GALLERANI, Sigherio
Figlio di Gianni, cittadino senese, nacque probabilmente intorno al primo decennio del sec. XIII; è menzionato per la prima volta in un atto di compravendita del 1256.
Il G. fu impegnato sia nell'attività di banchiere, esercitata soprattutto Oltralpe, sia nella gestione del proprio patrimonio fondiario. Già prima del 1260 doveva operare nella Francia settentrionale e nelle province fiamminghe una società bancaria formata dal G., dai suoi figli Iacomo e Bindo, da suo fratello Bonifacio e da altri due senesi, Grugalmonte e Bartolo di Agostino. Importanti notizie su questa società sono fornite da alcuni atti redatti a Parigi nel 1261. Nel primo di essi - giugno 1261 - il G. emancipava suo figlio Iacomo, che doveva essere ancora molto giovane. Nel secondo, redatto in agosto, Iacomo, che sino ad allora era stato il rappresentante della società, si impegnava sotto pena di 1000 marche d'argento a lasciare immediatamente il paese e a non farvi più ritorno se non dopo essersi recato a Siena. Nel terzo atto, redatto contemporaneamente e con la medesima penale, suo figlio Bindo, anch'egli emancipato, prometteva al padre di non mostrare mai al fratello Iacomo o a qualsiasi altra persona i libri e i conti della società e di non eseguire in favore del fratello alcun pagamento, senza un ordine scritto. Questi documenti sono stati interpretati dallo Zdekauer come la prova di profondi contrasti che animavano, probabilmente per motivi d'interesse, la famiglia del G.; il disaccordo dovette continuare anche in seguito, nel 1268, a Montepulciano, dove la famiglia Gallerani di fede guelfa era riparata in esilio per la vittoria riportata dai ghibellini senesi a Montaperti (1261) contro le armate fiorentine; Bonifacio e Iacoppo, suoi fratelli, furono chiamati a comporre le controversie esistenti fra il G. e i suoi due figli.
I profitti - o almeno una consistente parte di questi - derivanti al G. dalla sua attività di banchiere furono investiti per un lungo periodo, documentato a partire dal febbraio 1256, nell'acquisto di proprietà terriere nella corte di Asciano, in particolare in una località denominata Squillino, comprendenti un palatium e vari appezzamenti organizzati in poderi. Una moltitudine di atti di compravendita, realizzati talvolta per mezzo di un procuratore e riportati dal Caleffo di S. Galgano, attesta la creazione di un rilevante patrimonio fondiario che contribuì a fare dei Gallerani uno dei più importanti casati della Siena della fine del sec. XIII. Nella strategia degli acquisti messa in atto dal G. è possibile vedere anche i riflessi della situazione politica senese, oltre che quella della sua famiglia: nel maggio del 1268, durante il periodo dell'esilio, alcuni dei suoi beni fondiari vennero ceduti a un certo Bernardino di Rinaldino, allo scopo di metterli al riparo da eventuali ritorsioni. Nel novembre 1270, con la sconfitta subita dai ghibellini a Colle Val d'Elsa (1269), e in previsione del rientro della fazione guelfa in città, il G. si fece restituire da Bernardino tutti i beni che gli aveva donato. Successivamente il G. acquistò, nel 1271 e nel 1275, altri terreni, sempre nella corte di Asciano e appartenenti al Comune di Siena, dove fece edificare fra l'altro una chiesa dedicata a s. Andrea.
L'attività bancaria del G. dovette subire un decremento nell'ultimo periodo della sua vita, a tutto vantaggio di quella dei figli. Benché, infatti, egli sia ancora inserito nel mondo degli affari senese tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli '80, nel marzo 1278 il suo nome non compare più fra i soci di una nuova società costituita a Parigi dai figli Iacomo e Bindo insieme con i loro cugini, figli di Iacoppo Gallerani. Alla "presta" del Comune del 1281 il G. contribuì con una somma di 35 lire, molto inferiore a quella del figlio Bindo di 125 lire; pochi anni dopo, nel 1287, i figli Bindo, Iacomo e Picciolo dichiaravano di sostenere le spese per il suo sostentamento.
Il G. morì tra l'aprile 1288, data del suo testamento, e il gennaio 1289, quando suo figlio Bindo si qualifica come "quondam domini Sigerii de Galleranis". Da Maria di Rinaldino Scannaromei dei Maconi il G. ebbe sei figli: Iacomo, Bindo, Picciolo, Bice, Mina e Penaccia.
La maggior parte dei beni immobili e mobili posseduti dal G. in corte di Asciano furono donati, in parte con un atto del giugno 1286, in parte con il suo testamento rogato il 4 apr. 1288, all'abbazia di S. Galgano, dove egli chiese di essere sepolto. I cistercensi di questo monastero, le cui vicende sono profondamente intrecciate con quelle dei Gallerani, vollero ricordare questa cospicua donazione con un poema del XV secolo scritto nel loro cartulario (v. Enlart, p. 207).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena, Diplomatico, Arch. generale dei contratti, 1260 (=1261) genn. 22, 1262 dic. 12, 1274 maggio 26; Ibid., Famiglia Tolomei, 1288 (=1289) genn. 22; Conventi, 162 (Caleffo di S. Galgano, II), cc. 304v-305r, 346v-348v, 350v, 351v-352v, 354v-360v, 362r-364r, 365r-367v, 369v-375v, 383rv, 388r-389v, 402r-405v, 411r-414v, 416rv, 418r-426v, 429r-430v, 432v-436r; Biccherna, 80, c. 145r; Consiglio generale, 13, cc. 78v-79r; C. Enlart, L'abbaye de S. Galgano près de Sienne au trezième siècle, in Mélanges d'archéologie et d'histoire. École française de Rome, XI (1891), pp. 217, 225; A. Canestrelli, L'abbazia di S. Galgano, Firenze 1896, p. 33; L. Zdekauer, Il mercante senese nel Dugento, Siena 1925, pp. 41 s.; Il libro dell'entrata e dell'uscita di una compagnia mercantile senese del secolo XIII (1277-1282), a cura di G. Astuti, Torino 1934, pp. 116, 163, 169, 258, 266, 532; Les livres des comptes des Gallerani, a cura di G. Bigwood - A. Grunzweig, II, Bruxelles 1962, pp. 29, 32-34, 36, 51-53, 63; A. Fanfani, Recenti notizie sull'attività mercantiledei Senesinel XIII e XIV secolo, in Economia e storia, X (1963), p. 148; M. Cassandro, La banca senese nei secoli XIII e XIV, in Banchieri e mercanti di Siena, Siena 1987, p. 146; G. Catoni, Gli oblati della Misericordia. Poveri e benefattori a Siena nella prima metà del Trecento, in La società del bisogno. Povertà e assistenza nella Toscana medievale, a cura di G. Pinto, Firenze 1989, p. 2; A. Barlucchi, Il patrimonio fondiario dell'abbazia di S. Galgano (secc. XIII - inizi XIV), I, Consistenza e formazione, in Riv. di storia dell'agricoltura, XXXI (1991), p. 89.