FASANELLA (Fascianella, Faxianella, Fagianella, Phasanella, Phasenella), Riccardo di
Nacque nel Cilento, figlio del nobile Guglielmo di Fasanella, dei quale si hanno notizie intorno al 1210 e che morì prima del 1231. Dopo il matrimonio con Filippa, una delle figlie di Tancredi di Palude, che era titolare della baronia di Fasanella, ebbe in feudo, prima del 1231, la baronia di Postiglione, sita alle pendici settentrionali dei monti Alburni, nel Cilento. Quando, nel maggio 1231, suo fratello Pandolfo trasferì al monastero di Cava un suo vassallo, il F. e il nobile salernitano Landolfo di Canali furono garanti della donazione nei confronti dell'abate.
Il F. è ricordato al servizio dell'imperatore Federico II per la prima volta nel maggio 1240, quando fu inviato al capitano generale delle province di Terraferma del Regno, Andrea di Cicala, perché si mettesse ai suoi ordini. Si dovette comportare con onore se, subito dopo, fu nominato giustiziere di Principato e di Terra Beneventana (il suo predecessore Tomffiaso da Montenero, in carica dal 1233, risulta infatti attivo fino al maggio 1240). Negli ultimi mesi del 1241 il F. ricevette l'incarico di riscuotere la colletta generale della sua provincia, ammontante a 7.200 onze d'oro. Il suo mandato dovette concludersi nel novembre 1241, dato che già nel febbraio 1242 gli era subentrato Guglielmo di Filippo da Potenza.
Un nuovo impiego toccò al F. nel 1243, quando sostitui il vicario generale delle Marche Roberto di Castiglione, attestato in questo ufficio fino al dicembre 1242. Il suo compito di difendere l'egemonia del partito imperiale nelle Marche, consolidato dalla spedizione condotta nel 1239 da re Enzo e dall'azione del suo predecessore, incontrò solo resistenze locali, dato che, a causa della vacanza del soglio pontificio sin dal 1241, da parte del Papato non fu presa alcuna efficace iniziativa politica. Nel giugno 1243 il F. si trovava nell'accampamento imperiale davanti a Roma, nell'ottobre in quello posto davanti a Viterbo. Egli prese quindi parte, alla testa di un contingente condotto dalle Marche, alle spedizioni contro Roma (inizio dell'estate 1243) e all'assedio di Viterbo, ribellatasi nel settembre 1243. Durante il suo vicariato generale nella Marca d'Ancona promosse anche un'indagine sulle consuetudini giuridiche di Civitanova, che nel 1244 l'imperatore, dopo l'esame della Magna Curia, ratificò con un privilegio. Il F. fu licenziato con ogni probabilità verso la fine del 1243, dato che nel gennaio 1244 Riccardo di Caserta, già vicario generale nel ducato di Spoleto, assunse pure il vicariato generale nelle Marche.
Dopo il ritorno nel Regno, nei primi mesi del 1246, il F. partecipò insieme con i suoi fratelli al complotto contro l'imperatore Federico II e fu tra quei nobili che sotto la guida di Tebaldo Francesco occuparono Capaccio e resistettero per quattro mesi all'assedio dell'esercito imperiale. Dopo la presa della città, il 16 luglio 1246, fu catturato, mutilato e come gli altri capi della ribellione giustiziato in maniera crudele.
L'imperatore fece requisire i suoi feudi e le sue proprietà personali; i beni a Eboli, che il F. aveva in affitto dal monastero di Cava, in seguito furono però restituiti al monastero. Dopo la morte di re Corrado IV e il crollo della dinastia sveva nel 1254 la baronia di Postiglione tornò dapprima in possesso del fratello ed erede del F., Pandolfo, ma quando Manfredi riprese la supremazia, Landolfina, figlia del precedente barone di Postiglione Guglielmo di Palude e moglie di Giovanni da Procida, rivendicò con successo i suoi diritti ereditari davanti al competente tribunale di Manfredi. Fino al 1266 la baronia di Postiglione rimase così nelle mani di Giovanni da Procida e solo dopo la morte di Manfredi essa ritornò a Pandolfo di Fasanella.
Fonti e Bibl.: Cava de' Tirreni, Arch. dell'Abbazia della Ss. Trinità, Armadio Magno M. 24 (pergamena del 1231 maggio); Arca Nuova 52, 33 (pergamena del 1246 luglio 13; Roma, Bibl. Angelica, ms. n. 277: G. B. Prignano, Historia delle famiglie di Salerno normande, II (1641), ff. 85, 86-86v; J. L. A. Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici Secundi, V, 2, Paris 1859, pp. 973 s.; VI, 1, ibid. 1860, pp. 241-243, 435, 437 s., 458; E. Winkelmann, Acta Imperii inedita, II, Innsbruck 1880, pp. 328 n. 371, 329 s. n. 373, 666 n. 873/III; J. F. Böhmer-J. Ficker-E. Winkelmann, Regesta Imperii, Abt. V, (1198-1272), Innsbruck 1881-1901, nn. 3087, 3273, 3365, 3386, 3449, 3561; Iregistri della Cancelleria angioina..., a cura di R. Filangieri, II, Napoli 1951, p. 273; J. Ficker, Forschungen zur Reichs- und Rechtsgeschichte Italiens im Mittelalter, II, Innsbruck 1869, p. 511; E. Winkelmann, Kaiser Friedrichs II. Kampf um Viterbo, in Historische Aufsätze dem Andenken an Georg Waitzgewidmet, Hannover 1886, p. 290; F. Tenckhoff, Der Kampf der Hohenstaufen um die Mark Ancona und das Herzogtum Spoleto von der zweiten Exkommumkatton Friedrichs II. bis zum Tode Konradins, Paderborn 1893, pp. 31, 36; E. von Westenholz, Kardinal Rainer von Viterbo, Heidelberg 1912, p. 36; P. Collenuccio, Compendio de le istorie del Regno di Napoli, a cura di A. Saviotti, Bari 1929, p. 136; M. Ohlig, Studien zum Beamtentum Friedrichs II. in Reichsitalien von 1237-1250 unter besonderer Berücksichtigung der süditalienischen Beamten, Kleinheubach 1936, pp. 115, 120 s.