rivoluzioni del 1848
Insieme di moti rivoluzionari scoppiati in Europa tra il gennaio del 1848 e la primavera del 1849. Dopo i , si trattò della seconda grande risposta delle forze democratiche, liberali e rivoluzionarie alla politica della Restaurazione; in tale ondata, peraltro, alle istanze politiche, di liberazione e indipendenza nazionale e di conquista di regimi democratici, si affiancarono istanze di tipo sociale, ben visibili nel protagonismo operaio e popolare nei moti parigini. I primi moti si verificarono nel regno delle Due Sicilie, e a seguito di essi il 29 gennaio Ferdinando II di Borbone dovette concedere una Costituzione. Seguirono quindi episodi simili in Toscana e nel regno di Savoia (➔ ); qui, l’8 febbraio, Carlo Alberto concesse uno statuto di stampo liberale. Il 22-23 febbraio, intanto, a seguito del divieto della «campagna dei banchetti», volta ad ampliare il diritto al voto, insorgevano a Parigi operai, artigiani e studenti. Alle dimissioni di Guizot e all’abdicazione di Luigi Filippo d’Orléans seguivano la costituzione di un governo provvisorio (retto dal liberale Lamartine ma comprendente radicali e socialisti), il varo del suffragio universale, l’abolizione della schiavitù nelle colonie e, il 4 maggio, la nascita della Seconda repubblica. Intanto a marzo i moti si erano propagati nell’impero tedesco e in quello asburgico. Il 13 marzo Vienna era insorta, provocando la caduta di Metternich; l’imperatore Ferdinando I concedeva quindi una Costituzione, riconoscendo l’autonomia a ungheresi (insorti il 15 sotto la guida di L. Kossuth), cechi e croati. La crisi dell’impero asburgico innescava quindi moti antiaustriaci in Italia: alla rivolta di Venezia (guidata da D. Manin e N. Tommaseo) e alle Cinque giornate di Milano (18-22 marzo), terminate con la cacciata del maresciallo Radetzky, seguì la dichiarazione di guerra all’Austria da parte di Carlo Alberto. Il 15 marzo, intanto, era insorta Berlino; Federico Guglielmo IV dovette quindi anch’egli concedere una Costituzione e la formazione di un Parlamento, eletto a suffragio universale, il quale tuttavia si divise tra i sostenitori dell’ipotesi piccolo-tedesca e di quella grande-tedesca. Il 15 maggio una nuova rivolta a Vienna costringeva l’imperatore alla fuga, aprendo le porte a un’Assemblea costituente pure eletta a suffragio universale. Nelle stesse settimane, iniziava però la fase di riflusso: in Francia il peso dei ceti rurali portava all’elezione di un’Assemblea costituente moderata; a questo seguirono l’insurrezione operaia di Parigi (giugno), repressa nel sangue dal generale Cavaignac, e l’ascesa alla presidenza della Repubblica di Luigi Bonaparte, il quale ne avviò il ripiegamento reazionario. In Italia la prima guerra d’Indipendenza vedeva prevalere gli austriaci, mentre l’autorità degli Asburgo era restaurata anche in Boemia e Ungheria, e una nuova insurrezione di Vienna (ottobre) veniva anch’essa stroncata. A dicembre Federico Guglielmo di Prussia scioglieva la Costituente, quindi (apr. 1849) rifiutava la corona offertagli dal Parlamento di Francoforte e reprimeva i moti successivi. In Italia alla fuga di Pio IX e alla proclamazione della Repubblica romana (genn. 1849), guidata da Mazzini, Saffi e Armellini, seguivano una nuova sconfitta dell’esercito sabaudo a opera degli austriaci (luglio), la caduta della Repubblica romana e poi di quella di San Marco (agosto). L’ondata rivoluzionaria si concludeva quindi con la sconfitta delle forze progressive, al cui interno le posizioni democratiche e socialiste erano destinate a scalzare l’impostazione liberale fino ad allora egemone.