Ricerca archeologica. La documentazione dello scavo
I documenti sono tutto ciò che resta a testimonianza del procedimento interpretativo della stratificazione dopo che lo scavo si è concluso e formano l'unica base analitica attendibile su cui fondare la ricostruzione delle vicende storiche del sito indagato. La coscienza di questo fatto, semplice ma di centrale importanza, ha indirizzato l'attenzione degli archeologi verso questo tema già dagli inizi del XX secolo; tuttora vi è una ricerca costante per migliorare la qualità dei documenti, sfruttando tutte le possibili innovazioni, anche tecnologiche. Lo standard attuale si è consolidato con l'acquisizione del metodo dell'indagine stratigrafica, che, oltre a stabilire le regole della tecnica di scavo, stabilisce anche cosa, quando e come documentare.
Il primo requisito della documentazione analitica è l'equilibrio tra la constatazione oggettiva dell'evidenza e la sua interpretazione soggettiva. Ciò si ottiene con l'applicazione sistematica di un procedimento, che può essere schematizzato in tre fasi: la prima consiste nel distinguere e nel codificare le singole unità presenti all'interno della sequenza stratigrafica e corrisponde in pratica al momento in cui queste vengono identificate; la seconda consiste nella descrizione e nella documentazione; la terza nell'interpretazione di ciascuna unità. Le tre fasi sono in realtà contemporanee tra loro, anche perché il solo distinguere un'unità dalle altre, e quindi darle un nome (ad es., "strato" o "strato di crollo" o ancora "strato di crollo di una copertura" e così via), costituisce già un primo livello interpretativo della realtà. Per questo motivo, ci si affida a un sistema di codici e di parametri descrittivi che limitino la soggettività, ma nel contempo si cerca di trarre dai dati quanta più informazione possibile, per cui già nella fase di registrazione entrano in gioco e sono descritti anche i presupposti interpretativi. Dal punto di vista formale, chiarezza, completezza e congruità sono i requisiti irrinunciabili di una buona documentazione. Il contenuto informativo dei documenti è redatto in modo tale da risultare comprensibile per chiunque voglia o debba servirsene, perché l'archivio dello scavo rimane a disposizione degli studiosi anche dopo eventuali pubblicazioni, perché nello studio delle evidenze sono spesso coinvolti esperti che non hanno fatto parte dell'équipe di scavo e, infine, perché lo scavatore stesso, a distanza di tempo, potrebbe avere difficoltà nel ripercorrere l'itinerario logico che ha determinato le sue stesse scelte, nel momento in cui scavava. Le lacune (anche quelle dovute a mancanze effettive di dati) suscitano in chi legge o consulta altrettanti punti di domanda, quindi i documenti sono costantemente controllati perché siano completi in ogni loro parte e dove rimangono assenze di dati, queste vengono sempre spiegate e giustificate all'interno dei documenti stessi. La documentazione forma un insieme complesso e strutturato, all'interno del quale ciascun documento è collegato a molti altri da informazioni uguali o equivalenti che compaiono in contesti diversi (il caso più tipico è quello delle relazioni stratigrafiche che, essendo speculari, coinvolgono sempre almeno due unità). Non è sufficiente, quindi, che i singoli documenti siano precisi: occorre che siano coerenti tra loro e non creino ambiguità.
Il primo soggetto preso in considerazione nell'insieme documentario è l'area di scavo, intesa come porzione di un più ampio contesto topografico, rurale o urbanistico, o monumentale in genere. Esclusi gli scavi di emergenza, i recuperi o le indagini comunque svolte a fini di tutela, tutti gli altri scavi trovano proprio nello studio del contesto la loro motivazione e le aree vengono scelte, quindi disposte e dimensionate, sempre con lo scopo di rispondere a una problematica specifica, correlata al contesto in cui si trovano. I documenti pertinenti all'area di scavo, quindi, hanno lo scopo di evidenziarne le relazioni spaziali e funzionali con l'ambiente circostante. Tra di essi rientrano anche quelli che indicano la posizione (ad es., le fotografie aeree, le carte topografiche, ecc.) e lo stato di fatto prima dell'inizio delle indagini (ad es., le fotografie d'archivio, le documentazioni di scavi precedenti, ecc.). All'interno dello scavo si distinguono due soggetti principali: le unità stratigrafiche, considerate come entità singole, porzioni minime della stratificazione, la cui grandezza è fissata secondo il livello di analiticità che lo scavatore ha deciso di adottare ai fini della propria indagine; le porzioni di stratificazione, intese come gruppi di unità stratigrafiche, di cui si desiderano registrare le relazioni fisiche e spaziali reciproche. Ciascuno di questi soggetti viene documentato con modalità e con tipi diversi di documenti.
