LOMBARDI, Riccardo
Nacque a Napoli il 28 marzo 1908.
Il padre, Luigi (1867-1958), era nato a Dronero in una famiglia di solidi principî cattolici. Allievo di Galileo Ferraris, si laureò in ingegneria nel 1890 presso il Politecnico di Torino, ove ottenne la libera docenza in elettrotecnica; nel 1901 vinse il concorso a cattedra di fisica tecnica a Napoli. Nel 1922 passò come docente di elettrotecnica alla R. Scuola di ingegneria di Roma, ove insegnò fino al 1938. Il 13 giugno 1939 fu nominato senatore del Regno. Fu presidente della Commissione di elettrotecnica internazionale e del Comitato elettrotecnico italiano. Tra le sue pubblicazioni: Lezioni di elettrotecnica, I-II (Napoli 1907); Principii scientifici di elettrotecnica (ibid. 1928) ed Elettrotecnica (Milano 1938).
La madre, Emma Vallauri (1878-1953), era anch'essa di famiglia piemontese, ma di consolidata tradizione laica. Formata a Roma, maturò un'adesione profonda al cattolicesimo che visse soprattutto in una modalità attivistica. A Napoli si occupò del recupero morale e materiale dei fanciulli di strada, fondando il movimento "I bimbi di via", e dell'assistenza alle ragazze madri, creando l'associazione "Apostolato della culla". Nel 1923 ebbe la nomina a presidente nazionale del movimento delle donne di Azione cattolica. La Vallauri scrisse: Per i bimbi di via (Napoli 1920), Per la giornata della madre (Roma 1930), Le mamme di domani (ibid. 1931), Piccola guida per l'azione morale (ibid. 1938), Apostolato della culla (ibid. 1939).
Dal matrimonio nacquero otto figli; oltre al L. e a Vincenzo (morto nel 1913, subito dopo la nascita): Paolo, libero docente di elettrotecnica; Edoardo, ingegnere; Pia, parlamentare della Democrazia cristiana (DC) e dirigente del Fronte della famiglia; Renato, dirigente industriale e presidente della Confindustria dal 1970 al 1974; Annie, missionaria francescana; Gabrio, gemello di Vincenzo, professore di diritto romano.
Dopo avere iniziato gli studi liceali a Napoli, nel 1924 il L. seguì la famiglia a Roma, dove fu iscritto al liceo classico T. Tasso. Conseguita la maturità, nel 1925 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza; dopo una breve crisi psicologica, decise di entrare nella Compagnia di Gesù.
Entrato nel noviziato a Frascati il 24 marzo 1926, durante i dieci anni della formazione gesuitica egli manifestò una concezione mistica della religione, secondo le idee di s. Teresa d'Avila: "seguire sempre con estrema docilità la coscienza, lasciandola libera di fluire e aderendo dolcemente ai suoi ritmi" (Zizola, p. 46).
Frattanto frequentava la facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Roma, dove si laureò nel 1933 in filosofia discutendo la tesi "Cosa pensa s. Tommaso d'Aquino sul pensiero critico". Ordinato sacerdote il 25 giugno 1936, fu inviato a Firenze per l'ultimo anno di probazione.
Qui polemizzò fortemente con compagni di studio inglesi, francesi e statunitensi, approvando la guerra di Etiopia; il fascismo per lui era "una salvezza. […] Ordine, disciplina, serietà di studio e di lavoro, normalità di vita" (ibid., p. 47).
Tornato a Roma, si iscrisse alla facoltà di teologia dell'Università Gregoriana, ove il prefetto degli studi, Carlo Boyer, lo prese in tale considerazione che nel marzo del 1938 lo inviò in sua vece a tenere una serie di conferenze nella facoltà di lettere dell'Università di Padova sul tema "Il problema filosofico della religione rivelata". Fu la rivelazione delle sue capacità oratorie, ma anche - secondo i superiori - delle sue capacità argomentative in materia filosofica, tanto che il generale della Compagnia, W. Ledochowski, lo designò come scrittore della Civiltà cattolica, con l'intento di svecchiare la redazione.
