Congo, Repubblica del
Stato dell’Africa centroccidentale (tra il 1970 e il 1991 denominato Repubblica popolare del Congo). Abitato in origine da pigmei e quindi occupato da popolazioni bantu (oggi specialmente vili e kongo nel Sud e nella regione del Pool, teke al Centro, m’boki e sanga nel Nord ecc.), il Sud dell’od. Congo fu incluso nel 15°-16° sec. nel regno del Congo, che diede il suo nome a una grande regione (e a due diversi Stati africani odierni). Area di tratta negriera, alla fine del 19° sec. esportava legname e caucciù. Esplorato da P. Savorgnan de Brazzà, che ottenne dal re Makoko Iloo dei teke una cessione di sovranità alla Francia e fondò la capitale Brazzaville (1880), divenne possedimento francese e colonia dal 1910, inclusa nell’Africa equatoriale francese. Parte della Comunità franco-africana nel 1958 e Repubblica autonoma nel 1959, sotto la presidenza di Fulbert Youlou, divenne indipendente il 15 agosto 1960. Il Paese risentì costantemente di una frattura di fondo fra Nord e Sud, evidente all’interno del gruppo dirigente nazionale. Filoccidentale e sostenitore della secessione del Katanga, Youlou fu costretto a dimettersi da manifestazioni popolari nell’agosto 1963. Gli succedette Alphonse Massemba-Debat, che nel 1964 operò una svolta in chiave socialista, istituendo il partito unico (Mouvement national de la révolution, MNR) e una milizia rivoluzionaria, ma entrando in urto con una parte dell’esercito. Milizia e sinistra militare operarono un golpe nel 1968, insediando il capitano Marien Ngouabi, un settentrionale, convinto marxista, che sostituì l’MNR col Parti congolais du travail (PCT) e nel 1970 ribattezzò il paese Repubblica popolare del Congo. Tensioni Nord-Sud e un diffuso malcontento fecero da sfondo all’assassinio di Ngouabi nel marzo 1977, del quale fu accusato Massemba-Debat, poi giustiziato. Nel 1977-79 fu al potere Joachim Yhombi Opango, che entrò in urto con la sinistra del partito e fu sostituito dal colonnello Denis Sassou-Nguesso, settentrionale, il quale, nella nominale fedeltà alle scelte socialiste, attuò una politica pragmatica, riaprendo all’Occidente e alla Francia. Il persistere di tensioni etniche (i settentrionali si consideravano comunque emarginati) e le crescenti difficoltà economiche portarono a gravi conflitti fazionali, specie nel 1987 quando un’insurrezione fu repressa con assistenza aerea francese. Riconfermato alla presidenza nel 1989, Sassou-Nguesso varò una liberalizzazione dell’economia e una riconciliazione nazionale, iniziando riforme in chiave di pluralismo politico e rinunciando formalmente al marxismo-leninismo (1990). Una Conferenza nazionale costituente presieduta dall’arcivescovo cattolico di Brazzaville stilò una nuova Costituzione democratica (1991). Il nome del Paese ritornò Repubblica del Congo. Le presidenziali del 1992 furono vinte da Pascal Lissouba che trovò un accordo con lo sconfitto Bernard Kolélas solo dopo scontri sanguinosi. Nel 1997, in vista delle successive elezioni, il confronto fra sostenitori di Lissouba e fedeli di Sassou-Nguesso degenerò in una guerra civile, in cui le milizie legate ai due esponenti travolsero Brazzaville in un conflitto con decine di migliaia di vittime. In ottobre truppe angolane intervennero in sostegno a Sassou-Nguesso, che si proclamò presidente. Un accordo di pace fu raggiunto solo nel 1999. Fattosi confermare nel 2002 in controverse elezioni, da cui Lissouba e Kolélas furono esclusi, Sassou-Nguesso ampliò i propri poteri attraverso una nuova Costituzione, scatenando scontri nella regione del Pool, a lui avversa (2002-03). La rielezione di Sassou-Nguesso nel luglio 2009 è stata contestata come fraudolenta dai candidati sconfitti.