FRANCESCO Caracciolo, santo
Nacque a Villa Santa Maria (Chieti) il 13 ott. 1563, secondogenito di Ferrante dei Caracciolo Pisquizi, duca di Celanza e signore di Villa Santa Maria e Montelopiano, e da Isabella Barattucci, originaria di Teano. Al battesimo gli fu imposto il nome Ascanio.
Incentrate tutte sul momento del riconoscimento della vocazione e della rinuncia alla vita secolare, le agiografie di F. danno scarse notizie sulla sua adolescenza, trascorsa in prevalenza fra Napoli e i feudi paterni, dove ricevette un'educazione basata sugli esercizi militari e cavallereschi.
La scelta di abbandonare la vita secolare per dedicarsi interamente alla religione, attribuita da tali fonti a un voto formulato durante una grave malattia nella primavera del 1585, va più concretamente inserita nella strategia familiare volta a preservare l'unità del feudo e del titolo. Dei quattro figli di Ferrante e Isabella Caracciolo, infatti, solo il primogenito maschio, Giulio (morto nel 1596) fu destinato al matrimonio; Fulvia fu monaca nel convento del Preziosissimo Sangue a Napoli; l'ultimogenito, Antonio, autore di una vita di Paolo IV e di libretti di carattere religioso, entrò a far parte, nel 1586, della Congregazione dei teatini.
Trasferitosi a Napoli insieme col fratello Antonio dopo la morte del padre (1585), F. entrò presto a far parte della Compagnia dei bianchi della giustizia, che si occupava dell'assistenza dei condannati a morte, dove conobbe il nobile genovese G.A. Adorno e Fabrizio Caracciolo, abate della chiesa di Marsico Vetere. Sotto la guida di B. Pignatelli, chierico regolare teatino e poi vescovo dell'Aquila, l'Adorno e il Caracciolo stavano mettendo le basi di una nuova Congregazione religiosa in cui fondere le esigenze della vita contemplativa e di quella attiva.
Dopo un breve ritiro nell'eremo dei Camaldoli, poco distante da Napoli, durante il quale vennero definiti i caratteri della Congregazione, sottoposti poi alla revisione del Pignatelli e del gesuita M. D'Andria, F. e l'Adorno presero la via di Roma nel 1588 per ottenere da Sisto V l'approvazione dell'Ordine.
Il pontefice istituì una commissione cardinalizia, composta da G.B. Castagna, S. Lancellotti, B. Giustiniani e G. Santoro, incaricandola dell'esame della nuova regola. L'iniziale opposizione dei cardinali, motivata dalla necessità di limitare il proliferare di Ordini religiosi, fu superata grazie all'intervento del cardinal nipote A. Peretti.
Con il breve Sacrae Religionis del 1° luglio 1588 Sisto V riconobbe la Congregazione dei chierici regolari minori (poi detti anche, da F., caracciolini). La professione di fede dell'Adorno e di F., che prese il nome di Francesco con esplicito riferimento al modello di Francesco d'Assisi, ebbe però luogo solo il 9 apr. 1589 nell'oratorio dei Bianchi della giustizia di fronte a F. Torcelli, vicario dell'arcivescovo di Napoli A. Di Capua, allora nunzio in Polonia.
Ancora aperta era infatti la controversia relativa alla chiesa di S. Maria Maggiore di Napoli, ambita come sede della Congregazione, che i chierici regolari minori riuscirono ad ottenere solo dopo lunghe trattative col Di Capua.
Pochi giorni dopo la professione di fede, il 17 apr. 1589, su invito dello stesso pontefice, F. e l'Adorno intrapresero un viaggio in Spagna con l'intento di diffondervi la Congregazione. Giunti a Madrid nel maggio, essi soggiornarono per circa un anno nel convento dei carmelitani scalzi, ma un decreto del Consiglio reale, che proibiva la fondazione di nuovi ordini religiosi, impedì di portare a compimento il progetto. Dopo una breve sosta a Valencia fecero ritorno a Napoli (giugno 1590), dove F., che cominciò ad occuparsi della formazione dei novizi, fu ordinato sacerdote. Diffusasi la notizia, dopo la morte di Sisto V, di una possibile soppressione dell'Ordine, l'Adorno si recò a Roma, dove ottenne due brevi di conferma da Gregorio XIV (Ut ea e Romanus pontifex) e l'aiuto di Filippo Neri per istituire la Congregazione anche a Roma.
Posizione di maggior rilievo all'interno del nuovo Ordine assunse F. alla morte dell'Adorno (29 sett. 1591), che lo aveva designato come successore. Dopo la conferma dell'Ordine e l'inclusione del quarto voto (non ambire dignità ecclesiastiche) nella professione di fede, stabilita da una bolla di Clemente VIII (Sacrae Religionis del 1° giugno 1592), F. fu eletto generale nel primo capitolo, svoltosi a Napoli nel marzo del 1593. Durante tale capitolo, al quale parteciparono, oltre a F., B. García, A. Franco, A. Albertini, A. Manco, G. Imparato e Fabrizio Caracciolo, si stabilì che la carica di generale avesse una durata di tre anni, anziché ad vitam, come indicato nella bolla sistina del 1588.