Mentre continuava con successo l'attività di conferenziere-predicatore, invitato da alcune università, il L. non si trovò a suo agio nella redazione di via Ripetta. Laureatosi in teologia alla Gregoriana con la tesi La salvezza di chi non ha fede (Roma 1943), fino all'inizio del 1945 si occupò soltanto di filosofia contemporanea: Pantaleo Carabellese (in La Civiltà cattolica, XCII [1941], 1, pp. 49-62, 202-214, 369-382, 429-440), Giuseppe Tarozzi (ibid., 4, pp. 272-284, 441-453; XCIII [1942], 1, pp. 412-423; 2, pp. 147-156, 359-368), S. Kierkegaard e l'esistenzialismo (XCV [1944], 1, pp. 154-161, 227-236, 359-369; 2, pp. 98-106, 247-255, 366-376; 3, pp. 87-98), F. Nietzsche (ibid., 4, pp. 161-169, 282-288; XCVI [1945], 1, pp. 154-163, 358-366; 2, pp. 147-159, 223-232, 405-415). Di particolare rilievo è la serie di articoli sul "senso della storia" apparsa negli anni 1942-43, poi raccolti nel volume La storia e il suo protagonista (Roma 1943).
Nel 1943, durante una delle sue tournées oratorie, il L. aveva incontrato a Lucca una suora laica, Gilda Maggiorini, che con la sua accesa religiosità influì non poco sulla sua attività fino a quando morì nel 1971: la ricerca di un appoggio in qualche donna carismatica (oltre che nella Maggiorini, egli scorse doni soprannaturali anche nelle religiose Dora Matroni e Maria Bordoni) fu - secondo Martina - dovuta a un bisogno di "rassicurazione psicologica" e di un "consenso che non sempre trovava presso i confratelli" (Martina, 2003, p. 288).
Dopo la liberazione di Roma le direttive di Pio XII furono di rendere la linea politica della rivista più favorevole ai principî democratici e all'unità politica dei cattolici (quindi alla DC). Al L., all'inizio di maggio del '45, venne affidato il compito di rispondere alle avances di P. Togliatti, che aveva ipotizzato un accordo tra comunisti e cattolici sulla base di un comune programma per la ricostruzione morale e materiale dell'Italia.
Con il suo primo articolo politico, Una "mano tesa" minacciosa (in La Civiltà cattolica, XCVI [1945], 1, pp. 147-159), il L. compose un vero e proprio manifesto dell'anticomunismo della Chiesa. Tirato a parte, con numerose ristampe fino a raggiungere le 500.000 copie, e diffuso capillarmente, lo scritto del L. dettava la linea politica ai cattolici. Il comunismo era assolutamente inconciliabile con la dottrina della Chiesa, e non per le rivendicazioni sociali (su questo punto la Chiesa aveva già mostrato come si potesse risolvere la questione sociale senza immani sconvolgimenti), ma per i suoi presupposti ideologici basati su un vero e proprio dogmatismo irreligioso.
Dallo stesso mese di maggio il L. iniziò una serie di predicazioni contro il comunismo fuori dalle chiese; dal teatro Quirino di Roma, il 31 maggio 1945, proseguì in teatri e piazze di molte città italiane con grande afflusso di pubblico, partecipando di fatto alla campagna elettorale per la Costituente.
Nella Civiltà cattolica, fra il giugno 1945 e la fine del 1946, pubblicò nove articoli sul marxismo e sul comunismo, raccolti poi in volume: La dottrina marxista. Esposizione e discussione (Roma 1947).
Dopo le elezioni del 2 giugno 1946 il L. entrò in contatto con i gruppi favorevoli alla ricerca di una "terza via" fra comunismo e capitalismo mediante un programma sociale, al fine di recuperare su questa base l'appello di Pio XII per la "crociata", per la riconquista cristiana del mondo. Per qualche mese il L. sembrò favorevole a questa linea: in L'ora presente e l'Italia (in La Civiltà cattolica, XCVIII [1947], 1, pp. 12-24) incitava a "un cristianesimo socialmente applicato e vissuto" così da "assolvere il pesante compito storico d'esser quasi la sintesi di liberalismo e comunismo. Altrimenti la religione si presenterà […] quale "oppio del popolo"" (p. 14). Per il L. era essenziale però che questo progetto fosse diretto dall'alto.
