DI FRANCO (Franco), Salvatore
Nacque a Napoli, ove operò come scultore in marmo, stucco e plasticatore di figure in terracotta policroma per presepi tra il 1770 e il 1815.
Indicato corile allievo e collaboratore del celebre G. Sarimartino, il protagonista della scultura napoletana del Settecento (Napoli Signorelli, 1811), nessun documento ha avallato fino ad oggi tale tesi.
L'autonoma attività del D. deve collocarsi intorno al 1780, quando, dopo avere partecipato agli ultimi accenti stilistici del rococò, plasmava alcune splendide e raffinate figure di Odalische dalla porcellanata cromia (Borrelli, 1970, fig. 126) e dall'eccezionale rigore formale che fanno intravedere i segni del neoclassicismo.
Tra il 1780 ed il 1790 realizzò alcuni "modellati" (figure a tutto tondo policrome), posti in bacheche nelle stanze private. Un genere (d'origine seicentesca) al quale il D. sembrava non avere attinto fino a quando le ricerche non hanno consentito di recuperare un Giovanetto che vende le uova, una scena della Natività, con pastori in adorazione, e due Bambini che giocano (Borrelli, 1970, fig.130). Questi "modellati", proposti come sculture autonome, solo larvatamente riflettono la tipologia delle "facce piuttosto schiacciate ed oblunghe con le estremità del mento puntuto" (Perrone, 1896), come indicava la tradizione: ne è prova l'eccezionale Pastore in adorazione, un "modellato" (interamente nudo) degno di un maestro della plastica settecentesca (Catello, 1978, p. 173).
Il presepe napoletano, nelle sue molteplici espressioni, dalla scenografia alla plastica, attinse dalla realtà, quindi nessuna meraviglia se nelle figure del D. si ritrovano i ritratti di quanti lo circondavano, metamorfizzati in personaggi per il presepe, in particolare i "tavernari ed i banchettanti" da inserire nella scena della "taverna". Così dalla coppia di Berlino (oggi distrutto: cfr. Berliner, 1926, tav. XV, 3 e Borrelli, 1970, fig. 129) a quella dei "banchettanti" del presepe Sdanghi (Monaco, Bayerisches Nationalmuscum; Borrelli, 1970, fig. 198) un raro senso d'ironia impronta questi borghesi e tavernari compiacenti e ruffiani, personaggi di una Napoli pacioccona, bonaria ma anche infingarda: un mondo che il D. penetrò con rara arguzia attraverso una plastica rigorosa e decisa, un fatto che determinò il successo del genere, ma anche una formula applicata dai suoi collaboratori, come si evince da alcune figure che vanno espulse dal suo catalogo ed attribuite a quel Giovanni Di Franco (forse suo congiunto), aiuto per gli stucchi dell'eremo dei Camaldoli (Thieme-Becker).
Nonostante la vasta partecipazione del D. alla "casistica" delle figure da presepe, solo a partire dal 1811 si recuperano firme e date a tergo della pettiglia, come nella Sacra famiglia (1811, firmata "Franco", racc. priv. Napoli); nel Ragazzo borghese (1815, "D. Franco") e nei due Suonatori orientali ("S. D. Franco", Monaco, Bayerisches National museum; Döderlain, 1960, fig. 48): figure del tutto autonome rispetto ai modelli sanmartiniani, rese in minuti ed eleganti dettagli che anticipano il gusto verista.
