GOLZIO, Silvio
Nacque a Torino il 7 febbr. 1909 da Alfredo e Camilla Testa.
Dopo aver conseguito la maturità classica presso l'istituto sociale, retto dai padri gesuiti, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza della sua città, dove si laureò con lode e, successivamente, alla facoltà di scienze politico-amministrative ove discusse una tesi con L. Einaudi, ottenendo nuovamente la lode, rafforzata questa volta dalla dignità di stampa.
Nel marzo 1932 vinse il concorso per un posto di assistente incaricato presso la Scuola di statistica dell'Università di Firenze. Da quella data il G. si stabilì nella città toscana ove visse per un triennio, avviandosi così alla carriera universitaria nell'ambito disciplinare della statistica economica.
Il G. doveva poi rimanere sempre fedele a questa sua scelta iniziale in quanto non abbandonò mai l'attività accademica, anche nei periodi di più intenso impegno professionale.
Nel biennio 1933-34 e 1934-35 fu incaricato di statistica delle aziende e degli affari presso l'Istituto superiore Cesare Alfieri di Firenze e supplente di economia applicata presso la facoltà di giurisprudenza della medesima città. Il 30 dic. 1933 conseguì la libera docenza in statistica economica presso il Laboratorio di economia politica S. Cognetti De Martiis dell'Università di Torino.
Nel corso del periodo fiorentino, proseguendo esperienze già avviate a Torino presso il Circolo Cesare Balbo, frequentò attivamente gli ambienti della Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI) della città toscana, ove strinse stretti legami con G. La Pira, intrattenendo poi rapporti nei medesimi ambienti "fucini" anche a Roma, in particolare con mons. G.B. Montini, I. Righetti, S. Paronetto, G. Gonella, R.E. De Sanctis.
Questi contatti con personalità tra le più significative del mondo cattolico lo rafforzarono nel suo impegno di militanza nell'ambito ecclesiale; si veniva così precisando in quegli anni un'altra costante della personalità del G., e cioè l'impegno attivo di laico nella vita della Chiesa.
Nel 1935 fu chiamato a Torino dalla facoltà di economia e commercio per un incarico di statistica metodologica, che ricoprì per un biennio. Nel 1937 poté ritornare alla facoltà di giurisprudenza, dove si era formato, con l'incarico del corso di statistica.
In quell'occasione sostenne che, "allo scopo di dare una chiara illustrazione delle applicazioni del metodo statistico nel campo delle scienze sociali, nello svolgimento delle sue lezioni aveva cercato di unire armonicamente questioni più propriamente metodologiche con questioni di statistica economica (numeri indici dei prezzi, calcolo del reddito e delle sue variazioni, statistiche agrarie e indagini di statistica agraria, studi statistici sulla distribuzione dei redditi, scambi con l'estero, bilancia dei pagamenti, cambio, statistica dei consumi, bilanci familiari) e di statistica demografica" (Elenco delle pubblicazioni (1932-1951), p. 7).
Il G. tenne l'insegnamento di statistica presso l'ateneo torinese per circa un quarantennio, sino al 31 ott. 1977, con una interruzione negli anni 1942-45 dovuta al servizio militare e al successivo internamento in Germania. Oltre a un breve richiamo, tra l'agosto 1939 e il gennaio 1940, con destinazione colle del Moncenisio, il G. partecipò in seguito al conflitto come capitano d'artiglieria; inviato nel giugno 1942 nella Francia meridionale, allora occupata dalle truppe italiane, vi restò sino alla caduta del fascismo. Catturato dai Tedeschi a Hyères, presso Tolone, il 12 sett. 1943, fu mandato dapprima a Leopoli e poi al campo di Wietzendorf, ove rimase internato sino alla fine della guerra. Rientrato dalla Germania, dopo un breve periodo di riposo, riprese l'attività d'insegnamento presso la facoltà di giurisprudenza torinese. E riallacciò anche i vecchi contatti con il mondo cattolico locale e italiano.