L'11 genn. 1947, ricevuto per la prima volta in udienza privata dal papa, gli presentò un piano di mobilitazione generale dei cattolici, che Pio XII approvò, rimproverandogli però un'eccessiva "lode dei comunisti, come se essi soli avessero la preoccupazione della giustizia sociale" (il resoconto dell'udienza, stilato dal L., in Zizola, p. 85).
Tra il 19 febbraio e la Pasqua del 1947, il L. tenne alla radio una serie di trasmissioni (Radio orientamenti, Roma 1947) che gli dette ampia popolarità in tutta l'Italia: la foga della sua oratoria, spesso intercalata dalla frase "Gesù mi ha detto", gli meritò il soprannome - ironico soltanto per i laici e le sinistre - di "microfono di Dio". Il grande ascendente acquistato presso i ceti piccolo-borghesi e popolari fu utilizzato efficacemente nella lunga campagna elettorale che precedette le elezioni politiche del 18 apr. 1948, cui il L. partecipò anche predicando le "missioni".
Gli articoli che il L. pubblicò nel 1947 nel periodico dei gesuiti, Rilievi sulle forze cattoliche in Italia (Per una mobilitazione generale) (XCVIII [1947], 2, pp. 385-392; 3, pp. 12-23) e Vigilia di mobilitazione (ibid., 4, pp. 15-26, 222-233, 406-416), raccolti nel volume Per una mobilitazione generale (Roma 1947), con un linguaggio religiosamente ispirato, esponevano un piano con finalità più vicine a quelle dei cattolici conservatori (in linea del resto con le direttive di Pio XII) che a quelle dei democratici cristiani.
Il punto di partenza della concezione del L. era religioso, ma il punto di arrivo era la costituzione di uno Stato cristiano integrale: si tratta quindi della riproposizione, adeguata alle diverse esigenze della società del XX secolo, della formula cattolica del primo Ottocento, con una forte accentuazione del ruolo del papa e dell'unità dei cattolici. Pio XII approvava il tradizionalismo del L. e ammirava il fervore con cui egli sapeva trascinare le folle, ma sul piano politico dava più credito ai Comitati civici promossi dal presidente dell'Unione uomini di Azione cattolica L. Gedda, orientati più direttamente in senso politico-elettorale, e sul piano culturale guardava con favore a Civiltà italica, un'associazione politico-culturale conservatrice diretta dal rettore del Seminario romano mons. R. Ronca e patrocinata dal direttore di Civiltà cattolica G. Martegani.
Sul piano concreto della mobilitazione il L. prese contatti con esponenti dell'Azione cattolica (il presidente nazionale V. Veronese e l'assistente ecclesiastico mons. G. Urbani in primis) per proporre - con l'approvazione del papa - la "Crociata della bontà", da predicarsi in tutte le diocesi d'Italia, sotto la sua guida, da un gruppo di sacerdoti e di laici: l'obiettivo del L. era la costituzione di un movimento che andasse al di là della vicenda elettorale e fosse teso al rinnovamento della Chiesa e alla preparazione di una società cristiana più giusta. La Crociata della bontà partì il 27 febbr. 1948: le predicazioni, esplicitamente anticomuniste, del L. e del confratello V. Rotondi suscitarono grande adesione di pubblico (il 21 marzo, a Milano in piazza Duomo, era presente una folla di 250.000 persone: Zizola, p. 136).
Dopo la netta vittoria della DC nelle elezioni del 18 aprile, il 5 maggio il L. - in preda all'esaltazione per il successo ottenuto - fu ricevuto in udienza da Pio XII, al quale espresse in forma profetica e nei modi apocalittici che gli erano consueti quello che era stato evitato e quello che si sarebbe dovuto fare. Nel caso di una vittoria dei comunisti ""una strage orrenda" doveva coinvolgere papa, cardinali e vescovi: "Doveva succedere una rivoluzione, Santità" dice Lombardi. "Ma non succederà. Gesù vuole che si faccia pacificamente quel rinnovamento della Chiesa che si sarebbe fatto così. E vuole che cominci da lei, qui, nella Curia romana"" (testimonianza orale di Rotondi, Zizola, pp. 137 s.). Il papa si mostrò ancora preoccupato del pericolo comunista, ma molto tiepido circa la riforma della Chiesa. Il L., comunque, il 12 maggio portava a termine la stesura di un Progetto di rinnovamento della Chiesa, primo di una serie di rifacimenti (le varie versioni sono a Roma, Archivio del Movimento per un mondo migliore).