Rispetto alla vasta attività di modellatore di "pastori", del D. risultano documentate poche opere in marmo e stucco. Del 1782 è il sepolcro di Serafina Sambiase nella chiesa di S. Pietro a Majella di Napoli (Sigismondi, 1788); del 1783 è il gruppo del monumento funebre di G. Assenzio de Goyzueta, ove spicca la grande figura del Dolore (Napoli Signorelli, 1811). Al 1787 appartengono il sepolcro di G. B. Comite (Sigismondi, 1789) e quello di Dom. Ant. Di Avena (Filangieri, 1891), ambedue nella chiesa di S. Pietro a Majella. Nel 1787 erano avviati i modelli, in stucco e cera, per due statue in marmo da collocarsi nel presbiterio della chiesa di S. Maria Regina Coeli, opere non condotte a termine (Arch. di Stato di Napoli, Mon. soppr., v. 2023). Nel 1788 plasmava il modello per la statua d'argento di S. Stefano della cattedrale di Nusco, dove si trova il monumento funebre dedicato al vescovo A. Bonaventura, attribuito al D. (E. Catello, Nuovi contributi per G. Sanmartino, in Napoli nobilissima, XXII [1983], p. 178, n. 36). Del 1792 è la vasta decorazione in stucco con grandi figure di angeli, putti, cherubini ed ornati fioreali rococò commisti a elementi neoclassici, nella chiesa dell'eremo dei Camaldoli, di Napoli, ove sulle porte si ammirano anche i due interessanti busti di S. Romualdo e S. Benedetto tra una gloria di putti e cherubini (Acampora, 1910, p. 20; Borrelli, 1970, fig. 276).
In base a confronti stilistici è possibile attribuire al D. opere non documentate. Nella chiesa di S. Giacomo degli Spagnuoli, a Napoli, due grosse teste di cherubini; nella chiesa di S. Carlo alle Mortelle, due grosse teste di cherubini; nella chiesa di S. Giovanni Maggiore il ritratto del defunto del monumento funebre di F. Spasiano: tutte opere del 1776 (Borrelli, 1970, pp. 204 s.). Al 1789 è da assegnare il gruppo in stucco di S. Gioacchino sulla porta della chiesa omonima; al 1792 il gruppo in stucco della Madonna e Bambino sulla porta della chiesa di S. Maria della Zabatteria; nella cappella dell'ex villa reale di Quisisana (Castellammare di Stabia) le quattro statue in stucco raffiguranti i Dottori della Chiesa eseguite nel 1792 (Borrelli, 1970, p. 206).
Non si conosce la data della sua morte.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, Mon. soppr., v. 2023; G. Sigismondi, Descrizione della città di Napoli, I, Napoli 1788, p. 331; II, ibid. 1789, p. 302; P. Napoli Signorelli, Vicende della cultura nelle Due Sicilie, Napoli 1811, VII, p. 273; G. Filangieri, Indice degli artefici delle arti maggiori e minori, Napoli 1891, II, p. 293; A. Perrone, Cenni storici sul presepe, Napoli 1896, p. 14; L. Correra, Il presepe a Napoli, in L'Arte, II (1899), p. 343; V. Acampora, I Camaldoli di Napoli, Roma 1910, p. 20; E. C., Il presepe napoletano, in Emporium, XLIV (1916), p. 444; R. Berliner, Denkmaler der Krippenkunst, Augsburg 1926, tavv. VII, 3(4); XV, 3(1-3); XII, 4(6); B. Molaioli, La scultura nel presepe napol. del Settecento, Napoli 1950, p. 17; R. Berliner, Die Weihnachtskrippe, München 1955, fig. 54; W. Döderlain, Alte Krippen, München 1960, fig. 48; F. Mancini, Il presepe napoletano, Firenze 1966; F. Strazzullo, Tradizioni sacre popolari e sculture del 700 a Napoli, da un manoscritto di P. Napoli Signorelli, Napoli 1968, p. 37; G. Borrelli, Il presepe napoletano, Roma-Napoli 1970, pp. 94, 204 ss.; F. Mancini, in Figure presepiali napoletane dal sec. XIV al XVIII (catal.), Napoli 1971, nn. 393-427; E. Catello, Il presepe del principe d'Ischitella e i presepi borbonici, in Napoli nobilissima, V (1978), p. 173, n. 7; T. Fittipaldi, Sculture e presepe nel Settecento a Napoli, ibid., VI (1979), p. 30; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 367 (sub voce Franco, Salvatore).