Fu nominato presidente della giunta diocesana torinese di Azione cattolica e successivamente presidente centrale del Movimento laureati di Azione cattolica, carica che ricoprì dal 1949 al 1964. Collaborò all'organo di stampa dell'organizzazione, Coscienza, e alla rivista di formazione Studium, come pure a Il Nostro Tempo, settimanale della diocesi di Torino. Partecipò regolarmente alle Settimane sociali dei cattolici italiani, a partire dal 1947 sino al 1968; membro del comitato permanente delle Settimane sociali dal 1950, fu vicepresidente della XXV Settimana, svoltasi a Torino nel settembre 1952 sul tema "L'impresa nell'economia contemporanea", e fu presente, come relatore, alle settimane XXI (1947), XXII (1948), XXV(1952), XXVI (1953), XXIX (1956), XXXII (1959), XXXVIII (1966).
Sul piano più propriamente politico, fu nominato assessore provinciale nella giunta del Comitato di liberazione nazionale (CLN) che operò dal 1945 al 1951; fu eletto consigliere provinciale nelle elezioni del 1951 e consigliere comunale a Torino nel primo e nel secondo Consiglio elettivo del dopoguerra (1946 e 1951), rimanendo in carica sino al 1956. Fu inoltre candidato dalla Democrazia cristiana, ma non eletto, alle politiche del 1948, e collaborò regolarmente al quotidiano democratico cristiano cittadino Il Popolo nuovo.
Negli anni del dopoguerra svolse un'intensa attività scientifica e professionale, partecipando ai lavori romani del Comitato interministeriale per la ricostruzione, in qualità di direttore del Servizio studi (1947-53); dal 1949 al 1954 fu membro del Consiglio superiore di statistica. Nel corso di questi lunghi periodi di permanenza nella capitale frequentò con assiduità il cosiddetto gruppo dei "professorini" collaborando alla redazione di Cronache sociali. Amico di lunga data di La Pira, fu da questo introdotto nelle riunioni che si tenevano a Roma in casa Portoghesi e alle quali partecipavano anche G. Dossetti, A. Fanfani, G. Glisenti, Laura Bianchini.
Nel 1952, anno che segnò un punto di svolta nella sua vita professionale, il G. entrò per cooptazione nel consiglio di amministrazione della SIP (Società idroelettrica Piemonte). Iniziò, per questa via, una lunga e brillante carriera nelle partecipazioni statali, che lo portò a ricoprire per oltre un trentennio incarichi di grande rilievo ai vertici di alcune fra le più importanti imprese pubbliche.
Il suo rapporto con la SIP era iniziato nel 1945 come sindaco della società, su designazione del CLN; fu quindi chiamato, appunto nel 1952, a ricoprire la carica di consigliere d'amministrazione da I. Bonini, allora presidente dell'Istituto per la ricostruzione industriale (IRI), che aveva conosciuto il G. presso la FUCI torinese negli anni Trenta.
Pochi mesi dopo, allorquando si trattò di sostituire un vicedirettore generale dimissionario, il G. fu interpellato per l'incarico di condirettore generale, grazie anche al gradimento espresso dall'amministratore delegato della società, A. Pacces; divenne quindi direttore generale della SIP nel 1956 e, nel 1960, presidente.
Nel corso della sua lunga carriera di manager pubblico, il G. rivestì altre posizioni di grande rilievo. Contemporaneamente alla esperienza in SIP, dal 1954 al 1961 fu consigliere della Vizzola, impresa elettrica lombarda; nonché, nel medesimo periodo, presidente della ILTE (Industria libraria tipografica editrice), ambedue controllate dalla SIP. Dalla sua costituzione, avvenuta nel 1958, sino al 1965 fu inoltre presidente della Intersind, l'associazione sindacale del padronato pubblico.
Nel 1961, quando incominciava a profilarsi all'orizzonte la nazionalizzazione del comparto elettrico e l'ipotesi per le partecipazioni statali di reinvestire nel settore delle telecomunicazioni i proventi derivanti dalla cessione all'ENEL (Ente nazionale per l'energia elettrica, costituito nel 1962) delle imprese elettriche controllate dall'IRI, il G. fu trasferito dalla SIP alla finanziaria telefonica dell'IRI, la STET, con l'incarico unificato di presidente e amministratore delegato, affinché potesse gestire la complessa operazione in tutti i suoi risvolti industriali e finanziari.
