PARESCE, Renato (René)
– Nacque a Carouge, sobborgo di Ginevra, il 5 gennaio 1886, da Francesco, letterato e militante socialista di famiglia palermitana, e da Lidia Ignatieff, discendente da una dinastia di mercanti russi.
Insieme ai fratelli Giorgio, suo gemello, e i più giovani Gabriele e Natalia, Renato, chiamato affettuosamente René in famiglia, ricevette un’educazione piena di stimoli, favorita dalle frequentazioni cosmopolite dei genitori, fra ripetuti viaggi in Europa, lunghi soggiorni a Mosca presso la famiglia materna e la vita artistica e culturale di Firenze, in cui i Paresce avevano fissato la loro residenza. Qui, nel 1898, avevano fondato la Rivista moderna di cultura, sulle cui pagine, grazie all'interessamento della madre, avevano trovato posto anche testi inediti di Lev Tolstoj e Maksim Gorkij, accanto agli interventi di Luigi Capuana, Arturo Loria, Edmondo De Amicis, Cesare Lombroso e del neurologo russo Sergej Lwoff, direttore della clinica psichiatrica Maison Blanche di Neuilly e zio della futura moglie di Paresce.
Attesi gli studi superiori presso l'Istituto tecnico industriale Leonardo da Vinci di Firenze, Paresce s’iscrisse alla Facoltà di fisica dell’Università di Bologna. Dopo un anno, su suggerimento del padre, si trasferì a Palermo dove si laureò nel 1911, con una tesi sull'influenza degli elettroni sullo spettro, dopo mesi di esperimenti al buio in laboratorio. Delle sollecitazioni visive di queste esperienze rimane traccia nell’ispirazione dei suoi più tardi dipinti astratti su fondo nero, come La via lattea del 1932 (cat. 10/32) o I romantici del 1934 (cat. 4/34), entrambi nella collezione del Gruppo Banco Popolare (tutte le opere sono qui citate con riferimento al titolo e al numero d’inventario del catalogo ragionato a cura di R. Ferrario, 2012).
Rifiutata una posizione da assistente universitario a Palermo, Paresce preferì un più modesto incarico come supplente di scienze naturali nel collegio barnabita Alla Querce di Firenze, continuando a coltivare nello stesso tempo i propri interessi di studio e, da autodidatta, la passione per la pittura. A questo periodo risalgono l'amicizia con il pittore fiorentino Baccio Maria Bacci e la traduzione dal francese del volume di Éduard Le Roy, Science et philosophie, pubblicato nella collana ‘Cultura dell'anima’ diretta da Giovanni Papini (de Rosa, 1999).
Sempre a Firenze, fra il 1911 e il 1912, nel salotto di Charles Loeser, collezionista americano di stanza nella vecchia torre di S. Zanobi e noto soprattutto per i dipinti di Paul Cézanne presenti nella sua raccolta, Paresce incontrò Ella Klatchko, che divenne sua moglie nella primavera del 1912: ebrea russa, pianista, amica di Lev Trockij, aveva studiato al conservatorio di San Pietroburgo ed era stata allieva di Maurice Ravel e di Ferruccio Busoni (de Rosa, 2001).
Nell’inverno del 1912 i coniugi si trasferirono a Parigi, dove Paresce trovò un impiego come tecnico specializzato presso la ditta di strumenti ottici Zeiss e poi, dall'ottobre del 1913, come ricercatore al Bureau international des poids et mésures di Sèvres. Negli stessi anni, sempre più forte si andava affermando l’interesse per la pittura, sollecitato dal confronto con gli artisti d’avanguardia incontrati nella capitale francese.
