SANCTITAS
Concetto che gli scrittori romani attribuiscono all'arte dell'età regia e dei primi secoli della Repubblica, immune dal fasto, dalla sontuosità, dalla ricchezza di quella dell'ultimo periodo repubblicano e poi dell'Impero, quando le conquiste dell'Asia e della Grecia aprirono le porte di Roma alle conquiste più raffinate dell'arte greca, considerata come luxuria secondo i preconcetti etici di tradizione catoniana. I simulacri fittili etrusco-italici, i frontoni in terracotta policroma dei templi sono più santi di quelli dorati, per Plinio (Nat. hist., xxxv, 158), e più innocenti. Il lusso nell'arte si considera una empietà e un concetto di s. si annette anche alle opere d'arte destinate al culto, ai simulacri divini e agli oggetti del rito, cosicché Cicerone mostra molte ruberie di Verre come profanazioni, come sacrilegi, come violazioni della religio romana.
Bibl.: G. Becatti, Arte e gusto negli scrittori latini, Firenze 1951, pp. 79; 80; 227; 286; 292.