I documenti dello scavo sono organizzati in tre gruppi di base: testi, immagini e grafici. Il nucleo della documentazione scritta è composto dalle schede delle singole unità stratigrafiche. A queste si affiancano altri due tipi di documenti scritti, i registri e le relazioni preliminari, che possono essere redatti in forme e con scopi diversi, secondo le esigenze dei vari cantieri di scavo. Il diagramma stratigrafico è un tipo di documento a sé stante, attraverso il quale viene illustrata la lettura della stratificazione, in forma testuale e grafica. La documentazione fotografica e quella grafica formano due insiemi complementari, ma non intercambiabili, dal momento che il loro valore descrittivo è nettamente diverso. Si privilegiano in genere i grafici, perché si prestano a una rappresentazione codificata delle evidenze che risulta analoga a quella elaborata nelle schede; mentre le immagini, conservando una maggiore oggettività nel contenuto, consentono in una certa misura di ripetere e di verificare l'osservazione del soggetto. È stabilito come regola generale che le unità stratigrafiche siano tutte documentate singolarmente, con almeno due tipi di documenti, cioè schede e grafici, ai quali si può aggiungere la documentazione fotografica quando lo si ritenga opportuno. Spetta, invece, al direttore dello scavo decidere l'assortimento, la quantità e la tipologia degli altri documenti, in base alla qualità e alla complessità delle evidenze, soprattutto per quanto riguarda il contesto dell'area di scavo e le porzioni della stratificazione.
Le schede - Durante lo scavo, non appena si identifica un'unità stratigrafica le si attribuiscono un numero e una definizione ed entrambi vengono registrati sulla scheda, per cui la sequenza numerica delle schede necessariamente coincide con quella delle unità individuate. I dati sono formalizzati, vale a dire smistati in voci predefinite, per evitare che possano essere tralasciate alcune informazioni e che vengano seguiti criteri diversi o soggettivi. Il tracciato ufficiale delle schede cartacee è quello redatto a cura dell'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD); esistono anche numerose varianti che, però, se ne discostano solo nei dettagli. Sono sempre presenti: voci anagrafiche, dove sono indicati il numero e il nome dell'unità stratigrafica, l'area e l'anno di scavo, la localizzazione e i rimandi ad altri tipi di documentazione; voci descrittive, per definire la natura dell'unità stratigrafica, le sue componenti e il modo di formazione; voci per registrare le relazioni stratigrafiche di ciascuna unità rispetto alle altre con cui entra in rapporto; voci in cui trovano posto le valutazioni dello scavatore, come l'attendibilità stratigrafica, le osservazioni e l'interpretazione; voci per la cronologia, assoluta e relativa, e per i reperti contenuti nell'unità stratigrafica; voci per i nomi di chi, rispettivamente, ha compilato, controllato e infine approvato la scheda. La formalizzazione delle voci, però, non è quasi mai sufficiente a rendere del tutto omogeneo il contenuto delle schede, perché ciascun compilatore può usare termini diversi per descrivere lo stesso tipo di evidenza, oppure inserire un tipo di informazione in una voce piuttosto che in un'altra. Per evitare questi problemi si possono usare i vocabolari controllati (meglio se gestiti al computer), efficaci in particolar modo quando una voce (come "definizione", "componenti", ecc.) può essere compilata con uno o più termini chiave; possono anche essere redatte semplici norme di compilazione, che il direttore dello scavo provvede a indicare, secondo le esigenze specifiche del cantiere. Le schede hanno come caratteristica propria, rispetto a tutti gli altri documenti, quella di contenere un gruppo di informazioni in costante accrescimento. Dal momento in cui l'unità stratigrafica viene individuata, per essere poi scavata, a quando vengono analizzati e datati i reperti, le schede necessitano di un aggiornamento costante e non possono essere considerate complete sino a quando l'intera sequenza stratigrafica non sia stata interpretata e periodizzata.
