FONTANA, Riccardo
Nacque probabilmente a Carpi (Modena) nel 1712 circa, da famiglia originaria di Fabbrico (Reggio Emilia), figlio di Giovanni e di Antonia Riccardi. Il Cabassi (1784, pp. 86-88), principale biografo del F., indica nel 1762 la data di morte dell'artista "in età di presso cinquant'anni" specificando di aver raccolto gran parte delle notizie dalla "viva voce" del F. stesso. È sempre il Cabassi, inoltre, a far supporre un trasferimento della famiglia a Carpi in un periodo di tempo assai vicino alla nascita del F., definito "carpigiano", nonché artista poliedrico, architetto, scultore, stuccatore, scagliolista e musico.
L'apprendistato artistico del F. si svolse a Carpi con G. Lucenti, "architetto muratore", meglio noto come "Maestro delle Belle Scale" (ibid., p. 120). Tra il 1724 e il '25 realizzò gli ornati in stucco dell'oratorio del Ss. Crocifisso a Carpi, andati perduti nel successivo rifacimento (1761-1763) dell'oratorio stesso.
Sposatosi in giovane età con Caterina Ponti, il F. fu abbandonato dalla moglie che si trasferì come governante presso i marchesi Malaspina nel feudo di Villafranca in Lunigiana. Amareggiato, decise quindi di recarsi a Roma, dove giunse intorno al 1746, con lettere di raccomandazione della famiglia Dosi di Carpi, da presentare al concittadino G. Dosi, architetto pontificio sotto Clemente XII e Benedetto XIV. Accolto amichevolmente dal Dosi, il F. iniziò presso di lui lo studio dell'architettura civile, mentre per mantenersi agli studi mise a frutto le proprie doti di musico, avviando una apprezzata scuola di canto e di violino.
Specializzatosi nella tecnica dello stucco il F. si pose in seguito al servizio dell'architetto P. Posi, che dall'inizio del sesto decennio del secolo vantava come principale committente il principe Fabrizio Colonna di Paliano. Grazie all'appoggio del Posi, il F. poté ottenere di lavorare nella prestigiosa dimora romana dei Colonna in piazza Ss. Apostoli dove "molto travagliò d'ornati e scolture a cammei negli appartamenti" (ibid, p. 87). Sempre a Roma eseguì anche gli ornati in stucco per la chiesa di S. Apollinare del collegio germanico-ungarico, ricostruita a partire dal 1742 su progetto di F. Fuga. Di questi lavori tuttavia non esistono riscontri documentari (Mallory, 1982). Il Cabassi (p. 88) fa menzione anche di alcune "opere a bassi rilievi" eseguite dal F. in località "Salti quindici miglia lontano da Roma", ma di tali lavori non si hanno ulteriori notizie.
Dopo il lungo soggiorno romano il F. nell'agosto del 1761 tornò a Carpi, dove si mise al lavoro nella chiesa di S. Maria delle Grazie (poi di S. Rocco) dei padri serviti e nel palazzo Grillenzoni ora Barbieri. Si tratta delle uniche opere nelle quali attualmente è possibile riconoscere la sua mano.
Per la chiesa di S. Maria delle Grazie, ricostruita a partire dal 1750, il F. eseguì i delicati decori in stucco che definiscono le membrature architettoniche delle singole cappelle. L'esecuzione dei bassorilievi richiama elementi classici interpretati con grazia rococò di ascendenza borrominiana. Una spiccata ricerca naturalistica si evidenzia negli estradossi degli archi definiti dallo svolgersi dei festoni di foglie e fiori uniti da palmette e nastri mentre maggiore sobrietà si evidenzia nei pilastri binati a fianco delle cappelle. Decori in stucco sono presenti anche nel loggiato superiore del cortile del convento attiguo alla chiesa nonché nel soffitto di una stanza e nello scalone.
In palazzo Grillenzoni a Borgonovo gli interventi del F. si riconoscono negli ornati dei capitelli delle colonne e nei pilastri dell'atrio inferiore di tipo corinzio, nei decori a riquadri dello scalone a doppia rampa, nella grande sala del piano nobile. In quest'ultimo ambiente, in particolare, le porte risultano concluse da cornici in stucco entro le quali sono inserite tele dipinte a tempera raffiguranti episodi di storia romana e della Gerusalemme liberata, eseguiti nel 1740 dal carpigiano G.B. Solieri (più noto come fra Stefano da Carpi), circa vent'anni prima dell'intervento del Fontana.
Il F. morì nel 1762, poco dopo il suo rientro a Roma.
Fonti e Bibl.: E. Cabassi, Notizie degli artisti carpigiani... [1784], a cura di A. Garuti, Modena 1986, pp. 86-88, 120, 206 nn. 182-186 (con bibl.); P. Portoghesi, Roma barocca, Roma 1966, pp. 437 s.; M. Pelliciari, Qualche notizia per il capomastro G. Lucenti, in Aspetti e problemi del Settecento modenese, II, Modena 1986, pp. 111-122; N.A. Mallory, Notizie sull'architettura del Settecento a Roma, in Boll. d'arte, LXVII (1982), 15, pp. 142 s.; A.M. Matteucci, L'architettura del Settecento, Roma 1988, pp. 20, 22, 34, 252; A. Garuti, S. Rocco, la storia, il restauro, Carpi 1989, pp. 15 s.; A. Garuti - D. Colli, Carpi. Guida storico artistica, Reggio Emilia 1990, pp. 164, 238, 261, 265; A. Garuti, La scagliola, arte dell'artificio o delle meraviglie, in D. Colli - A. Garuti - R. Pelloni, La scagliola carpigiana e l'illusione barocca, Modena 1990, pp. 22, 118 s.; Notizie degli architetti attivi a Roma tra il 1680 e il 1750, in In urbe architectus. Modelli disegni misure ... (catal.), a cura di B. Contardi - G. Curcio, Roma 1991, pp. 422-424, s. v. Posi P.; A. Garuti, Dosi G., in Diz. biogr. degli Ital., XLI, Roma 1992, pp. 523 s.; E. Guaitoli Panini, Attività a Carpi dell'architetto G. Dosi, in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le antiche provincie modenesi, s. II, XV (1993), p. 190.