SANT'ANGELO MUXARO (v. vol. VI, p. 1116)
Dopo le campagne di scavi condotte da P. Orsi e U. Zanotti Bianco negli anni 1931 e 1932 nel territorio attorno S. A. M. non si sono più avute, per circa un quarantennio, segnalazioni di nuove scoperte. Solo nel 1973 e nel 1974 alcuni rinvenimenti fortuiti determinarono due brevi interventi della Soprintendenza: in contrada Npisu, un complesso di colline a S di Monte Minavento, furono rinvenuti materiali di età eneolitica, alcune tombe dello stesso periodo, resti di capanne. Ancora ceramica eneolitica e abbondanti materiali della prima Età del Bronzo furono recuperati in contrada Capreria, e un gruppo di vasi attribuibili alla cultura di Thapsos in contrada Sopracanale.
Nel 1976 e nel 1977 ricerche sistematiche furono riprese dall'Istituto di Archeologia dell'Università di Catania; i lavori vennero iniziati nell'area della necropoli esplorata dall'Orsi, lungo il costone meridionale del colle su cui sorge l'abitato moderno e portarono alla scoperta di tre nuove tombe. Particolarmente significativa la tomba A, a pseudo-rAò/os, che conteneva numerosi scheletri di inumati, cinquanta vasi, una decina di fibule e altri oggetti metallici. Essendo intatta, la tomba poté essere scavata seguendo la successione stratigrafica dei depositi: vi si distinsero tre fasi che furono assunte come punto di riferimento per la classificazione della ceramica proveniente dagli scavi di Orsi, inizialmente tentata su base unicamente tipologica. Quanto alla cronologia, non si riscontrano novità rispetto alle osservazioni dell'Orsi che collocava i materiali più antichi nel IX sec. a.C., e i più recenti fra il VI e il V sec. a.C.
I limiti cronologici in cui erano compresi i materiali confermavano anche l'obiezione di base opposta all'identificazione del sito con Kamikos, la capitale del regno di Cocalo connessa con la saga cretese della spedizione di Minosse in Sicilia: 1 materiali più antichi della necropoli muxarese erano infatti molto più recenti degli avvenimenti ricordati dalla tradizione cretese, mentre quelli più recenti, non più tardi del VI sec. a.C., contrastavano con la notizia di Diodoro Siculo (XXIII, 9, 5) secondo il quale durante la prima guerra punica Kamikos resisteva ai Romani e pertanto era ancora in vita.
Fu avanzata tuttavia l'ipotesi che il colle di Sant'Angelo non fosse la sede dell'insediamento urbano, ma soltanto sede della necropoli in una fase limitata della vita della città; le indagini furono pertanto spostate sul vicino Monte Castello sulla cui sommità, nella posizione più elevata, si trovano i resti di un castello medievale.
I lavori si svolsero in tre punti: nella proprietà Spoto, presso la collinetta che fronteggia a S l'altura del Castello, furono rinvenuti resti di edifici, in massima parte di epoca arcaica, corrispondenti alla fase finale della necropoli del colle di Sant'Angelo, e con materiali del medesimo tipo; in proprietà Triolo, subito a N, furono messi in luce resti di strutture associate con materiali del Tardo Bronzo; in località Costa di Fico, alcune centinaia di metri più a valle, si trovarono ancora materiali del Tardo Bronzo e ceramiche del tipo S. A. M.-Polizzello.
I risultati confermano in linea di massima l'ipotesi che l'abitato a cui faceva capo la necropoli esplorata dall'Orsi è da ricercare sulle alture di Monte Castello, mentre i materiali, che testimoniano un'intensa e ininterrotta frequentazione del sito fino a epoca medievale, fanno ritenere superata l'obiezione più consistente che è stata mossa alla eventuale identificazione del sito con la rocca di Kamikos.
E stato di nuovo affrontato anche il problema delle oreficerie di S. A. M., coppe e anelli d'oro (v. vol. VI, figg. 1234-1235) che B. Pace aveva classificato come oggetti fenicio-ciprioti importati in Sicilia agli inizi del VII sec. a.C., mentre da G. Becatti erano stati assegnati a officine locali del VI-V sec. a.C.: è prevalsa la tesi della produzione locale, secondo Boardman da attribuire nel caso particolare a un immigrato, per L. Vagnetti di produzione coloniale rodio-cretese, secondo R. D. Barnett di ispirazione fenicia, e secondo E. De Miro e G. Rizza da inquadrare nelle tendenze formali dell'area sicana fortemente caratterizzata da sopravvivenze di origine egea.
Bibl.: J. Boardman, Archaic Finger Rings, in AntK, X, 1967, p. 28; E. De Miro, Il miceneo nel territorio di Agrigento, in Atti e Memorie del I Congresso Internazionale di Micenologia, Roma 196J, I, Roma 1968, p. 78; L. Vagnetti, Un anello del Museo Archeologico di Firenze e le oreficerie di Sant'Angelo Muxaro, in SMEA, XV, 1972, p. 197; A. Scaglia, Una nota su Carnico. Camico è Sant'Angelo Muxaro?, Agrigento 1972; R. D. Barnett, The Nimrud Bowls in the British Museum, in RStFen, II, 1974, pp. 11-33; E. De Miro, in RivScPr, XXIX, 1974, p. 261; G. Rizza, S. Angelo Muxaro e il problema delle influenze micenee in Sicilia, in CronAStorArt, XVIII, 1979, pp. 19-30; H. Anagnostou, S. Angelo Muxaro. Scavo nella necropoli meridionale del colle di S. Angelo, ibid., pp. 31-49; D. Palermo, S. Angelo Muxaro. Saggi di scavo nelle pendici del Colle Castello, ibid., pp. 50-58; F. Tomasello, S. Angelo Muxaro. Nuove indagini sulla architettura funeraria del territorio, ibid., pp. 59-75; V. Fatta, La ceramica geometrica di Sant'Angelo Muxaro, Palermo 1983.
(G. Rizza)