‛ANTAR, romanzo di
Grande romanzo arabo di cavalleria, reso noto in Europa da parziali traduzioni francesi ed inglesi, ma soprattutto dal Lamartine (Antar, Parigi 1864, e già dal 1835 nel suo Voyage en Orient), in Italia da P. Perolari Malmignati (Su e giù per la Siria, Milano 1878, ove il cap. IX è Storia dell'eroe Antar). L'eroe è ‛Antar ibn Shaddād, ossia il famoso poeta arabo preislamico Antarah (v. sotto) ch'era anche rinomato guerriero; il suo amore per ‛Ablah e le sue imprese di guerra, già accennati sommariamente negli antichi testi arabi, vengono enormemente e fantasticamente ampliati nel romanzo, il cui autore ed il cui luogo d'origine ci sono ignoti. L'unica notizia sicura è che già alla metà del sec. XII d. C. il romanzo godeva di grande popolarità nell'Oriente arabo (Siria e Mesopotamia); popolarità che, almeno in Egitto ed in Siria, si mantenne fino a tutto il sec. XIX. Tutte le parti narrative sono in prosa rimata, mentre le parlate dei personaggi sono in versi, che i rapsodi nei caffè arabi recitano con melopea accompagnata dal suono della ribeba (rabāb, violino rudimentale a una corda sola). Ne esistono a stampa due recensioni: una che si qualifica come recensione del Higiāz e l'altra, più breve, detta siriana o ‛irāqena; la prima edita due volte al Cairo in 32 parti (1286 èg. = 1869 d. C. e 1306-1311 èg. = 1888-1893 d. C.), l'altra stampata tre volte in 10 o 6 volumi a Beirut (1869-1871, 1883-1885, 1908). Manca finora uno studio critico dell'opera; la più ampia delle parziali traduzioni europee è quella di T. Hamilton, Antar, a Bedoueen romance, Londra 1819-1929, 4 voll., che sembra corrispondere a circa un terzo dell'originale. Il titolo arabo è Sīrat ‛Antar.