GUARNIERI, Romano
, Nacque ad Adria, in Polesine, il 20 febbr. 1883, da Francesco e Carolina Cordella, in una famiglia della piccola nobiltà terriera. Dal 1898 al 1900 frequentò il liceo a Firenze, dove entrò in contatto con il socialismo di E. De Amicis e di A. Costa. A diciassette anni si arruolò nell'esercito e, dopo un periodo in Sardegna, tornò a Firenze con i gradi di sottotenente del genio.
Durante il servizio militare compì la sua prima esperienza pedagogica insegnando a leggere e a scrivere ai soldati analfabeti, esperienza che avrebbe poi ripetuto con successo sul fronte trentino durante la prima guerra mondiale.
A Firenze, tra il 1901 e il 1904, fu tra i fondatori della Società filosofica, respirò il clima dell'insorgente nazionalismo e frequentò l'ambiente della rivista Leonardo con il gruppo di giovani letterati che, influenzati dall'Estetica di B. Croce, si sarebbero riuniti più tardi (1908) intorno a La Voce.
Strinse amicizia prima con G. Papini, G. Prezzolini, A. Palazzeschi, A. Soffici, F.T. Marinetti; in seguito con G. Ungaretti, M. Moretti, P.M. Rosso di San Secondo, C. Rebora (che gli dedicò i Canti anonimi, Milano 1922, usciti grazie al sostegno economico del Guarnieri). Molti di questi scrittori e artisti, con cui mantenne rapporti, furono poi dal G. invitati in Olanda per lezioni e conferenze (cfr. la testimonianza sul "miracolo Guarnieri" di Prezzolini, da lui invitato nel 1925).
Nel 1905 le condizioni economiche non buone della famiglia, assai numerosa, e l'insofferenza per la piccola provincia adriese indussero il giovane G. a tentare la fortuna all'estero, spinto oltreché da un carattere vivace e dotato di curiosità intellettuale, anche da uno specifico interesse per l'apprendimento delle lingue straniere (nell'arco della vita imparò francese, inglese, olandese, tedesco, rumeno, spagnolo, fino allo svedese, che cominciò a studiare a settant'anni).
Sollecitato dalla lettura dei grandi scrittori russi dell'Ottocento (L.N. Tolstoj, I.S. Turgenev e F.M. Dostoevskij), coltivata fin dai tempi del liceo, aveva in animo di eleggere San Pietroburgo come meta finale delle sue peregrinazioni; si fermò invece a Londra, dove, presso l'Istituto Berlitz, frequentò un corso per approfondire la conoscenza dell'inglese e s'improvvisò insegnante d'italiano, rendendosi conto così, in prima persona, delle difficoltà insite nell'apprendimento di una lingua straniera e della necessità di un insegnamento più efficace. Ingaggiato dalla Berlitz di Hannover, il 31 genn. 1907 il G. approdò a Hoek van Holland, con l'intenzione di fermarsi nei Paesi Bassi solo per qualche giorno: vi sarebbe rimasto, invece, per sempre. A L'Aia conobbe l'influente famiglia dei Wendelaar, che divennero suoi amici e protettori; quindi ottenne un incarico alla Berlitz di Arnhem. Nel 1908 passò a Nimega, dove fu assunto come docente di italiano dal direttore del conservatorio di musica, A.M. van Beuge, di cui sposò la figlia Iete, ritornando poco dopo a L'Aia.
Qui, nell'ambiente aristocratico dischiusogli dai Wendelaar, cominciò a dare lezioni private, tenne corsi pubblici serali e conferenze su Dante e sulla letteratura italiana contemporanea che attirarono un uditorio sempre crescente. Intanto, studiava a Groninga sotto la guida del filologo romanzo J.J. Salverda de Grave e nel 1910 fu il primo allievo a sostenere l'esame per l'abilitazione all'insegnamento dell'italiano presso la scuola superiore.
Nazionalista e fervido interventista, nel 1915 partì per il fronte, ma tornò dalla guerra pacifista ed europeista (tra l'altro collaborò al primo numero del settimanale pacifista The Word. In the service of an understanding between all mankind, pubblicato a L'Aia); ciononostante, aderì al fascismo (cfr. l'introduzione alla traduzione olandese di G. Pini, Benito Mussolini, Amsterdam 1927).
