FRANCK, Sebastian
Mistico e storico tedesco, nato a Donauwörth nel 1499, morto dopo il 1542 (pare nel 1543 a Basilea). Prima sacerdote cattolico, poi (1527) predicatore e difensore del luteranismo, lasciò nel 1528 la carica e sposò a Norimberga Ottilie Behaim. Nel 1529 si recò a Strasburgo. Qui, probabilmente, formulò quelle sue idee personali, per cui, resosi inviso, visse "senza partito", com'egli stesso diceva, a Esslingen, Ulm, Basilea, un'irrequieta esistenza di scrittore e agitatore religioso.
A fondamento della sua convinzione religiosa, maturata sotto il vario influsso di Lutero, di Erasmo e dei mistici tedeschi del sec. XIV, è l'idea che ogni forma di dogmatismo teologico distrugga la reale esperienza mistica: di qui la sua lotta per una religione libera da ogni adesione chiesastica, e la sua avversione ai "teologi della lettera" e all'autorità assoluta della Bibbia, il "papa di carta". Nessun altro dei capi della riforma germanica proclamò con altrettanta chiarezza e fiducia l'interiorità e l'irrappresentabilità del processo morale-religioso: affermandosi sempre in lui un teismo religioso-universalistico, che rappresenta forse la forma più alta del pensiero europeo del suo tempo. A tale antidogmatismo corrisponde da un lato la vivacità passionale e fantastica del suo stile e del suo abito mentale, e dell'altro l'elementarità della sua teologia, che si risolve in un'affermazione dell'assoluta infinità ed eternità di Dio, a cui bisogna adeguarsi in mistica unità. Particolarmente notevoli, tra i suoi scritti concernenti il problema teologico, sono i Paradoxa (s. a., ma, pare, Ulm 1534 o 1535: ristampa a cura di Ziegler, 1909), la Guldin Arch (Augusta 1538) e Das verbütschierte mit sieben Siegeln verschlossene Buch (s. l. 1539). D'altronde, la sua avversione a ogni forma di dogmatismo religioso doveva orientarlo verso il rilievo della relatività storica di ogni formulazione dogmatica: di qui il suo interesse per la ricerca storica. Nella quale egli riuscì per primo a scorgere il collegamento degli elementi storici della Bibbia col complesso della storia universale, l'idea della potenza divina realizzantesi in eterno nel corso della storia e non già localizzata in alcuno dei suoi momenti in particolare; e ad intuire un profondo nesso storico, raffigurando le forme esterne del mondo come originantisi dal sempre rinnovato rapporto, nell'esperienza interna di ogni uomo, tra l'egoismo e la limitatezza umani e l'azione del divino. La parte storica della Bibbia, in quanto contiene un fatto avvenuto una volta, è l'espressione simbolica, il tipo, d'un processo che s'attua ovunque e in ogni tempo nel genere umano, e cioè il processo religioso di ogni uomo. Questa idea, che fa del F. un precursore del pensiero moderno, gli permette di superare gl'ideali degli scrittori medievali di storia universale; di qui l'importanza delle sue opere storiche (Chronica, Zeitbuch und Geschichtsbibel, Strasburgo 1531; Cosmographia, Weltbuch, Ulm 1534; Germaniae Chronicon, Francoforte 1538).
Bibl.: E. Tausch, S. F., Berlino 1893; H. Oncken, in Hist.-pol. Aufsätze u. Reden, I, Monaco 1914; W. Dilthey, in Gesammelte Schriften, II, Lipsia 1921; A. Reimann, S. F. als Geschichtsphilosoph, Berlino 1921; Sebastian-Frank-Sonderheft dei Blätter für deutsche Philosophie, 1928. Più ampia bibliografia in Ueberweg, Grundriss d. Gesch. d. Philos., III, 12ª ed., Berlino 1924, pp. 645-46.