SARDINIA et CORSICA
Province romane. L'occupazione stabile delle due isole da parte dei Romani ebbe inizio pochi anni dopo il termine della prima guerra punica, la cui conclusione le aveva lasciate possesso cartaginese; un ordinamento provinciale fu dato a partire dal 227 a. C., ma il dominio romano per lungo tempo si poté affermare solo lungo le coste e in quegli scali che già dal termine del IV sec. a. C. i Romani avevano cominciato a frequentare assiduamente, per scopi commerciali, rimpiazzando largamente gli interessi colà intessuti dai Greci e dagli Etruschi.
La natura montagnosa e l'innato conservatorismo delle comunità civili delle due isole furono il principale ostacolo - superato solo dopo numerosi e ricorrenti episodî guerreschi - alla penetrazione romana nell'interno, come gli stessi fattori assicurarono poi assai più tenacemente che altrove il mantenimento di espressioni e costumi acquisiti dai Romani. In una delle due isole si attuarono durante l'età repubblicana due esperimenti di colonizzazione militare: una colonia - della cui consistenza ragionevolmente si dubita - fu dedotta da Gaio Mario con suoi veterani (si sarebbe trattato di uno dei primi esperimenti coloniali di questo genere) sulla costa orientale della Corsica (colonia Mariana) dopo l'87 a. C., l'altra fu stabilita da Silla ad Aleria; l'interesse dei due capi militari romani, all'inizio di un travagliato periodo di crisi politica, per le grandi isole tirreniche fu molto probabilmente dettato dalla persuasione dell'importanza strategica di una terra assai vicina alle coste dell'Etruria - come poté sperimentare lo stesso Mario - e quasi in vista di Roma. Questa considerazione, assieme alla resistenza che in un primo tempo gli indigeni opposero al completo assoggettamento del loro territorio al dominio romano, dovette ispirare nell'età imperiale le molteplici decisioni assunte dagli imperatori di riservare a sé il governo delle due isole.
Infatti, dopo il generale riassetto dei governi provinciali operato da Augusto nel 27 a. C., in base al quale le due isole furono lasciate all'amministrazione senatoria che vi inviò un proconsole di rango pretorio (fiancheggiato ovviamente da un procurator per le finanze), già nel 6 d. C. lo stesso Augusto fu costretto dalle guerriglie locali a riassumere il governo delle due isole - che da allora furono province separate - inviandovi dei proprî governatori di incerta titolatura, e attuandovi una vera e propria occupazione militare. Nel 67 d. C. le due province tornarono al Senato, in cambio dell'Acaia cui Nerone aveva concesso un'effimera libertà, ma attorno al 73 Vespasiano le trasformò nuovamente in province imperiali: tali la S. e la C. restarono sino a Traiano che le restituì al Senato, ma già con Commodo erano nuovamente di competenza imperiale. Con la riforma tetrarchica le due province vennero a dipendere dal vicariato urbano, e in tutti i successivi rimaneggiamenti restarono attribuite alla diocesi Italiciana. Il presidio militare, terminata l'occupazione bellica, fu assicurato da alcune coorti di auxilia locali e da alcuni distaccamenti della flotta di Miseno.
L'economia delle due isole, oltre che nel naturale provento dei porti - sosta obbligata della navigazione nel Mediterraneo occidentale - ebbe rapporti col continente per il commercio del legname e per l'estrazione dei metalli dalle miniere. Gli insediamenti urbani risalgono in Sardegna tutti alla civilizzazione fenicio-punica - se si toglie il solo centro interno di qualche importanza, il nodo stradale di Forum Traiani (Fordongianus) - e in Corsica alla colonizzazione greca (Aleria, il solo scalo di una certa importanza). In Sardegna una buona rete stradale collegava le diverse città sia lungo le coste (da Caralis-Cagliari a Nora e Bitia; da Sulci, nell'isola di S. Antioco, a Metalla, Neapolis, Othoca, Tharros, Cornus, Bosa e Turris Libisonis-Porto Torres). Da quest'ultima città - che fu forse la più fiorente dell'isola, colonia già probabilmente dal tempo di Cesare, e sede del governatore romano almeno durante il basso Impero - partiva una via che per Hafa (donde si diramava una strada per Olbia), per Forum Traiani e per Uselis, che ebbe statuto coloniario nel 158 d. C., metteva a Cagliari. Quest'ultima città comunicava direttamente anche con Sulci e con Olbia, mediante una via interna che passava per Biora. In Corsica l'unica strada di cui si abbia notizia percorreva la costa orientale dell'isola.
Bibl.: Di qualche utilità per un orientamento generale è ancora l'opera di E. Pais, Storia della Sardegna e della Corsica durante il dominio romano, Roma 1923. Per la Corsica ancora fondamentale è il saggio di E. Michon, L'administration de la Corse sous la domination romaine, in Mél. Arch. Hist. École franç. de Rome, VIII, 1888, pp. 411-425; si vedano poi X. Poli, La Corse dans l'antiquité et dans le haut Moyen-âge, Parigi 1907; C. De Cesari-Rocca-L. Villat, Histoire de Corse, Parigi 1916. Una bibliografia generale della Sardegna romana è nell'oprea di A. Taramelli, Bibliografia romano-sarda, Roma 1939. L'opera fondamentale sulla storia romana dell'isola è di P. Meloni, L'amministrazione della Sardegna da Augusto all'invasione vandalica, Roma 1958, nella quale una nutrita appendice su La Sardegna nella storia del basso impero (pp. 131-179), e la prosopografia dei magistrati romani nell'isola (pp. 183-304); anche in Studi sardi, XIV-XV, 1955-57, ed. 1958, II, pp. 5-129; sull'argomento v. anche J. Klein, Verwaltungsbeamten der Provinzen des römischen Reiches bis auf Diocletian, I, i: Sicilien und Sardinien, Bonn 1878. Su problemi di storia economica: S. Vardabasso, L'industria mineraria in Sardegna al tempo della dominazione romana, in Sardegna romana, II, Roma 1939, pp. 17-38; R. Binaghi, La metallurgia in età romana in Sardegna, ibid., pp. 39-53; E. Birocchi, La circolazione monetaria in Sardegna durante la dominazione romana, in Studi sardi, XII-XIII, 1952-54, ed. 1955, I, pp. 519-574 (ove anche una rassegna dei tesori e dei ripostigli monetali); G. Sotgiu, La Sardegna e il patrimonio imperiale nell'alto impero, in Epigraphica, XIX, 1957, ed. 1958, pp. 25-48. Sulla topografia della regione, in generale: P. Meloni, I miliari sardi e le strade romane in Sardegna, in Epigraphica, XV, 1953, ed. 1955, pp. 20-50; O. Baldacci, La Sardegna nella "tabula Peutingeriana", in Studi sardi, XIV-XV, 1955-1957, ed. 1958, II, pp. 142-148. Su problemi di storia culturale: G. Bottiglioni, La romanizzazione nell'unità linguistica sardo-corsa, in Sardegna romana, I, Roma 1936, pp. 81-100; G. Sotgiu, Culti e divinità della Sardegna romana attraverso le iscrizioni, in Studi sardi, XII-XIII, 1952-1954, ed. 1955, I, pp. 575-588. A G. Sotgiu si vedono anche copiosi supplementi epigrafici.