Il progetto, mai abbandonato, di impiantare la Congregazione in Spagna veniva intanto ripreso con l'aiuto del marchese di Morcone, G.F. Da Ponte, reggente del Consiglio d'Italia, il cui figlio Lorenzo era novizio nel nuovo Ordine.
Partito da Napoli nell'aprile del 1594 insieme con G. Imparato e con L. Da Ponte, F. incontrò a Madrid le stesse ostilità nei confronti della Congregazione che si erano già manifestate durante il suo primo soggiorno. Le ripetute ingiunzioni di abbandonare la Spagna rivolte a F. e ai suoi compagni non furono però mai messe in atto, grazie anche agli interventi presso Filippo II del nunzio C. Caetani. Lasciando l'Imparato a Madrid F. fece infine ritorno in Italia quando la mediazione di Clemente VIII, con un breve inviato a Filippo II, rese possibile l'inizio ufficiale dell'attività dei chierici regolari minori in Spagna.
Rientrato a Napoli alla fine del 1596 dopo un breve soggiorno in Abruzzo, nei feudi paterni e presso il Pignatelli, allora vescovo dell'Aquila, F. vi giunse in tempo per il secondo capitolo generale dell'Ordine, che era stato rimandato al marzo del 1597. Confermato generale per tre anni ma intenzionato a rifiutare, fu spinto ad accettare l'incarico ancora per un solo anno dall'intervento del cardinal Peretti. Allo scadere del mandato, sostituito nella carica da A. Albertini, fu per un anno maestro dei novizi a Napoli e, nel 1599, intraprese, per la terza e ultima volta, il viaggio in Spagna. Con il favore di Filippo III, sollecitato anche dal nuovo nunzio cardinal D. Ginnasio, F. poté viaggiare per il paese, fondando collegi ad Alcalá e Salamanca. Fu di ritorno nel 1604 e, con l'intervento del cardinal Peretti, ottenne per il suo Ordine la chiesa romana di S. Lorenzo in Lucina. Maggiori furono le difficoltà incontrate all'interno dell'Ordine, i cui nuovi membri non accettavano alcuni privilegi, legati in particolare alla partecipazione e al ruolo nei capitoli generali, dei "primi padri".
F. assunse una posizione di rigida difesa della consuetudine, confermata anche nelle costituzioni stampate nel 1605, da lui redatte con l'aiuto del fratello teatino Antonio. La polemica continuò accesa e F. venne accusato di aver modificato le costituzioni senza preventiva approvazione degli altri padri.
Il settimo capitolo generale, celebratosi a Roma dal 15 dic. 1607 all'11 genn. 1608, vide F. in una posizione difficile e marginale. La revisione della costituzione fu affidata a P. Masio; il ruolo di F., quale cofondatore dell'Ordine, venne messo in discussione e riconosciuto solo dopo l'intervento della Congregazione dei regolari, alla quale egli aveva inviato un memoriale. Chiesta e ottenuta la dispensa da qualsiasi carica all'interno della Congregazione partì da Roma nel 1608, insieme col fratello Antonio, per un pellegrinaggio a Loreto e una visita ai padri dell'oratorio dell'Annunciazione di Agnone, presso Isernia: qui, dopo una breve malattia, morì il 4 giugno 1608.
Il corpo di F. fu trasportato a Napoli dopo pochi giorni e sepolto nella fossa comune dei chierici regolari minori, nella chiesa di S. Maria Maggiore. Il suo culto cominciò ben presto a diffondersi a Napoli e in Abruzzo, provocando l'intervento moderatore delle autorità ecclesiastiche, che imposero un intervallo di cinquant'anni prima dell'inizio della causa di beatificazione. Il processo, iniziato nel 1695, incontrò numerose difficoltà soprattutto per il riconoscimento dei miracoli. Beatificato da Clemente XIV, proclamato santo da Pio VII il 24 maggio 1807, F. fu dichiarato compatrono di Napoli nel 1840.
Fonti e Bibl.: I. Vives, Della vita del ven. servo di Dio padre F. C., Napoli 1684; C. Piselli, Compendio della vita, virtù e doni di s. F. C., Napoli 1705; Id., Notizia historica della religione dei pp. chierici regolari minori, Roma 1710; G. Marangoni, Vita del ven. padre Giovanni Agostino Adorno, Genova 1753, passim; A. Cencelli, Compendio storico della vita di s. F. C.…, Roma 1805; A. Ferrante, Vita di s. F. C., Monza 1871; G. Rossi, Il precursore dell'adorazione perpetua. S. F. C.…, Roma 1926; M. Caracciolo del Leone, La gente e la famiglia di s. F. C., Città del Vaticano 1943; J. Olarra Garmedia - M.L. Larramendi, Indices de la correspondencia entre la nunciatura en España y la S. Sede, durante el reinado de Felipe II, Madrid 1949; L. Affoni, I chierici regolari minori nella Chiesa, Roma 1988; N. Capetola, S. Francis C., Charleston, SC, 1992; Bibliotheca sanctorum, V, coll. 1197-1201.