Ci fu, nell'occasione, uno scambio di poltrone con l'ingegner G. Someda, che passò dalla presidenza STET a quella SIP; Someda era un tecnico esperto e fu trasferito con lo scopo di riorganizzare la telefonia pubblica. Il G. operò alla STET sino alla fine del 1964, portando a termine con notevole abilità la fase strategica della manovra, che era stata impostata in tre tempi: inizialmente la SIP cedeva all'ENEL gli impianti elettrici di sua proprietà e quelli delle società controllate (Vizzola, Piemonte centrale, Pinerolese), ottenendo un rilevante indennizzo quale corrispettivo della cessione; in un secondo momento la SIP, trasformata la propria ragione sociale in Società italiana per l'esercizio telefonico, incorporava le cinque concessionarie telefoniche controllate dalla STET (Stipel, Telve, Timo, Teti e Set); infine, la STET - in cambio delle concessionarie cedute alla SIP - otteneva il controllo di quest'ultima. Il nuovo progetto industriale, che veniva così realizzandosi, richiedeva il rinnovamento completo della rete telefonica in modo da rispondere alle nuove esigenze di comunicazione che stavano in quel momento prendendo forma. Occorreva perciò creare all'interno del gruppo STET un punto di riferimento per la promozione della ricerca tecnologica e per le sue applicazioni industriali; il G. si adoperò quindi per la creazione di un moderno centro di ricerca, che fu ufficialmente fondato a Torino nel dicembre 1964 con il nome di CSELT (Centro studi e laboratori telecomunicazioni).
In quel medesimo periodo, il G. fu chiamato a ricoprire il prestigioso incarico di direttore generale dell'IRI, presieduto all'epoca da G. Petrilli. La sua cooptazione ai vertici della finanziaria pubblica non fu casuale: con il 1963 veniva infatti a chiudersi un'epoca d'oro sia, in generale, per l'economia italiana sia, in specifico, per l'attività dell'IRI, e la percezione di una crisi economica incombente era diffusa tra il management dell'istituto. Al G. veniva, di conseguenza, richiesta l'impostazione e l'attuazione di una manovra strategica che avesse effetti sia all'interno sia all'esterno del gruppo.
In una prospettiva strettamente aziendale, dovevano avviarsi programmi di investimento in settori innovativi tali da produrre profitti alla distanza di 5-6 anni e tali da reggere la concorrenza internazionale, con la quale il gruppo intendeva confrontarsi sempre più; in una prospettiva più ampia e generale, l'IRI doveva porre in atto una rilevante manovra anticiclica per contrastare il corso della congiuntura che si stava rivelando una fra le più negative del dopoguerra, realizzando cospicui investimenti in grado di contribuire a rilanciare la domanda complessiva. Inoltre, doveva orientare una parte rilevante di questi investimenti verso il Mezzogiorno, per cercare di contrastare la tradizionale arretratezza di quell'area.
Il G., affrontando il compito affidatogli con l'abituale solerzia, rimase ai vertici dell'IRI per quasi un quadriennio, sino al luglio 1968, contribuendo in modo significativo alla ristrutturazione delle imprese industriali dell'istituto e in parte, quindi, al rilancio dell'economia del paese. In quel periodo, continuò a ricoprire la carica di consigliere d'amministrazione presso la RAI, l'Istituto nazionale di elettrotecnica Galileo Ferraris, la Montedison, e l'Associazione fra le società italiane per azioni (Assonime).
Nel 1968, mentre alla direzione dell'IRI subentrava L. Medugno, il G. fu nominato presidente del Credito italiano. Al Credito il G. restò per dieci anni; alla scadenza del mandato, fu chiamato alla presidenza dell'Associazione bancaria italiana (ABI), nella quale succedeva a G. Arcaini. Nel 1984 lasciò l'ABI e continuò sino al 1986 a presiedere la Meie Assicurazioni, compagnia gravitante nell'orbita IRI.
Al di fuori dell'area delle partecipazioni statali, ricoprì la carica di presidente della Banca provinciale lombarda nel biennio 1986-87, poco tempo dopo che l'ente creditizio bergamasco era stato acquisito dall'Istituto bancario S. Paolo di Torino.