In un discorso tenuto il 30 maggio all'Ara Coeli il L. pronunciò un passo che deprecava eccidi e vendette private commessi nel 1944-45 da esponenti della Resistenza ("Migliaia di morti nelle strade delle nostre città. Ed oggi qualcuno è onorato per quegli assassinii. Ma verrà il giorno in cui giustizia si farà": cit. in Zizola, p. 142). La querela avanzata dall'Associazione nazionale partigiani d'Italia fu archiviata, ma le polemiche e i consensi seguiti a quell'episodio contribuirono a far scivolare politicamente il L. sempre più verso destra.
Dopo che, nel dicembre del 1948, il generale della Compagnia J.B. Janssens gli aveva intimato di non occuparsi più di comunismo e di limitarsi a trattare argomenti religiosi, egli replicò che quanto aveva fatto gli era stato ordinato direttamente dal papa. In tale occasione nemmeno questi lo sostenne, e il L. ne addossò la responsabilità a qualche malevolo prelato di Curia. Invero non si sentiva più tagliato per un'attività di studio o di riflessione: "Ormai la figura del filosofo è impallidita in me […]. La mia specializzazione è quella che sento che Gesù vuole da me: di essere la sua voce" (in Zizola, p. 177).
Tra il 1949 e il 1951 il L. portò la Crociata della bontà all'estero: in Austria, Francia, Belgio, Stati Uniti, Olanda, Germania, e nell'America latina, con lunghi intermezzi in Italia.
I toni apocalittici e populistici da lui adoperati provocavano ormai disagio nella stessa redazione della Civiltà cattolica: il 30 genn. 1950 la consulta degli scrittori chiese ai superiori il suo allontanamento. Dopo questa data la collaborazione del L. si limitò a tre articoli: Proprietà e vita (CII [1951], 1, pp. 47-59), Il vessillo d'un mondo migliore (CIII [1952], 1, pp. 477-486) e Due discorsi, due vessilli: di Pio XII e di Stalin (ibid., 4, pp. 361 s.).
Tra il 1950 e il '51 l'attivismo del L. invase il campo più propriamente politico delineando un "Piano per l'Italia" intriso di elementi teocratici e socialisteggianti (tra l'altro prevedeva una forte redistribuzione del reddito con l'introduzione di una tassa patrimoniale e la proibizione dello sciopero politico).
In pochi mesi incontrò dirigenti politici e altri esponenti cattolici: tra gli altri, E. Medi, I. Giordani, G. Pastore, G. Gonella, Gedda, G. Dossetti e, infine, A. De Gasperi. Comprese che non sarebbe riuscito a nulla. Si volse allora, ancora una volta, a tentare una riforma dell'organizzazione ecclesiastica su una linea centralistica; ebbe contatti con prelati e cardinali di Curia, presentò vari memoriali al papa; in occasione della proclamazione del dogma dell'Assunzione di Maria (1° nov. 1950) predicò a circa 400 dei 622 vescovi convenuti a Roma da ogni parte del mondo. Le sue idee, nel migliore dei casi, incontrarono tiepidi consensi.
Il papa, comunque, continuava a mostrargli il suo favore tanto che, all'inizio del 1951, poi dissuaso dalla stessa Compagnia (Martina, 2003, p. 289), pensò di nominarlo vescovo e vicario della diocesi di Roma come successore di F. Marchetti Selvaggiani. Mentre contro la sua predicazione, aggressiva e intollerante, cominciavano a giungere in Vaticano le proteste degli stessi vescovi, il L. pubblicò un libro in cui delineava nuovamente la riforma della Chiesa e della società, Per un mondo nuovo (Roma 1951).
All'inizio del 1952 Pio XII, preoccupato che le sinistre potessero vincere le elezioni amministrative a Roma, nominò Gedda presidente nazionale dell'Azione cattolica italiana, al posto di V. Veronese legato a G.B. Montini e De Gasperi, e approvò il "piano di mobilitazione per il rinnovamento religioso di Roma" proposto dal L. con l'obiettivo di restaurare la "città sacra".
