FODERARO, Salvatore
Nacque a Cortale (Catanzaro) il 26 febbr. 1908 da Giovambattista e Maria Teresa Cimino. Iscrittosi alla facoltà di giurisprudenza dell'università di Roma, si laureò con il massimo dei voti il 7 luglio 1930 e subito dopo conseguì il diploma della Scuola d'applicazione giuridico-criminale della medesima università.
Nel 1933 vinse il concorso in magistratura e nel luglio venne chiamato come uditore di tribunale a Nicastro. L'anno successivo, in qualità di vice pretore, fu trasferito a Nocera Terinese e nel gennaio 1935 passò a Vibo Valentia come vice pretore con funzioni di giudice. Nel 1936 fu nominato giudice aggiunto a Velletri ed infine nel novembre del 1938 fu trasferito al tribunale di Roma.
L'impegno di magistrato non impedì al F. di dedicarsi agli studi e all'attività accademica. Assistente volontario presso la cattedra di diritto pubblico nella facoltà di scienze politiche dell'università di Roma dal 1° nov. 1939, incaricato degli insegnamenti di diritto costituzionale e di diritto corporativo nell'università di Camerino, libero docente in diritto costituzionale e in istituzioni di diritto pubblico, nel 1942 risultò primo nel concorso a cattedra di diritto pubblico. Lasciò allora la magistratura (con il grado di consigliere onorario della corte d'appello) e venne chiamato il 5 nov. 1942 dall'università di Perugia a ricoprire la cattedra lasciata da G. Chiarelli.
Gli interessi scientifici del F. si indirizzarono in un primo momento verso temi di diritto penale. Nel 1931 pubblicò nella Rivista penale il saggio L'omicidio e la lesione personale in competizione sportiva, a cui seguì La disciplina giuridico penale della Milizia volontaria (in Scuola positiva, XVIII [1938], pp. 167-173).
Nel 1938 il F. iniziò ad occuparsi di temi di diritto pubblico. In quell'anno pubblicò un breve articolo sull'istituzione della Gioventù italiana del littorio (Ordinamento giuridico della Gioventù italiana del littorio, in Il Nuovo Diritto, pp. 190-193) e il saggio La posizione costituzionale della Milizia volontaria (in Rivista di diritto pubblico, XVI, pp. 312-328). Su quest'ultimo argomento tornò l'anno successivo con la monografia La Milizia volontaria e le sue specialità: ordinamento giuridico, edita a Padova (ripubblicata, sempre a Padova, nel 1940con il titolo La Milizia volontaria nel diritto pubblico italiano). Attraverso una particolareggiata analisi della normativa riguardante la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN), il F. sosteneva che la natura giuridica della stessa era quella di organo dello Stato e non del partito fascista. Pertanto essa si differenziava dalle SS e dalle SA naziste che erano alle dipendenze del partito ed avevano, di conseguenza, carattere meramente politico: una differenza, questa, che derivava, a suo giudizio, dalla diversa natura dei due regimi totalitari.
Al centro degli interessi di ricerca del F. era in questi anni l'organizzazione dello Stato fascista. Nel 1939 egli pubblicò il saggio La teorica della divisione dei poteri nel diritto pubblico fascista, in Rivista di diritto pubblico, XVII, pp. 745-759 (argomento poi approfondito nella monografia La divisione dei poteri, Roma 1940). In polemica con Luigi Rossi - il quale nel saggio Analisi della divisione dei poteri, pubblicato nello stesso numero della rivista, aveva sottolineato la perdurante validità del principio della divisione dei poteri - il F. sosteneva che lo stesso non era conciliabile con lo Stato fascista, in cui il potere era uno e indivisibile e poteva esistere soltanto una separazione di funzioni. Sempre nel 1939 il F. pubblicò l'articolo La rappresentanza politica nella fase odierna del diritto costituzionale in Il Diritto fascista (poi edito a sé, ampliato, a Roma nel 1941) nel quale, dopo avere ricostruito l'evoluzione storica del concetto di rappresentanza politica ed il pensiero della dottrina, esaminava il suo significato nell'ideologia fascista e concludeva che secondo quest'ultima il popolo si identificava e si realizzava nello Stato attraverso il partito e in tal modo conseguiva l'autogoverrio. Perciò il F. sosteneva che l'espressione "rappresentanza politica" doveva ormai essere sostituita dall'altra, a suo parere più corretta, di "rappresentatività integrale" delle istituzioni statali, che riusciva ad indicare sia il carattere funzionale della rappresentanza, sia il suo contenuto.
