ROCCA
. Luogo fortificato in tutto simile al castello (v.). Generalmente nell'uso comune non si fa una chiara differenza tra i vari vocaboli che denotano fortilizî, come: rocca, castello, cassero e cittadella; tuttavia non sempre si possono scambiare tali vocaboli. Le differenze tra queste fortificazioni si riscontrano attraverso i tempi dall'inizio del Medioevo in poi, e anche da luogo a luogo. Nei tempi più antichi, quando questi fortilizî avevano forme assai semplici, si dicevano piuttosto rocche, specialmente se erano erette su cime di difficile accesso; così Marino Sanudo il Vecchio nel suo Itinerario per terraferma veneziana nell'anno 1483 chiama Rocca la cittadina o borgo fortificato di Peschiera (Castrum Pischerie), sebbene questa fosse in piano e le sue difese fossero limitate alla cinta del borgo, e chiama Rocchetta il castelletto che, ora detto Rocca, sorgeva nell'angolo meridionale della cinta. Più comune è l'attribuzione della voce rocca a piccoli castelli montani, specialmente se non abitati direttamente dal feudatario, ma da un suo rappresentante. Tale voce è molto comune in alcune regioni d'Italia, come la Romagna e la Toscana, ma ormai disusata nelle altre, e i nomi di borghi che hanno per prefisso tale voce, l'hanno generalmente ereditata dal Medioevo. Soprattutto in Toscana si usa spesso indifferentemente rocca e cassero per indicare un fortilizio situato in alto; però il cassero denota più specialmente la difesa di un passo, strada o porta, cosi come i Francesi dicono donjon; tanto che nelle fortificazioni di montagna dell'epoca moderna si chiama dongione un'opera di sbarramento di strada alpina, come il dongione di Vinadio in Val di Stura. Questo cassero era sempre una costruzione di poco sviluppo, spesso formaco da un semplice torrione. Con la voce cittadella, speciale dei tempi moderni, si è invece indicata una costruzione difensiva di una certa importanza, destinata a costituire il ridotto di una fortezza di rilevante sviluppo, come la cittadella di Alessandria.