MINICH, Serafino Rafaele
– Nacque l’8 nov. 1808 a Venezia, da Stanislao, di origine dalmata, e da Pisana Papacizza.
Ebbe un fratello minore, Angelo, divenuto un notevole anatomo-patologo e chirurgo, che come lui fu membro e presidente dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Non essendosi sposato, il M. lasciò i propri beni ad Angelo, che a sua volta – rimasto anch’egli scapolo – lasciò il proprio cospicuo patrimonio all’Istituto, del quale costituì la principale dotazione finanziaria.
Un sussidio imperiale permise al M. di iscriversi all’Università di Padova, dove si laureò in matematica il 6 sett. 1829. Intrapresa la pratica di ingegnere, abbandonò il tirocinio già nel 1830, dopo aver ottenuto il posto di assistente alle cattedre di agraria e di storia naturale nell’ateneo patavino; nel 1834 divenne supplente del corso di introduzione al calcolo sublime. Nel 1836 vinse la cattedra di matematica e fisica presso il liceo di Bergamo e tuttavia, ottenuta la supplenza del calcolo sublime, preferì rimanere a Padova. Nel 1837 conseguì anche la laurea in filosofia.
La prima pubblicazione scientifica del M. fu Della quadratura assoluta di alcuni spazj cicloidali (Venezia 1829 [ma 1830]), seguita da un saggio sui poliedri (in Annali delle scienze del Regno lombardo-veneto, I [1831], pp. 69 s.). L’articolo Dell’integrazione delle equazioni lineari a coefficienti costanti fra due variabili, apparso nei Nuovi Saggi della I.R. Acc. di scienze, lettere ed arti di Padova (IV [1838], pp. 402-432) lo mise in luce nell’ambiente matematico cittadino. Egli svolse l’argomento in forma generale, riuscendo a decomporre gli integrali complessi di Eulero in integrali semplici mediante lo spezzamento delle frazioni e infine ad applicare l’integrale trovato al caso delle equazioni a coefficienti costanti.
Con sovrana risoluzione del 5 marzo 1842, il M. fu nominato ordinario di matematica pura sublime (analisi algebrica, geometria analitica, calcolo differenziale e integrale). Nello stesso anno divenne membro corrispondente dell’Accademia di Padova e partecipò ai lavori della IV riunione degli scienziati italiani, tenutasi nella città. Fu presente anche alla VI riunione (Milano 1844) e alla IX (Venezia 1847). Qui, oltre a essere vicepresidente della sezione di fisica, matematica e meccanica, svolse anche il ruolo di interlocutore e moderatore nelle commissioni da lui presiedute.
Nella riunione padovana il M. presentò tre saggi. Il primo, di geometria, conteneva la dimostrazione del teorema: «Se una retta di lunghezza costante scorre con la sua estremità lungo una data curva giacente nel medesimo piano, inclinandosi ad essa di un angolo costante, descriverà con l’altro estremo una nuova curva, la cui normale incontra quella al punto corrispondente della curva proposta nel centro del circolo osculatore di questa curva». Il teorema era estensibile alle curve a doppia curvatura, e il M. ne ricavava un metodo per determinare il raggio del circolo osculatore a una data curva piana. Il secondo saggio, ispirato a studi di G. Libri, riguardava il modo di integrare le equazioni differenziali lineari in analogia al caso della risoluzione delle equazioni algebriche aventi radici uguali. Il terzo annunciava i risultati di ricerche riguardanti l’integrazione delle formule delle differenze finite che contengono più variabili, fatta dipendere da quella delle formule a una sola variabile, senza presupporre ipotesi sugli incrementi delle variabili indipendenti. La ricerca esposta al congresso di Milano sviluppò quella già illustrata a Padova sull’integrazione delle funzioni di più variabili, nella quale si poteva far dipendere l’integrazione di una funzione del primo ordine in più variabili da un’unica integrazione parziale. Il M. riferì infine su una possibile applicazione alla meccanica e alla geometria descrittiva d’una proprietà del moto dei corpi rigidi, osservata da Eulero e da M. Chasles nel caso in cui un solido ruota liberamente intorno a un punto fisso. Nella IX riunione, svoltasi nella sede dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, il M. lesse uno scritto già oggetto di una sua comunicazione all’Istituto nel 1846, riguardante il problema di C.G.J. Jacobi; quindi si occupò del problema di ridurre la somma di n trascendenti abeliane a n-1, nell’ipotesi che tra i loro argomenti sussistano determinate relazioni algebriche.
Nel 1844 divenne membro effettivo sia dell’Accademia di Padova sia dell’Istituto veneto. Il M. si occupò soprattutto dell’integrazione delle equazioni differenziali, delle proprietà differenziali delle curve e delle equazioni algebriche. Nel 1851 pubblicò un nuovo studio sull’espressione dell’integrale completo d’ogni equazione lineare, che riprendeva l’argomento dell’articolo del 1838.