Negli anni successivi i suoi interessi di studio cominciarono ad abbandonare i temi più direttamente legati alle istituzioni fasciste. Il passaggio si può cogliere già nella monografia Contributo alla teorica della personalità degli organi dello Stato, Padova 1941 (che il F. ripubblicò senza sostanziali modifiche nel 1957 sempre a Padova col titolo Personalità interorganica), nella quale sostenne che l'ordinamento giuridico ha la potestà di attribuire ad un organo personalità in determinati rapporti e non in altri: così, mentre nei confronti dello "Stato nella sua totalità" l'organo non si presenta con volontà, interessi e fini distinti - e di conseguenza non è possibile riconoscergli la personalità giuridica -, nei rapporti con gli altri organi è portatore di scopi e di bisogni propri e pertanto opera come soggetto di diritto; a questo - concludeva il F. - deve essere, quindi, riconosciuta una "personalità parziale".
Il nuovo indirizzo di studio appare confermato dal saggio Osservazioni sui limiti di legittimità del decreto legge, apparso nel 1942, prima nella rivista Stato e diritto, poi edito a sé a Roma, in cui affermava, contro la dottrina prevalente, ed in particolare contro E. Crosa, che la legge 19 genn. 1939, n. 129, aveva circoscritto in maniera tassativa i casi di necessità ed urgenza che consentivano l'uso dei decreti-legge, limitandone la legittimità rispetto alla disciplina precedente, anche se non ne risultava colpito il potere del capo del governo. Ritornò, poi, sul tema della personalità giuridica con Stato e persone giuridiche pubbliche, prolusione al suo insegnamento perugino pubblicata nel 1943 a Padova.
Centurione della MVSN, componente della Commissione di disciplina del Partito nazionale fascista e incaricato dalla fine del 1941 all'ottobre 1942 del collegamento tra il partito e il ministero di Grazia e Giustizia, dopo l'8 sett. 1943 il F. si schierò per il governo regio e da allora fino al giugno 1944 prese parte alla lotta partigiana nel fronte militare clandestino in Umbria (nel 1950 verrà insignito della croce al valore militare). Nel maggio 1945 fu deferito alla Commissione per l'epurazione del personale universitario, la quale nel settembre dello stesso anno, anche in considerazione del suo contributo alla guerra antinazista, si limitò a comminargli una lieve sanzione disciplinare. Poté così riprendere la sua attività universitaria già nell'anno accademico 1945-46.
qNel 1945 tornò ad occuparsi delle fonti del diritto, incentrando in particolare i suoi interessi sulla legge. In quell'anno pubblicò a Padova la breve nota In tema di "vacatio legis". La riserva di pubblicazione del regolamento come causa sospensiva dell'entrata in vigore della legge in cui, contro il dispositivo di una recente sentenza della Corte di Cassazione, sosteneva la possibilità di procrastinare tacitamente l'entrata in vigore di una legge che contenesse una riserva di pubblicazione di regolamento, quando detta riserva potesse essere intesa come condizione tacita per la suddetta entrata in vigore. Seguirono Considerazioni sull'istituto della promulgazione della legge, Napoli 1946, e Il concetto di legge. Studi su la legge nell'ordinamento giuridico italiano, Milano 1948, in cui il F., dopo aver esaminato l'evoluzione del termine e del concetto, definiva la legge "la suprema manifestazione di volontà dello Stato". A questi saggi si deve aggiungere lo studio Collegio uninominale e scrutinio di lista nella fase odierna del diritto costituzionale italiano (Napoli 1946), che affrontava la questione della scelta del sistema elettorale in Italia e si pronunciava a favore del collegio uninominale.
Agli anni del dopoguerra risale l'inizio della sua partecipazione alla vita politica. Iscrittosi alla Democrazia cristiana, il F. fu eletto alla Camera dei deputati per cinque legislature dal 1948 al 1972 nella circoscrizione di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria. Fece parte di diverse commissioni parlamentari (Giustizia, Trasporti, Lavori pubblici, Affari costituzionali, Mezzogiorno, Affari esteri), della giunta per le autorizzazioni a procedere e di quella delle elezioni. Non ricoprì cariche di partito a livello nazionale. ma fu sempre schierato a destra nel gruppo parlamentare (Da Milano). Significativa la sua presenza nel gruppo dei "vespisti", capeggiati nel 1951 da C. De Martino (Baget Bozzo, 1974), e la sua partecipazione, come sottosegretario ai trasporti, nel governo Tambroni (marzo - luglio 1960), in cui svolse anche un ruolo politico come tramite del presidente del Consiglio coi monarchici (Baget Bozzo, 1977).
