SIBILLE (Σίβυλλα, Sibylla)
Il nome d'incerta etimologia, designava nell'antichità quelle vergini, che, invasate da Apollo, rivelavano. il futuro senza essere interrogate e senza esser legate a nessun santuario particolare. Loro attributo era la sambyke, e la loro vita era considerata assai più lunga della normale vita degli uomini. Della diffusione del culto delle S., assai verisimilmente originario del mondo orientale, una traccia è stata notata nei racconti delle loro peregrinazioni.
Fino al sec. IV si hanno testimonianze di una sola S.; mentre di più S. parlano Eraclide Pontico (frg. 96 Voss) ed Aristotele (Problem., 954 a, 36), e dopo di loro tutti gli altri autori. Varrone (presso Latt., Div. inst., i, 6, 8) fissa a dieci il numero delle S., e le dispone nel seguente ordine cronologico: Persica, Libica, Delfica, Cimmeria, Eritrea, Samia, Cumana, Ellespontica, Frigia, Tiburtina. Il catalogo varroniano è seguito, con alcune eccezioni, da tutte le fonti più tarde, fino al lessico Suda, che conosce, però, da fonte diversa, una seconda lista di S.: Elissa (Libica?), Colofonia, Tessala, Frigia, Cumana, Tesprotica, Caldea.
La. S. più antica è quella di Marpesso, chiamata più tardi Erofile, e conosciuta anche come Gergizia, Troiana, Ellespontica, Frigia. Essa appare certamente raffigurata su monete d'argento e di bronzo del IV-III sec. di Gergis, presso Marpesso, già descritte nel Il sec. d. C. da Flegone di Tralles (presso Steph. Biz., s. v. Γέργις).
La più celebre delle S. greche è Erofile di Eritre, contemporanea della guerra troiana. Visse nove generazioni, si recò a Delfi, a Delo, a Klaros, e trascorse un lungo periodo a Samo. Ad Eritre si trovava la sua grotta, riordinata sotto Marc'Aurelio e Lucio Vero. Essa è rappresentata, seduta su una roccia col capo velato e con la destra davanti alla bocca, su monete di bronzo dell'età d'Antonino e di Valeriano. La S. di Samo, identificata dapprima con quella di Eritre, ebbe poi il nome di Phyto, e venne fissata intorno al 712 da S. Gerolamo. La S. di Klaros, presso Colofone, era, secondo Pausania (x, 12, 5), identica con Erofile di Eritre, ch'era stata in quel luogo per molto tempo. Una Σίβυλλα Κολοϕωνία di nome Lampusa, figlia dell'indovino Calcante, è ricordata, invece, dal lessico Suda. Di una S. operante in Frigia, ma indipendente da quella di Marpesso, si ritrovano i diversi nomi di Sarysis, di Cassandra e di Taraxandra.
La prima S. localizzata sul continente greco è quella delfica. Accanto ad una tradizione che la identificava con Erofile di Eritre, si trovano le notizie di Eraclide Pontico (frg. 96 Voss), che parla di una S. frigia nota a Delfi col nome di Artemide, e di Plutarco (De Pyth. orac., 9, 398 c), secondo cui essa sarebbe giunta dall'Elicona.
Una S. tessala è ricordata da Clemente Alessandrino (Strom., i, 21, 132) e dal lessico Suda, ed è considerata la profetessa Manto trasportata a Delfi dopo la caduta di Tebe. Una S. tesprotica, non meglio identificata, si lascia localizzare in Epiro, presso il golfo d'Ambracia; mentre non si hanno particolari sicuri della S. di Sardi e di quella di Rodi.
La maggior parte delle notizie riguardano la S. cumana, chiamata, oltre che Demo o Demofile (in Virgilio: Deifoboe), Amaltea, Erofile, Circe. Essa è detta anche "Lucana" dal lessico Suda, ed "Euboica" a causa della tradizione che faceva dei Calcidesi euboici i coloni di Cuma. Rappresentazioni della S. cumana non sono sicuramente identificabili sulle monete di Cuma. Una testa femminile con l'iscrizione Sibulla compare, invece, sul dritto dei denari romani di L. Manlio Torquato (metà del I sec. a. C.)