Nel 1924 il G. si addottorò in lingua e letteratura italiana presso l'Università di Amsterdam con Salverda de Grave. Intanto, con il sostegno di quest'ultimo, nel 1919 e nel 1920 aveva ricevuto l'incarico di lingua italiana rispettivamente nelle Università di Groninga e di Leida (qui ebbe tra i suoi studenti J. Huizinga). Nel 1921 era stato ammesso come libero docente all'Università di Amsterdam, dove nel 1925 fu creato per lui un lettorato speciale di italiano, trasformato nel 1928 in lettorato ordinario. Nel 1929 ottenne la libera docenza anche a Utrecht. In questa università, nel 1934, divenne infine titolare di una cattedra d'italiano istituita appositamente per lui.
Al di fuori dell'ambiente accademico il G. viaggiava di frequente nel paese per tenere cicli di lezioni e di conferenze gratuiti in scuole e centri di formazione vari. Il nome del G. è comunque particolarmente legato alla Società Dante Alighieri, di cui, dal 1914 in poi, fondò ben dieci comitati.
Sembra, tuttavia, che i rapporti della Dante Alighieri olandese con gli apparati dello Stato italiano fossero alquanto difficili, per una non totale adesione alle strategie propagandistiche del fascismo. Da una parte il G. approfittò dei mezzi che il regime offriva per promuovere la diffusione della cultura e della lingua italiana nei Paesi Bassi; dall'altra, soprattutto con l'imporsi negli anni Trenta di tendenze più dirigistiche nella politica culturale estera del fascismo, cercò di difendere l'autonomia dei comitati olandesi; dopo il 1938 si oppose a iniziative antisemite (van Kessel).
Nel 1926 C. Trabalza, all'epoca direttore delle Scuole italiane all'estero, presentò il G. ad A. Lupattelli, rettore dell'Università per stranieri di Perugia (R. Guarnieri, Efficacia di un metodo, in Perusia, agosto 1951, p. 18), dove, proprio in quell'anno, erano stati introdotti i corsi estivi per stranieri, scanditi in tre gradi: il primo, cosiddetto preparatorio, doveva "effettuarsi col metodo teorico pratico del prof. R. Guarnieri della Università di Amsterdam". A partire dal 1927, il G. tornò in Umbria tutte le estati per tenere un corso di lingua italiana per principianti della durata di sei settimane. Ciò che stimolava di più il G. nell'ambiente perugino era la possibilità, davvero unica per l'epoca, di avere, raggruppati in un'unica classe, studenti senza distinzione di nazionalità.
L'insegnamento veniva impartito in italiano fin dalla lezione iniziale, per quattro ore al giorno, e mirava a "porre l'alunno in grado di servirsi immediatamente della lingua, con una graduale conoscenza della grammatica". Dopo poco più di un mese gli studenti riuscivano a capire e parlare l'italiano; passavano così al corso intermedio, dove erano previste anche lezioni di letteratura e di storia. A Perugia insomma il G. ebbe modo di perfezionare quel metodo diretto corale a cui lavorò tutta la vita e che aveva iniziato a mettere a punto sin dalle prime esperienze di insegnamento in Olanda. Il metodo Guarnieri può legittimamente essere iscritto nell'ambito di quegli approcci naturali o iniziative di riforma contro il metodo "grammatica-traduzione" (esemplato sull'insegnamento delle lingue morte) che si imposero nella storia della glottodidattica a cavallo tra Otto e Novecento, proponendo un contatto immediato tra lo studente e la lingua straniera, senza l'intermediazione della sua lingua madre, in maniera da portare l'apprendente a pensare direttamente nella L2 (seconda lingua). Da un precursore dei metodi diretti, come F. Gouin, che aveva rifondato la didattica delle lingue straniere sull'osservazione dell'acquisizione naturale della L1 (lingua madre) da parte del bambino, il G. ricavò l'idea della scansione precisa e dell'ampliamento progressivo, ma senza sovrapposizioni o deviazioni, delle conoscenze linguistiche, da sviluppare partendo in ogni caso da esperienze concrete e familiari e praticando un'intensa attività di drammatizzazione, essendo la mimica, l'associazione e la memorizzazione catalizzatori fondamentali del processo di apprendimento linguistico. La nascita della linguistica come scienza, e in particolare l'applicazione degli studi di fonetica ai problemi dell'insegnamento linguistico da parte di maestri come W. Viëtor, avevano diffuso la convinzione, condivisa dal G. e da tutti gli esponenti del metodo diretto, della priorità degli aspetti audio-orali delle lingue; di qui l'estrema attenzione accordata alla pronuncia fin dall'inizio del corso e il ruolo attribuito all'orecchio come organo attraverso cui deve cominciare lo studio di una lingua straniera, incentrandosi in primo luogo sull'ascolto e la ripetizione vivificati dalla progressione sentire-capire-parlare, che non esclude ma precede lettura e scrittura.