Le missioni, condotte da questo e dal confratello Rotondi, con molte frizioni con il vicario di Roma C. Micara e con le parrocchie, si inserirono di fatto nella preparazione della competizione elettorale. Il 18 febbr. 1952, in una riunione in casa dell'avvocato Umberto Ortolani (un personaggio, legato al mondo dell'affarismo romano di epoca pacelliana, in seguito più noto per l'appartenenza alla loggia massonica P2 e per la parte avuta nel crac del Banco Ambrosiano), venne chiesto al L. e a Rotondi di "scendere in campo per il bene dell'Italia" (Zizola, p. 295). L'obiettivo era la formazione di tre liste civiche apparentate, in rappresentanza della DC, dei monarchici e del Movimento sociale italiano (MSI). Il compito del L. era di guadagnare all'idea i vertici democristiani. Dopo un suo infruttuoso incontro con il segretario della DC, Gonella, e i contatti positivi avuti da Ortolani con la destra economico-finanziaria, il L. fu incaricato dal papa di tentare di convincere direttamente De Gasperi. L'incontro, avvenuto il 17 aprile alla presenza di Gonella, si concluse con la contrarietà del presidente del Consiglio al varo di una lista che comprendesse anche esponenti del MSI. Un ultimo vano tentativo il 17 aprile fu compiuto maldestramente dal L. con la moglie di De Gasperi, Maria Francesca Romani, la quale dopo un colloquio concitato lo mise alla porta. Si prese atto del fallimento del tentativo e, poiché alcuni conservatori, tra cui Gedda, paventavano o minacciavano la nascita di un secondo partito cattolico, dal Vaticano fu suggerito al fondatore del Partito popolare italiano don L. Sturzo di promuovere una lista unica con candidati da lui scelti d'accordo con le destre, ma anche questo tentativo non riuscì. La forte contrarietà di molti esponenti del mondo cattolico (tra l'altro G. Andreotti scrisse al papa un memoriale in cui metteva in guardia sui gravi rischi dell'iniziativa) indusse infatti Pio XII a far desistere Sturzo (21 aprile).
Il fallimento dell'operazione Sturzo coincise con quello del movimento per il rinnovamento religioso di Roma perseguito dal L., il quale credette di individuarne il responsabile nel cardinale Micara. Di qui l'idea di chiedere al papa di sostituirlo con G. Casali, un sacerdote lucchese confessore della Maggiorini, divenuto da alcuni anni collaboratore del Lombardi. Le insistenze del L. su questo punto oltrepassarono ogni limite (Rotondi testimonia che Pio XII nell'udienza del 21 ag. 1952, esasperato, arrivò al punto di invitare provocatoriamente il L. a sedersi al suo posto sul seggio papale: Zizola, p. 288) e segnarono la fine della fiducia del papa nei suoi confronti.
Ma il L. rimase convinto di essere stato investito dall'alto della missione di riformare la Chiesa e la società e non rinunciò a iniziative politiche insieme con le destre. Nel settembre del 1952 egli dette vita con Rotondi e Ortolani a una sorta di loggia segreta, con l'obiettivo di "conquistare i posti direttivi e poi il mondo intero a Gesù" (ibid., p. 311). Nell'ambito della riforma religiosa, nel febbraio 1953 decise la fondazione di un istituto denominato "Per un mondo migliore" (cfr. il volume Pio XII per un mondo migliore, Roma 1953).
Nonostante le perplessità dei superiori della Compagnia, ottenne l'incoraggiamento del papa e l'uso della villa Mondragone, presso Frascati, dove riunì un gruppo di sacerdoti, secolari e regolari, e di laici (tra gli altri E. Medi): l'attività del movimento consisteva nell'organizzazione di conferenze, seminari ed esercizi spirituali per religiosi e laici.
Nel 1954, alle prime avvisaglie dell'apertura a sinistra, il L. ebbe parte non trascurabile nell'allontanamento di M. Rossi dalla presidenza dell'Azione cattolica italiana e di Montini dalla Curia, entrambi perché ritenuti favorevoli a un intesa della DC con i socialisti. Nel novembre promosse un corso per i politici, denominato Acies ordinata, cui parteciparono fra gli altri Andreotti, Gonella, Medi, G. Pella, G. Spagnolli, F. Tambroni e G. Togni.
