Sabellio
Eretico del III secolo, aderì al monarchianismo (che negava la trinità delle persone divine) e sostenne la dottrina secondo cui il Figlio e lo Spirito Santo non sarebbero persone distinte ma soltanto modi di manifestarsi dell'unico Dio, il Padre. I suoi seguaci furono detti sabelliani o modalisti (o anche patripassiani, perché erano condotti a ritenere che non Gesù Cristo come persona distinta ma il Padre stesso avesse subito la passione).
Nel cielo del Sole, dopo aver sciolto il dubbio di D. circa la sapienza di Salomone, s. Tommaso ammonisce il poeta di procedere con cautela nelle questioni dottrinali e di non fare come S., citato insieme con Ario e con quelli stolti / che furon come spade a le Scritture / in render torti li diritti volti (Pd XIII 127-129).
Il riferimento all'eresia antitrinitaria di S. è probabilmente da collegarsi ai vv. 25-27 dello stesso canto, dove i beati esaltano tre persone in divina natura, / e in una persona essa e l'umana: D. può aver voluto ricordare la dottrina più remota da quella ortodossa celebrata dagli spiriti sapienti. Del resto è probabile che di essa abbia avuto notizia appunto dall'opera di s. Tommaso, per esempio dal passo della Summa theologiae dove Ario e S. sono accostati proprio come nel verso dantesco: " Oportet autem in his quae de Trinitate loquimur, duos errores oppositos cavere, temperate inter utrumque procedentes: scilicet errorem Arii, qui posuit cum trinitate personarum trinitatem substantiarum; et errorem Sabellii, qui posuit cum unitate essentiae unitatem personae " (I XXXI 2). Si veda anche nella Summa contra Gentiles (IV 5-6) la trattazione contigua delle eresie di S. e di Ario. Che l'accostamento dei due eretici fosse comune è confermato dall'esistenza di un breve carme in esametri che ne riassume le rispettive dottrine (comincia " Unam personam Sabellius in deitate / edocet... " ed è edito in P. Giacosa, Magistri Salernitani nondum editi, Torino 1901, I 373).