Una S. cimmeria, chiaramente distinta da Varrone da quella cumana, veniva localizzata presso i Cimmerî, intorno al lago Averno.
Sono ancora testimoniate dalle fonti una S. italica, che si rivela una specificazione dell'indovina Carmenta; una S. tiburtina di nome Albunea; e una S. sicula, quasi certamente uno sdoppiamento della Cumana, la cui tomba, secondo Solino (ii, 17), si trovava a Lilibeo (v. cuma).
Varrone dà come seconda una S. libica, di cui si sarebbe ricordato Euripide nel prologo della Lamia, e che Pausania (x, 12, 1) considera la più antica di tutte. La prima S. sarebbe stata, invece, secondo Varrone, quella persiana, più tardi identificata con la Caldea.
Di una S. ebraica di nome Sabbe, figlia di Berosso e di Erimante, parla Pausania (x, 12, 9); mentre altre fonti parlano di una caldea di nome Sambethe della stirpe di Noè. Essa veniva chiamata anche "Babilonese", e fu più tardi identificata con la regina di Saba. Assai verisimilmente essa appare raffigurata insieme con Noè sul rovescio di monete di Apamea dell'età di Settimio Severo, di Macrino e di Filippo. Con essa è pure identificata da Pausania la S. egiziana menzionata da Eliano (Var. Hist., xii, 35).
Oltre che nelle raffigurazioni, di volta in volta citate, la S. compare sulla Base di Augusto di Sorrento e in una pittura d'Ercolano insieme con Apollo; su monete di Cuma eolica con l'iscrizione Σίβυλλα del tempo di Antonino; e, quasi certamente, su monete spartane dell'età di Commodo, che ripetono il tipo delle monete di Eritre. La S. di Marpesso è stata riconosciuta in una pittura murale campana che la mostrerebbe insieme con Enea, Ascanio e Anchise prima della partenza dalla Troade; mentre quella eritrea è stata identificata nella statua di donna seduta in trono, col capo velato, e con un piccolo Tritone conservata al Museo Naz. Romano, che ricorda la tipologia delle monete di Eritre.
Monumenti considerati. - S. Gergizia: Brit. Mus. Coins, Troas, 55, 1, 2, tav. x, 12. S. di Marpesso: W. Helbig, Wandgemälde der vom Vesuv verschutteten Städte Campaniens, Lipsia 1868, nn. 1381, 1391 b; A. Sogliano, Le pitture murali campane, Napoli 1879, n. 560. S. eritrea: Brit. Mus. Coins, Ionia, 150, 272-3, tav. xxxviii, 10; R. Herbig, in Jahrbuch, lix-lx, 1944-5, tav. 15. S. cumana: G. Belloni, Le monete romane d'età repubblicana, Milano 1960, p. 183, tav. 46, 1703-5. Base di Augusto e pittura di Ercolano: G. E. Rizzo, in Bull. Com., lx, 1932, p. 72, fig. 11, pp. 74-5, figg. 13-4. Monete di Apamea: B. V. Head, Historia numorum2, Oxford 1911, p. 667, fig. 313.
Bibl.: C. Robert, Die Sybille von Marpessos, in Hermes, XXII, 1887, p. 454 ss.; J. Geffcken, Die Sibylle, in Preuss. Jahrbuch, CVI, 1901, p. 193 ss.; Corssen, Die erythraeische Sibylle, in Ath. Mitt., XXXVIII, 1913, p. i ss.; Buchholz, in Roscher, IV, 1915, c. 790 ss., s. v. Sibylla; S. Ferri, La Sibilla, Pisa 1915; Rzach, in Pauly-Wissowa, II A, 2, 1923, c. 2073 ss., s. v. Sibyllen; R. Herbig, Θεά Σίβυλλα, ibid., LIX-LX, 1944-5, p. 141 ss.; A. Weissenhofer, Darstellung der Sibyllen, in Mitt. Gesell. Kunstforschung, VI, 1955, p. 45 ss.