Vi mostrò come semplificare le formule di Laplace mediante un’espressione che trasforma un integrale multiplo in integrali semplici, i quali contengono determinanti aventi per elementi gli integrali particolari della data equazione con il secondo membro ridotto a zero e come applicare i risultati al caso delle equazioni a coefficienti costanti e alle equazioni lineari a differenze finite. Negli scritti del 1846 e del 1847 sugli integrali algebrici il M. aveva risposto all’appello di Jacobi per determinare gli integrali algebrici di un sistema di equazioni differenziali, fornendo la soluzione cercata per mezzo di trascendenti abeliane in forma esplicita. Il suo risultato giunse però in ritardo rispetto a un’analoga soluzione proposta da Fr.J. Richelot. Le ricerche sulle equazioni algebriche di grado qualunque occuparono il M. dal 1858 al 1881. Insoddisfatto delle dimostrazioni di impossibilità di risolvere per radicali le equazioni algebriche, concentrò i suoi sforzi sull’equazione di quinto grado, riuscendo a ottenere una risolvente di sesto grado più semplice di quella di G. Malfatti. Presentò i procedimenti trovati in tre plichi sigillati, rispettivamente nel 1858, 1863 e 1865, dei quali solo il terzo è stato conservato. Dopo l’interruzione dovuta agli impegni politici, riprese gli studi nel 1880 e pubblicò il saggio Sulle equazioni di quinto grado. Memoria I (in Atti del R. Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, s. 5, VIII [1881-82], pp. 307-320, 893-908).
Le ricerche di geometria dedicate alle proprietà dei poliedri gli consentirono di estendere a questi il teorema che J.P. de Gua aveva enunciato per i soli tetraedri. Nel 1852 e nel 1857 presentò le costruzioni dei raggi osculatori e degli assi polari delle curve e utilizzò l’elica osculatrice per esprimere le due curvature delle linee gobbe (Nuovo metodo di costruire i raggi di curvatura delle linee curve, in Riv. periodica dei lavori della I.R. Acc. di scienze, lettere ed arti di Padova, I [1852], pp. 114-117; Intorno alcuni modi di costruire i raggi osculatori e gli assi polari delle curve. Memoria I (nei Nuovi Saggi della I.R. Acc. di scienze, lettere ed arti di Padova, VII [1857], pp. 305-351). Tra gli altri lavori di matematica si possono ricordare: Dell’integrazione delle equazioni lineari a coefficienti costanti, ibid., IV (1838), pp. 402-432; Sul modo di integrare le equazioni lineari in un caso analogo a quello della risoluzione delle equazioni algebriche dotate di radici uguali, in Atti della IV Riunione degli scienziati italiani … 1842, Padova 1843, pp. 415-417; Sulla integrazione delle funzioni di più variabili, in Atti della VI Riunione degli scienziati italiani … 1844, Milano 1845, pp. 62-64; Sulla applicazione alla meccanica e alla geometria descrittiva d’una proprietà del moto dei corpi rigidi, ibid., pp. 121 s.; Sugli integrali algebrici d’un sistema di equazioni differenziali, i cui termini sono integrabili per mezzo di trascendenti abeliane, e sulla proprietà fondamentale di simili trascendenti, in Memorie dell’Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, III (1847), pp. 600-661; Sull’espressione dell’integrale completo d’ogni equazione lineare a due variabili per mezzo degli integrali particolari della stessa equazione col secondo membro ridotto a zero, Venezia 1852; Sulle coniche osculatrici delle curve piane e sopra un problema della geometria di posizione del Carnot, in Memorie dell’I.R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, VI (1856), pp. 111-227; Sopra una risolvente (di 6° grado) delle equazioni di 5° grado, più semplice di quella trovata da Malfatti, in Atti dell’Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, s. 3, VIII (1862-63), pp. 799-804.
Il M. fu assiduo cultore di letteratura, e in particolare di Dante. Tra i suoi numerosi studi in quest’ambito (alcuni relativi anche all’astronomia dantesca): Sulla sintesi della Divina Commedia e sulla interpretazione del primo canto secondo la ragione dell’intero poema (Padova 1854, seguito da un’Appendice alle considerazioni sulla sintesi della Divina Commedia ed introduzione ad uno studio analitico delle tre Cantiche, ibid. 1855), una memoria su Il cognome di Dante Alighieri (letta nell’Accademia di Padova nel 1864 e ivi pubblicata nel 1865), il discorso Delle relazioni tra la vita d’esilio di Dante Alighieri e la composizione del sacro poema (in Atti dell’Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, s. 3, X [1864-65], pp. 929-966), un Ragguaglio dei lavori finora intrapresi dalla Giunta per la lingua italiana e dell’indirizzo de’ suoi studii richiesto dall’epoca moderna (ibid., s. 4, II [1872-73], pp. 663-677), un Annunzio di nuovi studii intorno al Canzoniere di Francesco Petrarca ed alla vita della celebre Laura (ibid., s. 5, I [1874-75], pp. 83-95).