Anche l'apprendimento della grammatica è ottenuto per via induttiva e intuitiva, ed è facilitato da pochi schemi essenziali e graduali, in cui lo spazio maggiore è dato al verbo e ai suoi tempi. In ogni caso, nel metodo Guarnieri l'insegnamento grammaticale è esplicito; anzi costituisce il presupposto delle strutture e delle elaborazioni proposte. Inoltre, il principio della messa al bando della traduzione è interpretato in modo duttile, non escludendo del tutto il fuggevole ricorso alla L1 quando la forza dell'intuizione risulti insufficiente e si renda necessario un supplemento rapido di spiegazione.
Al di là dei possibili accostamenti con orientamenti didattici praticati in Europa e in America nei primi decenni del XX secolo, quello del G. risulta insomma un metodo autonomo e originale, in cui l'attenzione alla componente psicologica, onde eliminare gli ostacoli emotivi all'apprendimento, appare un aspetto estremamente interessante e anticipatore di sviluppi recenti della didattica delle lingue straniere. Legato all'abilità dell'insegnante e alla continua sperimentazione nella classe, molto più che ai materiali utilizzati, il metodo Guarnieri comparve per la prima volta in volume soltanto nel 1941, per iniziativa dell'Università per stranieri di Perugia (Metodo di lingua italiana per gli stranieri, Perugia). Il G. aveva sempre insegnato anche in Olanda senza libri di testo, distribuendo di volta in volta ciclostilati che poi divennero schede stampate (Schemi di lezioni del metodo di lingua italiana, s.l. né d.). Negli ultimi mesi prima di morire lavorò a una nuova edizione ampliata del Metodo, che uscì postuma nel 1956, a cura e con un'ampia prefazione del suo assistente E. Amorini. In Olanda l'ultima ristampa di un testo ispirato al metodo Guarnieri risale al 1980 (cfr. Dentz).
Il G. stesso non nascose che il suo metodo aveva preso le mosse dall'esperienza fatta nelle scuole Berlitz, a cui si può far risalire anche la tendenza a non usare libri; tuttavia, il complesso delle "istruzioni per l'insegnante" di M. Berlitz non lo soddisfaceva sia sul piano delle tecniche didattiche, sia su quello delle finalità teoriche. L'idealismo del G. affondava invece profonde radici nella filosofia del linguaggio di G. Vico e B. Croce (cfr. la sua prefazione alla traduzione olandese del Breviario di estetica: B. Croce, Brevier van aesthetica, Arnhem 1926). Lingua e cultura rappresentavano per lui un binomio indissolubile, anzi lo studio della lingua costituiva solo un mezzo per penetrare nello spirito di un popolo e per comprendere e godere del patrimonio letterario e artistico di una civiltà. Significativa, di conseguenza, l'attività di promozione culturale svolta dal G. in Olanda e altrove: molti gli eventi e le iniziative da lui realizzati, dalle mostre d'arte, alle traduzioni e ai saggi su autori classici e scrittori d'avanguardia (tra l'altro curò l'introduzione a un'antologia di narratori italiani contemporanei, Italiaansche novellen, Amsterdam 1931); promosse, inoltre, la pubblicazione della versione olandese del Poeta cieco di Papini (1908) e delle poesie di C. Govoni (1919). Si vedano ancora: De jongste Italiaansche letterkunde (La più recente letteratura italiana) nel volume collettivo di D. Coster et al., De nieuwe Europeesche geest in kunst en letteren (Il nuovo spirito europeo nell'arte e nella letteratura, Arnhem 1920); la monografia D. Alighieri (1921); e le prolusioni G. Carducci italico vate (Amsterdam 1925) e Scorci di vita ed arte nel Duecento italiano (Utrecht 1934).