I registri - Per tenere in ordine e per gestire i documenti dello scavo sono necessari i registri, vale a dire elenchi formalizzati che contengano i pochi dati essenziali al controllo della sequenza dei numeri attribuiti alle unità stratigrafiche, al reperimento fisico e all'inventariazione dei documenti stessi. I registri che normalmente vengono compilati sono tre: uno per le unità stratigrafiche, in cui si inseriscono soltanto il numero, la definizione ed eventualmente la posizione di ciascuna di esse; uno per i grafici e uno per le fotografie. Questi ultimi servono principalmente a inventariare i documenti (in quanto oggetti fisici) e recano nella prima voce il numero di inventario, seguito dai dati anagrafici delle unità rappresentate. Quando si eseguono prelievi sistematici delle componenti delle unità stratigrafiche (ad es., matrici terrose, malte, ecc.), per poterle poi analizzare in laboratorio, si tiene anche un registro per l'inventariazione dei campioni provenienti da ciascuna unità. Se la natura dei rinvenimenti lo richiede, a questi si può aggiungere il registro degli ambienti, dove si annotano la sequenza dei numeri e i nomi attribuiti a ciascun vano, conservato o identificato attraverso tracce. Quest'ultimo registro può richiedere aggiornamenti successivi alla prima stesura, dato che le funzioni e le fasi edilizie degli ambienti spesso si chiariscono solo con il procedere dello scavo. Negli altri registri l'unica forma di aggiornamento consentita è la soppressione di un numero, qualora sia stato usato per errore o quando un documento sia andato perduto. I numeri di inventario delle fotografie, dei grafici e dei campioni sono sempre riportati anche sulle schede delle singole unità stratigrafiche.
Le relazioni preliminari - Non tutta l'informazione che lo scavatore elabora può essere contenuta nelle schede, perché queste non sono fatte per accogliere le ipotesi circa le funzioni o le ipotesi ricostruttive riguardanti gruppi di evidenze, oppure le problematiche connesse all'individuazione delle fasi, oppure ancora le motivazioni della strategia di scavo. Deduzioni e ipotesi sono materiali di lavoro che guidano nelle scelte e innescano il procedimento conoscitivo dello scavato nel suo insieme, ma tanto più sono generali, e quindi tendono a creare legami funzionali o cronologici tra evidenze diverse, tanto meno entrano a far parte del livello analitico-descrittivo della documentazione. La funzione specifica delle relazioni che si redigono alla fine di ogni campagna di scavo è appunto quella di non disperdere questo patrimonio prezioso di informazioni. In esse vengono descritti i risultati conseguiti e le tematiche che ne scaturiscono; vi sono raccolti, inoltre, gli studi preliminari fatti per comprendere i rapporti tra l'area scavata e il suo contesto, per analizzare la tipologia delle evidenze e quant'altro sia necessario a illustrare le attività svolte contestualmente allo scavo. Le relazioni non sostituiscono in alcun modo la documentazione analitica e anzi vi fanno costante riferimento per le descrizioni puntuali delle evidenze rinvenute. I testi vengono scritti dal direttore stesso, oppure dai responsabili dei vari settori: anno dopo anno essi formano una sorta di memoria storica dello scavo, utile per documentare i motivi delle scelte fatte e lo sviluppo delle ipotesi formulate per la lettura complessiva del sito.
Il diagramma stratigrafico - Oltre che un documento, il diagramma è per lo scavatore uno strumento di lavoro perché consente di riprodurre, schematicamente e attraverso simboli convenzionali, la sequenza stratigrafica indagata. Il diagramma viene redatto sempre e accompagna tutte le fasi dell'indagine, dallo scavo allo studio, fino all'eventuale edizione. Mentre lo scavo procede, le relazioni fisiche che intercorrono tra le varie unità stratigrafiche vengono annotate nelle schede e riportate in forma grafica nel diagramma non periodizzato, cioè non ancora suddiviso in fasi e interpretato. Se lo scavo è molto vasto e complesso, per comodità e per procedere più speditamente si preferisce suddividerlo in porzioni, ciascuna relativa a un settore, che verranno poi riunite in uno schema unico. A scavo concluso, lo studio della stratificazione e dei reperti in essa contenuti, insieme ad altri elementi datanti, consentirà di articolare il diagramma, suddividendo le unità stratigrafiche in gruppi omogenei per cronologia. In fase di studio il diagramma periodizzato può essere a sua volta elaborato, creando un diagramma per attività, dove siano riunite e numerate per gruppi tutte le unità stratigrafiche (ciascuna comparabile al risultato di un'azione) che concorrono a definire un evento (cioè appunto un'attività).