Nel 1956, d'accordo con il gesuita boemo P. Hlnilica, segretario del comitato segreto della "Chiesa del silenzio" (e promotore dell'associazione Mystici Corporis Christi che raccoglieva gli esuli dell'Europa orientale e si proponeva di infiltrare missionari nei paesi soggetti al comunismo), meditò di coordinare il suo movimento con quello dei Focolari, fondato nel 1943 da Chiara Lubich: a questo scopo chiamò alcuni focolarini a gestire il Centro internazionale Pio XII per un mondo migliore (il decreto del S. Offizio del luglio 1957, che negava l'approvazione dei focolarini, impedì il progetto di fusione).
Nei primi mesi del 1957 il movimento si trasferì in una nuova sede, molto più ampia, sulla via dei Laghi a nord del lago di Albano, nel comune di Rocca di Papa: la proprietà era dell'Unione uomini di Azione cattolica, le risorse provenivano per la maggior parte da offerte di esponenti del mondo finanziario di destra.
Con l'avvento al pontificato di Giovanni XXIII (1958), il movimento del L. fu guardato con diffidenza: tra l'altro, nel 1960, il papa chiese perentoriamente quali fossero le fonti di finanziamento dell'opera.
Si accertò che, nel 1959, le entrate erano state di 134 milioni di lire: di questi, 53 milioni provenivano dalle rette per la frequenza ai corsi, 27,5 milioni da offerte di benefattori, il rimanente era stato erogato da alcuni politici democristiani con cariche di governo o elargiti da personaggi del mondo industriale e finanziario. Un'altra preoccupazione della S. Sede fu quella di sapere se il Mondo migliore conservasse legami con la società Via dei Laghi, costruttrice del Centro, sospettata di collusione con ambienti finanziari equivoci. La proprietà della sede di via dei Laghi fu ceduta, quindi, dall'Unione uomini di Azione cattolica all'Ente ecclesiastico collegio di Mondragone, costituito dalla Compagnia nel 1934 e di cui il L. fu nominato rappresentante legale.
Nonostante la contrarietà della S. Sede, impegnata nel recupero di relazioni più distese con i paesi dell'Est europeo per ottenere maggiore libertà per la Chiesa, il L. continuò la sua crociata anticomunista, avversando il nascente centrosinistra.
Non rifiutando l'ipotesi di un secondo partito cattolico ancora agitata nel 1961 dal gruppo facente capo al faccendiere Ortolani, il 7 novembre di quell'anno partecipò a una cena a casa di R. Pacciardi: scopo della riunione era "vedere se può farsi qualcosa per salvarci dal comunismo […]. Pacciardi è deciso a ricorrere alle armi in piazza, nel caso. Io non ho detto che il massimo impaccio nella predicazione che avevo pensato per l'Italia è il Papa […]. Io ho proposto l'incontro dei politici ad altissimo livello spirituale, meditando la morte e appellando alla coscienza pel bene comune. Piace moltissimo. Ma come fare? Se si domanda all'autorità ecclesiastica di appoggiare, forse ferma tutto; e senza essa, come avere le diverse correnti?" (Zizola, p. 442).
La richiesta di approvazione a Giovanni XXIII, che gli concesse udienza oltre 3 mesi dopo, il 23 dic. 1961, infatti, non ebbe esito positivo. In questa occasione il L. consegnò al papa un volume appena stampato, Concilio. Per una riforma nella carità (Roma 1961).
Il contenuto del libro non era nuovo, riproponendo le idee di riforma della Chiesa già elaborate dal L. oltre dieci anni prima: misure per bandire ogni sfarzo dalle sedi e dalle cerimonie ecclesiastiche, provvedimenti per colpire il carrierismo dei prelati, allargamento della Curia a prelati di ogni parte del mondo, creazione di un Senato del mondo (un'assemblea di laici qualificatissimi, di salda fede cristiana, di vari Paesi, sotto la guida della S. Sede). Il libro fu inviato a molti vescovi e alla stampa, la maggior parte della quale concluse che le idee del L. coincidevano con quelle del papa.
