Teologo e filosofo inglese (m. Norwich 1303 circa); francescano, studiò a Parigi (forse 1269-72) ove fu discepolo di Giovanni Peckham. Lettore a Cambridge nello studio dell'ordine (1275-79), maestro a Oxford (1282-84), fu provinciale del suo ordine in Inghilterra (1292-98). Agostiniano, sotto l'influenza più diretta di Bonaventura e di Giovanni Peckham, riprende tutte le tesi caratteristiche della tradizione francescana: ilemorfismo universale, pluralità delle forme, carattere positivo della materia (non quindi pura potenzialità) che non è principio di individuazione, distinzione formale a parte rei, conoscenza dell'individuale, primato della volontà, ecc. In particolare, interessante la sua rigorosa ripresa della dottrina agostiniana dell'illuminazione: la lux increata irraggia direttamente l'intelletto umano e lo rende capace di conoscere le "verità eterne", sicché Dio stesso è l'intelletto agente della tradizione aristotelica (in via subordinata si può parlare di intelletto agente come "parte dell'anima" intendendolo quale pura disposizione incoativa). Da queste posizioni si comprende come R. fosse polemico nei riguardi di quei "magistri" (come Tommaso d'Aquino) che abbandonarono Agostino per seguire Aristotele. Ci restano di lui alcune Quaestiones disputatae e quattro Quodlibeta.