Le immagini fotografiche - Lo scopo delle immagini è supportare e integrare la documentazione grafica. La documentazione di base è costituita da fotografie in bianco e nero e a colori (con pellicola per stampa o diapositiva), eseguite in serie doppie per ogni inquadratura. Quanto ai soggetti, si considerano due tipologie: fotografie generali e di dettaglio. Le prime documentano uno o più settori dello scavo, i gruppi di ambienti, le strutture che si estendono su un'ampia superficie e anche l'area di scavo nella sua totalità alla fine di ciascuna campagna. Le seconde documentano le unità stratigrafiche più significative, i gruppi di unità, le porzioni della stratificazione in sezione, oppure i reperti di particolare interesse nel loro contesto di rinvenimento. In queste fotografie compare un apparato di riferimenti, costituito da un metro, una freccia indicante il Nord geografico e una lavagnetta su cui sono scritti l'anno, l'area di scavo e il nome dell'unità o dell'ambiente riprodotti nell'immagine. I riferimenti sono indispensabili per una corretta lettura delle fotografie e per la gestione dell'archivio, ma spesso disturbano l'insieme (ad es., nel caso di inquadrature molto piccole). Il direttore dello scavo può quindi decidere di realizzare diverse serie di fotografie, con o senza riferimenti, in bianco e nero e a colori, per poter disporre del maggior numero possibile di materiali utili al momento dell'edizione o per la divulgazione. A questo che è il nucleo tradizionale della documentazione in immagini, si possono aggiungere riprese fotogrammetriche o filmate, che integrino o sostituiscano in parte le fotografie. Le riprese filmate sono state introdotte solo di recente tra la documentazione dello scavo e si sono rivelate utili, oltre che sotto il profilo scientifico, per le potenzialità che offrono nel settore della didattica e della divulgazione.
I grafici - Tutti i grafici eseguiti sullo scavo sono dei rilievi: ciascuna evidenza viene misurata per stabilirne forma, dimensione e posizione, in rapporto a punti di riferimento noti, e tutte queste caratteristiche vengono riprodotte graficamente in scala, cioè usando un rapporto di riduzione preciso rispetto al reale. La scala della rappresentazione grafica può variare secondo la natura dei soggetti da rilevare. Tutti i grafici, inoltre, sono sempre corredati da quote altimetriche, che possono essere relative (cioè calcolate in base a un punto di riferimento a cui si attribuisce un valore dato) oppure assolute (cioè calcolate sul livello del mare); queste vengono rilevate con l'ausilio di un livello ottico o con altri strumenti per il rilievo indiretto (teodoliti, teodoliti elettronici, ecc.). Per mostrare il contesto territoriale o urbanistico in cui è compreso lo scavo si adottano le scale 1:2000, 1:1000 e 1:500. In genere, già prima di iniziare lo scavo, si eseguono rilievi topografici appositi per definire la posizione dell'area e per creare la rete dei punti di riferimento. Questi punti sono fissati sul terreno in modo stabile (con chiodi o picchetti), perché gli scavatori possano servirsene fino a che lo scavo non si sia concluso definitivamente. Il perimetro dell'area e i punti di riferimento sono riportati anche su piante in scala 1:50 e 1:20, che possono servire come base di partenza per costruire altre piante d'insieme dell'area o di dettaglio per i rilievi delle singole unità. Uno dei sistemi più semplici e di uso corrente per ottenere una serie di punti di riferimento è la quadrettatura, che consiste nel creare numerosi assi tra loro ortogonali, i quali incrociandosi formano altrettanti quadrati. Durante lo scavo si eseguono due tipi di grafici: piante e sezioni. Le piante privilegiano la visione orizzontale e sincronica delle evidenze e vengono realizzate singolarmente, per ciascuna unità stratigrafica identificata. Il ruolo che esse svolgono è quello di documentare i limiti delle unità e la qualità della superficie visibile (interfaccia), mentre il corredo di quote altimetriche serve, in questo caso, a dare informazioni sul volume (cioè lo spessore). L'unica pianta che fornisce una visione diacronica è la planimetria generale dello scavo, in quanto contiene più unità stratigrafiche, indipendentemente dalla loro cronologia. Si tratta di un documento realizzato in aggiunta alle piante di dettaglio delle singole unità, con lo scopo di documentare i rapporti spaziali (metrici e altimetrici) che intercorrono tra più evidenze particolari. In genere, questa planimetria si esegue per rappresentare tutte le unità stratigrafiche murarie rinvenute (muri, fondazioni, pavimenti, fogne, ecc.) e per questo motivo può raggiungere notevoli livelli di complessità nei siti pluristratificati; in contesti diversi può essere realizzata anche per documentare l'insieme delle superfici esposte in un dato momento dello scavo. Questa planimetria serve come base per tutte le elaborazioni grafiche successive, in fase di studio e di pubblicazione. Le piante di dettaglio e la planimetria generale debbono coincidere esattamente, dal punto di vista metrico e geometrico; per questo