Movimento di protesta sorto in Ucraina nel novembre 2004 a seguito della vittoria del candidato filosovieticoV. Janukovič al ballottaggio delle elezioni presidenziali e della denuncia di brogli avanzata dall’avversario V. Juščenko, leader filo-occidentale della coalizione Nostra Ucraina sconfitto per soli tre punti, che ha trovato conferma dall’OSCE; il movimento trae nome dalla scelta dei manifestanti di indossare abiti del colore arancione, divenuto simbolo della protesta. La mobilitazione popolare ha costretto il Parlamento ucraino a sfiduciare il governo e a indire nuove elezioni nel mese di dicembre, alle quali si è registrata la netta affermazione di Juščenko, che nel febbraio 2005 ha formato un governo filoeuropeo guidato da J. Tymošenko. In un Paese lacerato da conflitti interni tra regioni orientali russofone e russofile e regioni occidentali favorevoli a riforme economiche e integrazione europea, lo schieramento occidentalista ha incontrato numerose difficoltà, tra cui la rottura tra Juščenko e Tymošenko (2005), costretta a dimettersi e passata all’opposizione, e la questione della dipendenza energetica da Mosca. Sempre più isolato, il breve governo di J. Jechanurov (settembre 2005 - agosto 2006) ha subìto nel 2006 una netta sconfitta nelle elezioni, alle quali si è affermata la formazione avversaria di Janukovič, il cui governo è durato però anch’esso poco più di un anno ed è stato segnato dall’aspro braccio di ferro con la presidenza.