Vedi RIMINI dell'anno: 1965 - 1996
RIMINI (ν. vol. VI, p. 688)
Scoperte fortuite e scavi effettuati in anni recenti hanno accresciuto considerevolmente la conoscenza dell'antico assetto urbano della città, fornendo nel contempo importanti indicazioni archeologiche circa l'esistenza di uno stanziamento di età preromana.
Per quanto molto frammentaria, la documentazione vascolare offerta dai più profondi livelli dell'abitato si mostra con sempre maggior consistenza a partire dallo scorcio del V sec. a.C., con esemplari di tarda produzione attica e di fabbrica etrusca, prevalentemente volterrana, e apula. Nell'area dell'ex convento di S. Francesco uno scavo ha restituito anche alcune tracce di strutture risalenti al IV sec., le quali documentano l'esistenza di un'architettura povera, ma di tipo stabile. Nel complesso l'ubicazione dei rinvenimenti permette di rilevare come lo stanziamento preromano si sviluppasse a ridosso dell'antico litorale adriatico, alla foce del fiume Marecchia, dove più propizio doveva risultare l'approdo.
Per il periodo romano, una conferma della datazione alla prima età coloniale della cinta di mura in arenaria è venuta da sondaggi stratigrafici che hanno evidenziato i resti di una torre quadrangolare in prossimità delle due, già note, poste ai lati dell'Arco di Augusto. Nello stesso scavo è stato individuato un deposito votivo di fondazione seppellito ai piedi delle mura, costituito da un emi-scheletro di cane e da tre monete bronzee della serie fusa con «testa di Gallo» e della serie coniata di Ariminum, intenzionalmente associate in un contesto unitario.
Dell'architettura pubblica di R., oltre agli interventi di restauro conservativo operati sulle murature dell'anfiteatro e sui paramenti del ponte di Tiberio, del quale in seguito a sterro sono stati scoperti i muri d'ala originari, va ricordato il rinvenimento di tratti delle sostruzioni anulari e radiali in laterizio della cavea e membrature marmoree della scena del teatro che occupava il primo isolato a Ν del foro. Scavi condotti lungo il tronco meridionale del decumano massimo hanno restituito un basamento in opera quadrata, probabile resto di propileo monumentale all'ingresso del foro, e un ponte ad arcata unica che valicava la fossa Pàtara, del cui corso urbano è ora comprovata l'antichità. Il circuito murario laterizio di età tardo- imperiale è stato infine sondato in più punti, in particolare all'interno della Rocca Malatestiana dove sono stati riportati in luce anche i resti di un torrione quadrangolare.
Numerosi sono i rinvenimenti relativi all'edilizia residenziale, con mosaici assegnabili tanto alla prima e media età imperiale - quale l'importante complesso adrianeo di Palazzo Diotallevi, il cui triclinio di rappresentanza recava elaborate figurazioni fra le quali un vivace paesaggio portuale - quanto all'età tardo-antica, caratterizzata da un prestigioso seppur parziale rinnovamento edilizio.
Di particolare risalto è lo scavo condotto in Piazza Ferrari sui resti di una ricca domus imperiale, con fini pavimentazioni musive policrome (Orfeo tra gli animali), pareti affrescate e varie suppellettili di pregio, tra le quali si segnala un completo corredo medico con mortai, contenitori per medicinali e numerosissimi strumenti chirurgici in ferro e bronzo.
Fra le ultime acquisizioni di ambito sepolcrale si segnalano le membrature recuperate in Via Brighenti, prima attestazione riminese di monumento funerario a edicola di tipo sarsinate, e la necropoli individuata a mare della Via Flaminia, sotto il Palazzetto dello Sport, con sepolture dal II al VI sec. di varia tipologia.
Museo (v. S 1970, p. 657). - Nonostante le raccolte archeologiche riminesi siano state notevolmente arricchite dalle scoperte degli ultimi anni, in particolare per quanto concerne la documentazione ceramica, l’instrumentum, i mosaici e la scultura (ritratto di Augusto dal Marecchia, ritratto di giovane e putto classicistici di età protoimperiale e torso virile d'ispirazione policletea da scavi urbani), il Museo Civico Archeologico, dopo la distruzione subita nell'ultimo conflitto mondiale, è tuttora privo di ambienti espositivi. Un'idonea sede museale è stata individuata nell'ex complesso ospedaliero, già convento dei Gesuiti, attualmente in corso di ristrutturazione. Unica sezione fino a ora allestita è quella del lapidario: all'interno del giardino è collocata una copiosa documentazione compresa fra l'ultima età repubblicana e la tarda antichità (monumenti e iscrizioni sepolcrali, dediche sacre e onorarie, attestazioni di attività pubbliche e magistratuali), ordinata secondo organici criteri epigrafici e tematici.
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