SIDEROSI (dal gr. σίδηρος "ferro")
Infiltrazione nell'organismo di sostanze ferruginose. La siderosi del polmone spesso appartiene alle pneumoconiosi, ossia a deposizione nei tessuti dei polmoni di polveri più o meno irritanti provenienti dall'esterno: nel caso in discorso pulviscoli ferruginosi. Ne sono colpiti i limatori di ferro, gli arrotini, gli operai che manipolano il cosiddetto smeriglio rosso o rosso inglese, la pietra arenaria rossa usata nella fabbricazione della carta, ecc. La maggioranza dei patologi ritiene che il materiale sia inspirato e si depositi nei setti interlobulari e nell'avventizia dei bronchi, non negli epitelî, che verrebbero attraversati probabilmente per l'intervento di elementi fagocitarî. Non mancano però patologi che invece ritengono che i pulviscoli pervengano ai polmoni dall'intestino attraverso i sistemi linfatico ed ematico. Il connettivo interstiziale, irritato dal corpo estraneo, prolifera e dà nel parenchima polmonare indurimenti diffusi e più raramente noduli circoscritti. Facilmente insorgono bronchiti, bronchiettasie e pleuriti produttive. Scompaiono numerosissimi vasi linfatici, sicché non solo il materiale metallico non può essere portato fuori dal polmone, ma risulta favorita la deposizione di altri pulviscoli, per es., di carbone, donde antracosi. La siderosi dà al polmone un colorito rosso mattone o rosso bruno quando si tratta di ossido rosso di ferro, e un colorito nero quando si tratta di ossido nero di ferro o di fosfuro di ferro, sicché si parla di un polmone da ferro, rosso, e di un polmone da ferro, nero. La siderosi talora si trova associata nello stesso polmone con la tubercolosi, ma molto più spesso in coloro che vivono in ambienti carichi di pulviscolo di ferro (arrotini, limatori) che negli operai che trattano lo smeriglio rosso o l'arenaria rossa. Il fatto sta in rapporto con la qualità del pulviscolo stesso.
La siderosi polmonare può anche avere altra genesi e significato: può essere una manifestazione di emosiderosi.
Emosiderosi (dal gr. alva "sangue" e σίδηρος "ferro"). - Presenza di pigmento di origine sanguigna, derivante cioè dall'emoglobina e contenente ferro, per questo detto emosiderina, pigmento che si forma dall'emoglobina per influenza diretta delle cellule quando queste hanno introdotto nel loro citoplasma eritrociti o loro frammenti o emoglobina sciolta. La natura ferruginosa del pigmento si rende evidente per mezzo di reazioni microchimiche (blu di Prussia, ecc.). L'emosiderina si lega ai granuli protoplasmatici e l'elemento che lo contiene pare che ne resti poco danneggiato. Esiste una emosiderosi normale, p. es., negli organi ematopoietici (milza, ghiandole emolinfatiche, midollo delle ossa) dove da tempo è nota l'esistenza fisiologica di cellule pigmentifere le quali aumentano in talune condizioni patologiche. Questo pigmento emosiderotico fisiologico (e talora patologico) è poi utilizzato dagli elementi epatici per la formazione dei pigmenti biliari e pare anche (come sostiene G. H. Whipple) dalle cellule ematoblastiche per la rigenerazione dell'emoglobina. Pigmenti ferruginosi sono stati descritti come normali anche in alcune zone dell'encefalo (ipofisi, locus niger, nucleo lenticolare, ecc.), ma non è certo se in tal caso il pigmento derivi dall'emoglobina del sangue, oppure se provenga dal ferro dei tessuti. L'emosiderosi patologica si verifica durante molte malattie nelle quali v'è distruzione più o meno cospicua di globuli rossi; nei lattanti nel corso d'intossicazioni alimentari e di alcune malattie infettive; negli adulti in casi di stasi nel dominio della vena porta, in alcune intossicazioni croniche, nell'endocardite lenta, nella malaria, e più specialmente nell'anemia perniciosa. Si trova anche nei tessuti sedi di emorragia dopo un certo tempo dall'avvenuto stravaso sanguigno.
Il pigmento, sotto forma di granuli di color giallo-oro o giallo-bruni di varia grandezza e numero, si accumula nelle cellule di molti organi (fegato, milza, rene, midollo osseo, pancreas, surreni, tiroide, ghiandole salivari, ganglî linfatici, ecc.), specie in quelle appartenenti al sistema reticolo-istiocitario. Però anche cellule ghiandolari, quali quelle del fegato, del pancreas, dei tubuli contorti dei reni, della mammella funzionante o di altra specie, come quelle della polpa splenica, possono essere sede di pigmento. Nella malaria si possono trovare granuli di melanina malarica e granuli di emosiderina dentro agli stessi elementi cellulari. Se il processo di emosiderosi è intenso, gli organi contenenti il pigmento possono assumere un colore rugginoso. L'emosiderosi è provocata dalla distruzione degli eritrociti (emolisi) con liberazione della loro emoglobina che, a contatto dei tessuti e per influenza di cellule, si trasforma parzialmente o totalmente in emosiderina.