All'attività politica è legata la maggior parte delle pubblicazioni di questi anni. Egli si interessò della Calabria e della riforma agraria in questa regione (La legge di riforma agraria in Calabria, Roma 1950; Per l'agricoltura calabrese, ibid. 1950; Per una politica dei lavori pubblici in Calabria, ibid. 1951; Dare alla Calabria la casa per la scuola, Nicastro 1953; Problemi di vita e progresso in Calabria, Roma 1953; Difendere seriamente la Calabria, ibid. 1953; La disoccupazione in Calabria e il piano di rimboschimento, ibid. 1954; Chiediamo l'università in Calabria, ibid. 1962; La Calabria per l'Unità d'Italia, ibid. 1971), della disciplina del commercio (L'avviamento commerciale, ibid. 1951; In favore delle categorie commerciali, ibid. 1958; Tutelare l'avviamento commerciale, Milano 1959; L'avviamento commerciale, Roma 1962) e soprattutto di due aspetti della politica italiana tra loro molto distanti, i trasporti e le relazioni italo-africane.
Componente della commissione permanente per l'automobilismo presso il ministero dei Trasporti, promotore, fondatore e presidente del gruppo parlamentare "Amici dell'automobile", presidente del Centro studi per la motorizzazione, presidente dell'Automobil Club di Roma, direttore delle riviste Trasporti e lavori pubblici, Politica della motorizzazione e Notiziario del centro studi per la motorizzazione, pubblicò numerosi interventi in materia (Motorizzazione e trasporti in provincia di Reggio Calabria, Roma 1955; La motorizzazione in Italia, stupendo fenomeno, ibid. 1962). Svolse, poi, missioni culturali ed economiche in Africa. Nel 1952 fu inviato dal ministero della Pubblica Istruzione in Egitto ed in Libano per un ciclo di conferenze che tenne al Cairo, ad Alessandria e a Beirut, e negli anni successivi guidò due missioni economiche, una in Africa occidentale (Senegal, Guinea, Sierra Leone e Costa d'Avorio), l'altra in Africa sudorientale e nell'oceano Indiano (Madagascar, isole Mauritius, Mozambico, Sudafrica e Kenia). Presidente dell'Istituto italiano per l'Africa, al tema dei rapporti tra l'Italia e questo continente dedicò un numero elevatissimo di saggi ed articoli, tra i quali spicca l'opera in tre volumi Le costituzioni degli Stati africani, Roma 1968.
L'intenso impegno politico non distolse del tutto il F. dalla ricerca scientifica. Si occupò dell'ordinamento giudiziario con i saggi Problemi urgenti nell'amministrazione della giustizia, Roma 1949, e Sveltire e ammodernare la giustizia, ibid. 1955; tornò al tema della personalità giuridica degli organi pubblici con le voci dedicate alla teoria dell'Organo e all'Organo delle persone giuridiche pubbliche nel Novissimo Digesto italiano (XII, Tonno 1965, pp. 214-233) e si interessò dei diritti di libertà con il saggio Problemi attuali in materia di libertà di stampa, in Studi in memoria di Carlo Esposito, III, Padova 1973, pp. 1543-1555. Pubblicò inoltre nel 1970 a Roma il Corso di istituzioni di diritto pubblico, da cui trasse il Manuale di diritto pubblico, edito a Padova l'anno successivo. In tali opere il F. non si limitava all'esame dei principali istituti di diritto costituzionale e dell'amministrazione dello Stato, ma collegava tra loro i differenti rami del diritto pubblico - penale, processuale penale, processuale civile, del lavoro, parlamentare e comparato - "pervenendo così", come egli stesso sottolineava, "ad individuare, in una visione d'insieme, i principi generali ed ispiratori dell'intera normativa pubblicistica". Tale visione globale del diritto lo indusse a pubblicare, nel 1975 a Padova, anche il manuale di Istituzioni di diritto e procedura penale, diretto agli studenti universitari, nella cui prefazione confessava: "l'elaborazione unitaria di tutte le materie pubblicistiche ... ha costituito la passione della mia vita".
Preside per otto anni della facoltà di scienze politiche dell'università di Perugia, fu chiamato alla cattedra di istituzioni di diritto pubblico della facoltà di economia e commercio dell'università di Roma dal 1° nov. 1969.
Colpito dal morbo di Parkinson, morì a Roma il 10 giugno 1979. Aveva sposato nel 1937 Luigia Berardelli, dalla quale aveva avuto due figlie, Francesca e Maria Teresa.
Fonti e Bibl.: Roma, Università degli Studi "La Sapienza", Archivio storico, fasc. 594; Atti e documenti della D.C. 1943-1967, a cura di A. Da Milano, I-II, Roma 1968, ad Indicem; G. Baget Bozzo, Il partito cristiano al potere, Firenze 1974, p. 372; Id., Il partito cristiano e l'apertura a sinistra, Firenze 1977, p. 267; M. Galizia, Gli scritti giovanili di Carlo Lavagna alla soglia della crisi dello Stato fascista, in Il pensiero giuridico di Carlo Lavagna, a cura di F. Lanchester, Milano 1966, pp. 37-54; F. Lanchester, Momenti e figure in Germania, Milano 1994, pp. 398 s.