motivo vengono realizzate utilizzando gli stessi punti di riferimento e costantemente controllate. Le sezioni sono per loro stessa natura diacroniche, in quanto tagliano la stratificazione e mostrano i rapporti fisici esistenti tra le diverse unità. Esse privilegiano la visione verticale e servono a documentare il volume e le componenti caratteristiche delle unità che risultano in esse comprese. I limiti delle unità compaiono nelle sezioni marcati da linee che indicano l'andamento delle interfacce, così come sono state individuate dallo scavatore. Anche le sezioni possono essere di dettaglio o generali; di norma, le sezioni di dettaglio si eseguono sempre per documentare la forma delle unità stratigrafiche negative, quelle cioè che corrispondono ad una asportazione della stratificazione (ad es., fosse, buche, ecc.). Come sezioni generali si rilevano sempre quelle relative ai bordi dell'area (cioè le pareti verticali che si formano man mano che lo scavo procede); a queste si possono aggiungere altre sezioni che passano attraverso l'area, in punti significativi scelti in rapporto alla disposizione delle evidenze sul terreno, oppure ancora sezioni architettoniche che mostrino lo sviluppo delle sole strutture murarie rinvenute con le porzioni conservate in elevato. In genere, le piante e le sezioni di dettaglio sono realizzate in scala 1:20, mentre per le sezioni e le piante generali si può scegliere tra questa e la scala 1:50, in dipendenza dell'estensione dello scavo e/o del livello di descrizione grafica necessario. Altri grafici ancora più particolareggiati possono essere indispensabili per documentare unità stratigrafiche complesse o di interesse notevole (ad es., rivestimenti parietali e pavimentali, microstratigrafie di sedimentazioni, reperti nel loro contesto di rinvenimento, ecc.), per cui si usano quasi tutte le scale da 1:10 fino alla scala 1:1. In tutti i grafici, per la descrizione delle caratteristiche peculiari di ciascuna unità stratigrafica, si usa un sistema combinato di rappresentazione naturalistica e di segni convenzionali, attraverso il quale si riproduce la morfologia delle evidenze (caratterizzazione) e si ricorre a una simbologia a colore o a tratto, quando siano necessarie specifiche ulteriori.
Lo scavatore esperto esegue personalmente tutta la documentazione di base dell'unità stratigrafica che ha identificato e che sta scavando, cioè scheda, pianta e, se del caso, fotografia e sezioni di dettaglio. Egli stesso provvede all'aggiornamento dei registri, del diagramma stratigrafico e delle sezioni generali. I grafici più complessi, come le planimetrie di inquadramento topografico e la planimetria generale dell'area di scavo, invece, sono realizzate da specialisti: archeologi che abbiano acquisito esperienza in questo campo o altri professionisti, quali topografi e/o architetti, che a loro volta abbiano esperienza nel settore archeologico. Anche le fotografie generali, le fotogrammetrie e le riprese filmate sono spesso realizzate da esperti che coadiuvano l'équipe di scavo. Nel sistema di tipo tradizionale tutti i documenti vengono prodotti con tecniche manuali e su supporti cartacei, o quanto meno deperibili (come plastiche per disegno, pellicole, ecc.). Testi e grafici sono sempre scritti o disegnati a matita, per facilitare le correzioni, perciò questi documenti non sono immediatamente utilizzabili e debbono essere rielaborati in forma definitiva, per qualsiasi uso se ne voglia fare al di fuori del cantiere di scavo. Le schede recano prestampate soltanto le voci, mentre i contenuti dei rispettivi campi sono manoscritti nel momento in cui la scheda viene usata; i registri sono normali quaderni su cui annotare i dati ordinatamente, per colonne. I grafici sono eseguiti in prevalenza impiegando la tecnica del rilievo diretto, cioè con semplici strumenti di misura (quali metri, metrini, ecc.), con il sistema della trilaterazione oppure con l'ausilio di griglie. Questa prassi di lavoro sta gradualmente cambiando con l'introduzione delle tecnologie informatiche sul cantiere di scavo. La sperimentazione è volta a verificare le potenzialità di un uso sistematico e intensivo di questi nuovi mezzi, sin dal momento in cui si identifica e si registra l'evidenza per la prima volta, con l'intento di migliorare la qualità dei dati primari e di ridurre il numero delle elaborazioni successive, necessarie per l'informatizzazione in archivio. La necessità di diminuire le elaborazioni vale soprattutto per i grafici, ma non è di minore importanza per fotografie e schede. Disponendo di computer portatili sul cantiere di scavo, si possono gestire schede e registri; sempre sugli stessi computer si possono installare programmi che gestiscano i dati provenienti da strumenti elettronici per il rilievo topografico e programmi CAD, con i quali si possono eseguire rilievi di precisione per i punti di riferimento, per le planimetrie generali e per le basi dei grafici di dettaglio. Con macchine fotografiche apposite le immagini possono essere archiviate direttamente su CD e subito collegate agli altri insiemi documentari.
