saltare
Vale " lanciarsi o spostarsi di scatto "; in If XXII 123 in un punto / saltò e dal proposto lor si sciolse, è detto di Ciampolo di Navarra che profitta della distanza raggiunta dai demoni per spiccare il salto nella pece e salvarsi dai loro roncigli.
È attestato ripetute volte in Cv I XI 9 e 10, e precisamente, come transitivo, al § 9 nulla veggendo da saltare, e al § 10 saltare uno muro; come intransitivo assoluto (se una pecora per alcuna cagione al passare d'una strada salta, tutte l'altre saltano, § 9) e con il complemento di luogo (ne vidi già molte in uno pozzo saltare per una che dentro vi saltò, § 10): l'esempio delle pecore vuole illustrare la denunziata mancanza di luce discretiva o cechitade di discrezione che è la prima delle cinque abominevoli cagioni che spingono ad apprezzare il volgare altrui e disprezzare il proprio.
Con valore assoluto ritorna in Detto 423 Se sai giucar di lancia / ... e corri e sali e salta.
Vale " oltrepassare ", in Pd VI 62 uscì di Ravenna / e saltò Rubicon (si tratta del passaggio, da parte di Cesare, del confine costituito dal fiume Rubicone, e il verbo è chiamato a esprimere la rapidità se non anche l'ardimento di quello sconfinamento a mano armata che significava rivolta contro l'autorità di Roma e inizio della guerra civile).
In Pg XV 17 salta lo raggio a l'opposita parte, indica il movimento di rimbalzo: il raggio di luce colpisce l'acqua o lo specchio e per la rifrazione rimbalza in senso opposto.
Nel senso figurato di " omettere ", nel racconto o nella descrizione, è attestato due volte a breve distanza: Pd XXIII 62 convien saltar lo sacrato poema, e XXIV 25 salta la penna e non lo scrivo, con allusione all'ineffabilità delle esperienze paradisiache di Dante.