Per quanto riguarda la posizione politica del G., secondo la figlia Romana egli cominciò ad avere dei dubbi sull'azione del regime fascista a partire dall'aggressione all'Etiopia e dalla guerra civile di Spagna, e ancora più dopo l'emanazione delle leggi razziali; tali dubbi si trasformarono in aperto dissenso dopo l'invasione tedesca dei Paesi Bassi.
Il G. si rifiutò di lavorare come propagandista del nazifascismo e non aderì alla Repubblica di Salò: la sua compagna, la scrittrice e traduttrice ebrea Carla Simons, venne deportata in Germania (subito dopo la fine della prima guerra mondiale il matrimonio con Iete van Beuge si era concluso con il divorzio). Lo stesso G. prima fu internato, poi trasferito in Italia nel dicembre 1943; nell'estate del 1944 a Torino, sospettato di collaborare con la Resistenza, venne arrestato e trattenuto in carcere per due mesi e mezzo.
Rientrato in Olanda nel 1946, si interessò attivamente alle dure condizioni di vita dei minatori italiani nel Limburgo, accettando la presidenza di un Circolo ricreativo operaio; dedicò molte delle sue energie al ripristino dei comitati della Dante Alighieri e delle relazioni tra Italia e Olanda, partecipando alla commissione che nel 1952 realizzò un importante accordo culturale tra i due paesi. Su sua richiesta venne fondato nel 1954 a L'Aia l'Istituto italiano di cultura, di cui fu il primo presidente.
Il G. morì a Perugia il 29 ott. 1955.
Fonti e Bibl.: Sul G., oltre agli appunti dattiloscritti di una conferenza tenuta dalla figlia Romana all'Università di Utrecht il 25 maggio 1985 (conservati nell'archivio privato della studiosa), si vedano: G. Conrali, Gli italiani in Olanda. L'apostolato di R. G., in L'Ambrosiano, 31 luglio 1923; G. Prezzolini, Bei giorni d'Olanda, Torino 1925, passim; H.G. Cannegieter, R. G.: karakterschets (ritratto), Dordrecht 1927; G. Cecchini, G. e l'Olanda, in Corriere padano, 17 ag. 1928; P. Solari, Colloqui con l'olandese, in Corriere della sera, 14 genn 1941; A. Lupattelli, L'Università italiana per stranieri di Perugia. 1925-1943, Perugia 1947, pp. 8-12, 32, 141-147; G. Sansa, Ha insegnato l'italiano a ventimila olandesi, in Corriere della sera, 12 dic. 1953; R. G., Perugia [1956], opuscolo commemorativo pubblicato dall'Università per stranieri di Perugia; M.E. Houtzager, R. nobile G., in Jaarboek van de Maatschappij der Nederlandse Letterkunde te Leiden (Annuario della Società per la letteratura neerlandese a Leida), 1956-57, pp. 106-113; G. Cordella, Un adriese d'eccezione: R. nob. G., Padova [1963]; T. van Kessel, Tussen italianità en fascisme. De Haagse afdeling van "Dante Alighieri" en de Italiaanse cultuurpolitiek in Nederland, 1914-1938 (Tra italianità e fascismo. Il comitato a L'Aia della Dante Alighieri e la politica culturale italiana nei Paesi Bassi), tesi di laurea, Università di Amsterdam, 1999. Sul metodo Guarnieri: E. Amorini, Introduzione al metodo, in R. Guarnieri, Metodo di lingua italiana per gli stranieri, Perugia 1956, pp. VII-XXXIII; Id., La tecnica del far parlare (con il "Metodo Guarnieri"), Perugia [1967]; I. Dentz, Spelenderwijs Italiaans: een handleiding voor zelfstudie van de Italiaanse taal gebaseerd op de methode van R. G. (L'italiano senza fatica: un manuale per l'autoinsegnamento della lingua italiana basato sul metodo di R. G.), Amsterdam 1980 (con prefazione del Guarnieri). Per l'inquadramento storico del metodo si veda: R. Titone, Glottodidattica. Un profilo storico, Bergamo 1980; Id., Cinque millenni di insegnamento delle lingue, Brescia 1986; C. Germain, Évolution de l'enseignement des langues: 5000 ans d'histoire, Paris 1993; L. Grant Kelly, 25 centuries of language teaching. An inquiry into the science, art and development of language teaching methodology: 500 b.C.-1969, Rowley, MA, 1969; A. Ciliberti, Manuale di glottodidattica: per una cultura dell'insegnamento linguistico, Firenze 1994.