamente le nuove potenzialità offerte e si dedicò a paragonare le osservazioni sull’azione dei classici morfogeni, cloruro di litio e solfo cianuro di sodio, con antibiotici inibitori specifici della trascrizione e della traduzione (On protein synthesis during the development of lithium-treated embryos, in Experientia, 1969, vol. 25, pp. 211-213). Iniziò inoltre un nuovo filone di ricerca sull’induzione del citodifferenziamento embrionale da macromolecole utilizzando un originale modello embrionale. Le ribonucleoproteine poste a contatto con il corio allantoide di embrioni di pollo provocavano il differenziamento istologico corrispondente all’organo da cui erano state estratte: cellule sintetizzanti glicogeno in seguito a trattamento con RNP di fegato, fibre muscolari striate in seguito a trattamento con RNP di muscolo, vescicole epiteliali con RNP di rene. Negli anni Settanta, quando le tecniche permisero di estrarre e separare RNA messaggeri specifici e purificati, ne provò l’effetto su un nuovo modello embrionale, messo a punto da Man Chan Niu. Gli espianti postnodali di embrioni di pollo, che in condizioni normali formavano solo strati di cellule epiteliali ed elementi del sangue, messi in coltura con mRNA di miosina differenziarono mioblasti dalle cellule mesodermiche e il loro ordinamento in giovani somiti (Induction of somites by myosin mRNA, in Experimental cell biology, 1983, vol. 51, pp. 228-238). Nel frattempo, lavori ultrastrutturali sulla formazione del tubo neurale e del calice ottico nell’embrione di pollo gli avevano fatto intuire l’importanza della tubulina nel differenziamento del sistema nervoso. L’espianto postnodale di pollo messo in coltura con mRNA di tubulina differenziò cellule munite di prolungamenti con tendenza a disporsi a rosetta (1986).
Ranzi fu appassionato promotore di società scientifiche. Nel 1952 fu tra i fondatori del Gruppo embriologico italiano, del quale fu segretario per lungo tempo, poi della Società di microscopia elettronica e della Società di protozoologia. Credeva nella funzione culturale delle Accademie: fu socio corrispondente (1964) e poi socio nazionale (1971) dell’Accademia dei Lincei, socio dell’Accademia pontificia (1981) dell’Accademia dei XL (1956), dell’Accademia delle scienze di Bologna, dell’Istituto marchigiano (1951). Socio corrispondente (1939), membro effettivo (1949) e poi presidente (1973-75) dell’Istituto lombardo Accademia di scienze e lettere. Fellow e assiduo frequentatore del Marine biological laboratory di Woods Hole (1959), fu vicepresidente dell’Institut international d’embryologie di Utrecht e fellow dell’American association for the advancement of the sciences (1987).
Fu un professore severo, sempre apprezzato dagli studenti non solo per l’alto livello delle sue lezioni o per i testi universitari che ha lasciato (Istituzioni di zoologia ha avuto 7 edizioni). Apparentemente freddo, aveva un vivo senso dell’umorismo; era sempre disponibile a cercare di risolvere i problemi di chi si rivolgeva a lui per un consiglio o per un aiuto. Era di esempio anche per il profondo senso del dovere che sapeva trasmettere. Tra il 1969 e il 1977 fu preside della facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali e, contemporaneamente, membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione: anni difficili, durante i quali affrontò sempre a viso aperto i problemi derivanti dalle contestazioni studentesche, con lo stesso coraggio con cui affrontò argomenti di ricerca innovativi.
Morì a Milano il 16 aprile 1996.
Aveva dedicato gli ultimi anni della sua vita alla divulgazione di aspetti storici della biologia che aveva vissuto in prima persona, attraverso il ricordo di colleghi, zoologi ed embriologi, con i quali aveva intrattenuto rapporti scientifici e di amicizia. Fu personalità di grande levatura, scientifica e umana che ha lasciato una ricca e feconda eredità scientifica ai numerosi studenti e allievi.
Opere. Oltre a quelle già citate sono da segnalare: L’organo di senso spiracolare dei Selaci, in Pubblicazioni della Stazione zoologica di Napoli, 1926, vol. 7, pp. 37-76; Suscettibilità differenziale nello sviluppo dei Cefalopodi (Analisi sperimentale dell’embriogenesi), ibid., 1928, vol. 9, pp. 81-159; Le basi fisio-morfologiche dello sviluppo embrionale dei Selaci, parte I., ibid., 1932, vol. 12, p. 209; parte II e III, ibid., 1934, vol. 13, pp. 331-437; Zur Kennitnis der Fortpflanzung bei den Selachien, in Naturwissenschaften, 1939, vol. 27, pp. 566 s.; Einfluss von NaSCN auf Fragmente von Axolotlkeimen, ibid., 1940, vol. 28, p. 458; Effect of sodium thiocyanate on the development of Amphibia, in Nature, 1945, vol. 155, p. 578; Istituzioni di zoologia, Milano 1946, 19887; Electron microscope investigation of the salt solutions on myosin, in Nature, 1947, vol. 160, pp. 712 s.; Cytodifferentiation induced by ribonucleoproteins, in Experientia, 1961, vol. 17, pp. 395-398; The proteins in embryonic and larval development, in Advances in morphogenesis, 1962, vol. 2, pp. 211-257; On protein synthesis during the development of lithium-treated embryos, in Experientia, 1969, vol. 25, pp. 211-213 (con F. De Bernardi - M. Cigada - R. Maci); On lithium and thiocyanate action on embryonic development and metabolism, in Revue suisse de zoologie, 1975, vol. 82, pp. 91-100; On the origin of the Arthropoda, in Myriapod biology, a cura di M. Camatini, London-New York 1979, pp. 191-195; Nucleic acids and proteins in the first stages of embryonic development, in Control of embryonic gene expression, a cura di M.A.Q. Siddiqui, Boca Raton 1983, pp. 116-166 (con F. De Bernardi); Cell-shape modifications induced by exogenous mRNA in postnodal explants of chick embryo blastoderm, in Progress in developmental biology, a cura di H.C. Slavkin, New York 1986, pp. 331-334 (con F. De Bernardi et al.); Ricordo di due embriologi: Giuseppe Reverberi e Jean Brachet, in Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei, 1990, suppl. 9, vol. 1, pp. 51-56; The difference in total proteins in clonal populations of fresh-water amoebae, in Animal biology, 1994, vol. 3, pp. 89-93 (con M. Cigada et al.).
Fonti e Bibl.: M. Cigada - F. De Bernardi, Obituaries, in Italian journal of zoology, 1997, vol. 64, 2, pp. 199 s.; B. Baccetti, S. R. (1902-1996), in Rendiconti supplemento Accademia dei Lincei, s. 9, 1997, vol. 8, pp. 87-104.