Nel 1874 rappresentò l’Istituto veneto nelle celebrazioni per il cinquecentesimo anniversario della morte di Petrarca a Fontaine de Vaucluse, dove fu insignito del titolo di cavaliere dell’Ordine della Legion d’onore.
Il M. presiedette l’Accademia di Padova e l’Istituto veneto (negli Atti del quale pubblicò 67 memorie), rispettivamente nei bienni 1859-61 e 1861-63. Accademico linceo dal 1851 e membro dell’Accademia dei XL dal 1857, nel 1861-62 fu rettore dell’Università di Padova e decano della facoltà matematica per l’anno accademico 1866-67. L’Università gli conferì anche la corona ferrea. Nel 1868 la sua cattedra di matematica pura sublime venne suddivisa in due insegnamenti: uno, di algebra e geometria analitica, fu assegnato a G. Bellavitis, mentre il M. conservò quello di calcolo differenziale e integrale. Il collocamento a riposo giunse nel 1874, dopo che era stato eletto deputato nel III collegio di Venezia. Sedette in Parlamento per tre legislature, dalla XI alla XIII, perorando la causa del miglioramento e del rinnovamento dei porti veneziani e della salvaguardia della laguna, promuovendo il piano dell’ingegnere capo F. Lanciani, che proponeva la rimozione della foce del Brenta dalla laguna di Chioggia e opponendosi al progetto di T. Mati e A. Contin di un nuovo porto al Lido (il M. presentò un suo controprogetto).
Espresse le proprie posizioni in scritti quali: Relazione letta all’Associazione veneta di pubblica utilità intorno ai provvedimenti richiesti per la conservazione delle lagune di Venezia senza nocumento della terraferma veneta (Venezia 1873); Sulla questione lagunare di Venezia e sul porto di Lido, ibid. 1876; Sulla riunione in un solo compartimento catastale de’ territori lombardo-veneti di nuovo censo (discorso tenuto alla Camera l’8 giugno 1877 e pubblicato a Roma nello stesso anno); Sunto dell’introduzione ad una nuova memoria sul porto di Lido (in Atti dell’Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, s. 5, V [1878-79], pp. 527-530); Articoli che possono servire d’introduzione ad una nuova memoria sul porto di Lido nell’estuario veneto (ibid., pp. 1153-1220).
Il M. morì a Venezia il 29 maggio 1883.
Fonti e Bibl.: P. Fambri, Discorso recitato sulla tomba del m.e. prof. comm. R.S. Minich, nel giorno 31 maggio 1883, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 6, I (1882-83), pp. 975-982; A. Favaro, Della vita e degli scritti di S.R. M.: commemorazione letta al R. Ist. veneto di scienze, lettere ed arti nell’adunanza del 15 luglio 1883, ibid., pp. 1095-1171 (con elenco completo delle opere edite e inedite); F. D’Arcais, Della vita e delle opere del prof. S.R. M.: commemorazione letta il 9 dic. 1883 nell’aula magna della R. Università di Padova, Verona-Padova 1884; M.L. Soppelsa, Scienze e storia della scienza, in Storia della cultura veneta, a cura di G. Arnaldi - M. Pastore Stocchi, VI, Dall’età napoleonica alla prima guerra mondiale, Vicenza 1986, pp. 520 s., 532, 537; Id., L’Istituto veneto e il IX Congresso degli scienziati italiani, in Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Ingegneria e politica nell’Italia dell’Ottocento: Pietro Paleocapa. Atti del Convegno di studi promosso a ricordo del centocinquantesimo anniversario di rifondazione dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti … 1988, Venezia 1990, pp. 99, 103 s.; U. Bottazzini, Va’ pensiero. Immagini della matematica nell’Italia dell’Ottocento, Bologna 1994, pp. 75-106; M.T. Rivolo, Ricerche sulla risolvente di Malfatti, in Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Le scienze matematiche nel Veneto dell’Ottocento. Atti del III Seminario di storia delle scienze e delle tecniche nell’Ottocento veneto … 1991, Venezia 1994, pp. 199-208; G. Gullino, L’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Dalla rifondazione alla seconda guerra mondiale (1838-1946), Venezia 1996, p. 417 e ad ind.; G. Canepa, Questioni matematiche nell’epistolario G. Bellavitis - S.R. M., in IV Congresso SISM (Società italiana di storia delle matematiche), Padova … 2004 (http://www.dm.unito.it/sism/Ivcongresso/sunti.pd); M. Zaupa, Gran laguna fa gran porto. Il contributo di S.R. M. al dibattito sulla questione lagunare dopo l’Unità d’Italia, tesi di laurea, Università degli studi di Venezia, a.a. 2006-07.
M. Zaupa