L'irritazione in Vaticano fu forte. Si era alla vigilia dell'apertura del Concilio e il libro fu giudicato del tutto inopportuno, in quanto - di là da ogni giudizio di merito sulle proposte - poteva avallare il sospetto che il papa avesse già deciso quali dovessero essere le conclusioni conciliari o, per lo meno, precostituire un ordine del giorno. Il generale della Compagnia fu invitato a ritirare le copie del libro e a impedire le traduzioni annunciate. Si decise, comunque, di non procedere a una condanna ufficiale sia per non umiliare la Compagnia sia per non nuocere al Mondo migliore (il 7 genn. 1962 l'Unità aveva denunciato le collusioni fra questo istituto e la società costruttrice dell'aeroporto di Fiumicino, la cui attività era oggetto delle indagini di una commissione parlamentare d'inchiesta). La questione fu risolta con un articolo del maestro del Sacro Palazzo, L. Ciappi, Verso il Concilio in unione col Romano Pontefice (11 genn. 1962), che, solo alla fine, prendeva in esame lo scritto del L. affermando che "evidentemente vi sono avanzati pareri, osservazioni, critiche che non hanno altro valore che privato, personale".
L'effetto di questa sconfessione fu fortemente negativo per il Mondo migliore: vennero meno molti finanziamenti, diminuì la frequenza ai corsi. La Compagnia negò l'imprimi potest a uno studio del L., sulla questione degli ebrei, giudicato dai superiori tale da "suscitare controversie spiacevoli" in quanto "le dottrine esposte non sono ammesse da tutti gli studiosi. né il contributo scientifico è tale da compensare il rischio paventato" (Zizola, p. 567 n. 17). Ovviamente il L. fu tenuto al di fuori dai lavori conciliari.
Appena salito al soglio (giugno 1963), Paolo VI nominò il cardinale I. Antoniutti superiore responsabile del Mondo migliore, che di fatto fu commissariato con divieto all'ingresso di altri sacerdoti regolari.
Alla fine del 1964 il L. fu diffidato dall'occuparsi di questioni politiche e il 6 apr. 1965 subì un attacco di trombosi cerebrale. Alla fine dell'anno il movimento Mondo migliore, finito il commissariamento, fu posto sotto l'autorità diretta della Compagnia: nel 1975 il L. cedette anche formalmente la direzione del Mondo migliore a J.P. Cubero.
Dedicatosi soprattutto alla predicazione, con frequenti viaggi in America latina, egli propose ancora invano al papa fino al 1971 la costituzione di un gruppo di missionari, in numero di 500-600, per la diffusione in tutto il mondo del messaggio evangelico contro la laicizzazione della società. Negli ultimi anni visitò molti Paesi dell'Estremo Oriente (India, Vietnam, Tailandia, Hong Kong e Giappone).
Il L. morì a Rocca di Papa, nella sede del Mondo migliore, il 14 dic. 1979.
Fonti e Bibl.: L'imponente e documentata biografia di G. Zizola, Il microfono di Dio. Pio XII, padre L. e i cattolici italiani, Milano 1990, soggiacendo al fascino del personaggio biografato, non riesce a collocare in maniera soddisfacente l'azione del L. nell'ambito del variegato movimento cattolico del dopoguerra; fornisce, tuttavia, ampie citazioni di fonti inedite che consentono di comprenderne la posizione politico-religiosa e la psicologia (su questo libro v. la recensione di G. Martina, Una biografia del p. R. L., in La Civiltà cattolica, CXLII [1991], 1, pp. 32-44). Al contrario, molto severo è il profilo di G. Martina, Un caso speciale: p. L., in Id., Storia della Compagnia di Gesù in Italia (1814-1983), Brescia 2003, pp. 287-300. Si vedano, inoltre, A. Riccardi, Roma "città sacra"? Dalla conciliazione all'operazione Sturzo, Milano 1979, ad ind.; Id., Il "partito romano" nel secondo dopoguerra (1945-1954), Brescia 1983, ad ind.; F. Molinari, L., R., in Diz. stor. del movimento cattolico in Italia 1860-1980, II, I protagonisti, Casale Monferrato 1982, pp. 311-314; R. Sani, Da De Gasperi a Fanfani. "La Civiltà cattolica" e il mondo cattolico italiano nel secondo dopoguerra (1945-1962), Brescia 1986, ad ind.; L. Mangoni, In partibus infidelium. Don Giuseppe De Luca: il mondo cattolico e la cultura italiana del Novecento, Torino 1989, ad ind.; A. Riccardi, Pio XII e Alcide De Gasperi (una storia segreta), Roma-Bari 2003, ad indicem.