Il trattamento informatico dei dati, che nei cantieri di scavo è ancora nella fase sperimentale, è invece molto comune e ampiamente utilizzato per quanto riguarda la gestione dell'archivio della documentazione. In questo caso i dati vengono trattati in laboratorio per la creazione di banche-dati multimediali, dopo che lo scavo si è concluso. Per il tracciato delle schede di unità stratigrafica non esiste al momento uno standard nazionale (quello proposto dall'ICCD è stato abbandonato, in quanto eccessivamente complesso nella gestione a livello nazionale), per cui ciascun gruppo di lavoro è libero di operare le scelte più funzionali al tipo di ricerca condotta. I grafici vengono in genere acquisiti tramite digitalizzazione o scannerizzazione, mentre le fotografie e le diapositive solo con questo secondo sistema. Una volta informatizzati, i dati possono essere elaborati in vario modo per essere fruiti nell'archivio, oppure per derivarne altri prodotti (come ricostruzioni, animazioni, demo, ecc.); i prodotti derivati dai dati primari possono tornare utili a scopo promozionale, didattico, divulgativo, nonché in sede scientifica. L'archivio perciò non è più statico come era in precedenza, ma è divenuto un vero e proprio cantiere di lavoro, analogo a quello dello scavo.
I documenti sono anche l'unico mezzo attraverso il quale l'archeologo riesce a rendere visibile e comprensibile il proprio lavoro. Nel predisporre la presentazione definitiva dei risultati di un'indagine di scavo si compiono tre operazioni: si scelgono gli elementi indispensabili, dal momento che la documentazione analitica non può mai essere edita integralmente; si elaborano ulteriori documenti, attraverso i quali sia possibile illustrare la sintesi risultante dalle ipotesi interpretative circa la cronologia, la funzione e la ricostruzione delle evidenze; si dà ai documenti una veste definitiva, atta alla riproduzione a stampa. Esistono vari modelli di pubblicazione, tra i quali il direttore dello scavo, che di norma svolge anche il ruolo di editore, può individuare il più consono alla propria impostazione scientifica. Se lo scavo si è svolto seguendo le regole dell'indagine stratigrafica, la soluzione migliore è comunque quella di adottare lo stesso modello metodologico anche in sede di edizione. In questo caso la scelta della documentazione analitica è regolata dalla determinazione delle fasi o periodi, identificati attraverso lo studio delle evidenze e registrati nel diagramma stratigrafico. Le unità stratigrafiche pertinenti a ciascuna fase o periodo vengono descritte per attività (o gruppi di attività), sempre facendo riferimento al diagramma, e rappresentate in piante apposite, elaborate assemblando la documentazione di dettaglio relativa (piante composite); si aggiungono inoltre fotografie, sezioni e altri grafici per illustrare i gruppi di unità più significativi. Tutto ciò costituisce la sintesi della base analitica dei dati. Le ricostruzioni (piante, sezioni, assonometrie, ecc.), fondate sulle evidenze pertinenti a ciascuna fase o periodo, servono invece a spiegare la sintesi interpretativa e vengono descritte e argomentate in testi separati, che in genere seguono quelli relativi alle attività. Questo schema naturalmente può variare nei dettagli in rapporto alle esigenze specifiche dei diversi siti indagati. In dipendenza del tipo di edizione previsto e delle finalità dell'edizione stessa, tutti i materiali documentari vengono poi rielaborati in veste definitiva.
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Sulle piante di periodo o fase: M. Medri, La pianta composita nella documentazione e nell'interpretazione dello scavo, in R. Francovich - R. Parenti (edd.), Archeologia e restauro dei monumenti, Firenze 1988, pp. 305-33.
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