Nonostante gli incarichi di grande rilievo svolti nelle imprese pubbliche, il G. continuò a tenere regolarmente i suoi corsi di statistica a Torino, e proseguì costantemente nella militanza in ambito ecclesiale: fu nominato presidente del comitato permanente per i Congressi internazionali per l'apostolato dei laici (COPECIAL), compito che svolse dal 1959 al 1968; fu chiamato a partecipare al concilio Vaticano II quale uditore laico - l'unico di nazionalità italiana - dal 1962 al 1965; fu designato nel 1970 membro della Consulta dello Stato vaticano, rimanendo in carica sino al 1990.
Il G. morì a Torino, il 21 giugno 1994.
La raccolta dei volumi e degli articoli pubblicati dal G. nel corso della sua lunga carriera è stata depositata dalla famiglia presso la Fondazione Carlo Donat-Cattin di Torino, ove sono consultabili; per il primo ventennio della sua produzione si veda anche Elenco delle pubblicazioni (1932-1951) e cenni biografici, Torino 1951.
Tra i suoi principali lavori: Il frazionamento fondiario in provincia di Firenze, Firenze 1933; La statistica nella gestione delle imprese, Roma 1935; Corso di economia applicata, Firenze 1935; Lezioni di statistica economica e demografica, Torino 1936; Reddito, età e professione, Firenze 1939; L'industria dei metalli in Italia, ibid. 1942; Analisi sull'andamento dei prezzi nel dopoguerra, ibid. 1946; Italy. Structure and problems, in The Encyclopedia Americana, New York 1950, sub voce; Sulla misura delle variazioni del reddito nazionale italiano, Torino 1951; La popolazione, Roma 1953; Popolazione, in Dizionario di economia politica, Milano 1956; Alcune considerazioni circa il problema demografico italiano, in Rivista internazionale di scienze sociali, 1962, n. 2, pp. 105-112; Il valore aggiunto come dato statistico, Torino 1970; Modificazioni nella struttura demografica della Regione piemontese, in Rivista italiana di economia demografica e statistica, 1975, n. 3-4, pp. 34-61; Gli investimenti in Italia: loro sviluppo e finanziamento, in Rivista bancaria, 1979, n. 3-6, pp. 91-120; Sviluppo degli impieghi delle istituzioni creditizie dal 1976 al 1982, in Studi in onore di F. Parrillo, Milano 1985, I, pp. 299-346; I vincoli alla attività bancaria, in Banco S. Geminiano e S. Prospero. Cinquant'anni, Siena 1983, pp. 293-301; La dimensione delle aziende agricole in provincia di Firenze (1930-1952), in Economia toscana, 1987, n. 2, pp. 3-23.
Fonti e Bibl.: Documenti relativi alle attività del G., svolte prevalentemente in campo aziendale, sono conservate nei seguenti archivi: Milano, Credito italiano; Roma, Associazione bancaria italiana; Ibid., Istituto per la ricostruzione industriale IRI spa; Torino, Telecom Italia spa (documentazione SIP e STET).
R. Istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Torino, Annuario, a.a. 1935-36, Torino s.d., p. 49; Università degli studi di Torino, Annuario, anni accademici 1976-77, 1977-78, 1978-79, Torino 1981, p. 59; R. Moro, La formazione della classe dirigente cattolica (1929-1937), Bologna 1979, ad ind.; Id., Azione cattolica, clero e laicato di fronte al fascismo, in Storia del movimento cattolico in Italia, a cura di F. Malgeri, Roma 1981, IV, ad ind.; B. Bottiglieri, Stet. Strategia e struttura delle telecomunicazioni, Milano 1988, ad ind.; C. Bermond, Dal mondo cattolico alle Partecipazioni statali. Intervista a S. G., in Quaderni del Centro studi Carlo Trabucco, 1989, n. 14, pp. 9-35; B. Bottiglieri, Sip. Impresa, tecnologia e Stato nelle telecomunicazioni italiane, Milano 1990, ad ind.; M.L. Paronetto Valier, S. Paronetto. Libertà d'iniziativa e giustizia sociale, Roma 1991, ad ind.; L. Avagliano, "La mano visibile" in Italia. Le vicende della finanziaria IRI (1933-1985), Roma 1991, ad ind.; Storia dell'industria elettrica in Italia, a cura di V. Castronovo, IV, Dal dopoguerra alla nazionalizzazione, 1945-1962, Roma-Bari 1994, ad indicem.