REPOSITORIO
. Presso i Romani, nel repositorium o repostorium si ponevano vasi e stoviglie della mensa, o si racchiudevano oggetti preziosi. Nel linguaggio ecclesiastico il termine repositorio si applicava a più soggetti; in modo particolare al recipiente, generalmente a forma di colomba, dove si conservava il SS. Sacramento; in generale a qualunque coppa, teca, capsula, scrigno, borsa in cui venissero deposti oggetti sacri. Del resto il significato della parola veniva esteso anche a indicare armadî sia che fossero custodie di reliquie sia che servissero per la conservazione delle vesti sacre. Infine nei tempi tardi divenne anche sinonimo di sepolcro o di cassa in cui si raccoglievano le ossa.
Nella storia della chiesa meldense (di Meaux; v.) si accenna a due repositorî: uno fisso per la conservazione delle ostie sacre, l'altro trasportabile per la comunione ai degenti. Nel testamento di Perpetuo vescovo Turonense, viene pure chiamata repositorio la colomba eucaristica. La parola repositorio nei sensi indicati, ritorna spesso negl'inventarî delle Chiese: così nell'inventario della Chiesa Anicense del 1444 si parla di un repositorio per corporali, in velluto nero"; nell'inventario della Sainte-Chapelle a Parigi del 1376 si annovera un "repositorio cioè ciborio ch'è appeso sopra all'altare maggiore e in cui è un vaso dove è conservato il Santo Sacramento". Negli Atti del B. Andrea fanciullo si legge che "il corpo fu riportato nella chiesa di S. Andrea Apostolo ma non più nel cimitero bensì in un repositorio".