Di questa stagione resta vivace testimonianza nelle lettere indirizzate all’amico Bacci a Firenze, da cui è possibile ricavare molte preziose informazioni sulle mostre viste e sui pittori, i critici e i mercanti conosciuti (de Rosa, 1993). Non mancano giudizi al vetriolo, anche su esponenti di primo piano della scena parigina (su Apollinaire, per esempio), ma di gran lunga più interessanti sono le considerazioni sulle proprie ricerche e sulle fonti visive che ne orientarono le scelte: Cézanne soprattutto, ma anche Odilon Redon, della cui galassia fantasmagorica, di microrganismi sospesi su un misterioso universo simbolico, conservano memoria dipinti come Nebulose del 1932 (cat. 22/32; Gruppo Banco Popolare), o Paesaggio (La notte) del 1934 (cat. 2/34; Milano, Museo del Novecento-Casa-Museo Boschi Di Stefano).
Furono anni d’intense frequentazioni nei celebri caffè parigini - il Dôme, La Rotonde e la Closerie des Lilas - in cui Paresce entrò in contatto con Pablo Picasso, Sergej Djagilev, Jacques Élie Faure, Paul Fort, Max Jacob, André Salmon, Diego Rivera e Amedeo Modigliani, che nel 1917 gli dedicò un ritratto a matita poi riprodotto sulla copertina del catalogo della personale alla Zwemmer gallery di Londra nel marzo del 1931.
Dopo gli esordi all'insegna di un robusto realismo di retaggio macchiaiolo, le opere degli anni Dieci ricalcano in massima parte la pittura di Cézanne, soprattutto nella struttura compositiva e nella sovrapposizione dei piani, accogliendo tuttavia l’uso espressionistico del colore operato dai fauves, e specialmente da André Derain, e una certa predilezione per forme aguzze e accidentate mediate dalla conoscenza degli artisti del gruppo Die Brücke e di Kirchner in particolare (si veda La Foresta, 1917, cat. 1/17, nella collezione del Gruppo Banco Popolare). Dalla fine del decennio, e lungo tutti gli anni Venti, più lenta e problematica appare l'assimilazione del cubismo e nella fattispecie dellopera di Georges Braque, Juan Gris, Albert Gleizes e Jean Metzinger (René Paresce et les Italiens de Paris, 2004).
Allo scoppio della prima guerra mondiale Paresce era a Port Saint Mary, sull'isola di Man, dove viveva il cognato Aleksandr, fratello della moglie. Da allora, e fino al 1927, anche per ragioni di opportunità politica, in considerazione soprattutto dell'attività di Ella a sostegno degli esuli russi, Paresce sarebbe rimasto stabilmente a Londra. Insofferente per le reticenze dell’Italia nell'assumere una posizione di fronte al conflitto, da convinto interventista decise di dare il proprio contributo collaborando con il National Physical Laboratory di Teddington.
Nel laboratorio, gestito dalla Marina militare britannica, si simulavano tempeste di mare e se ne studiavano le conseguenze sulle imbarcazioni militari (Ferrario, 2005). Di queste esercitazioni è rimasta memoria nella sua produzione più tarda, in cui spesso ricorrono ambienti sottomarini o barche e vascelli alla deriva: Il porto del 1928 (cat. 1/28), Arcobaleno del 1932 (cat. 7/32) o La nave del 1933 (cat. 3/33), tutti nella collezione del Gruppo Banco Popolare.
Agli anni londinesi data l'amicizia con Oskar Kokoschka e con Louise (Lux) Guyer, architetto, che acquistò e allestì diverse opere di Paresce nella propria casa in Svizzera con il desiderio di integrare pittura e architettura nel progetto dell’edificio, interamente realizzato in legno e vetro nel 1930 (Ferrario, 2005).
Con motivo della conferenza di Versailles (1919-1920), prese avvio l'attività giornalistica di Paresce, come corrispondente da Londra, dapprima de Il Giornale d’Italia e successivamente de La Stampa. A differenza dei dipinti e dei disegni firmati sempre con il nome di «René», gli articoli sarebbero stati sempre firmati con il nome di «Renato», come a volere tenere distinte le due attività. La maggior parte dei suoi articoli è dedicata alla politica estera ma non mancano recensioni di mostre e cronache d'arte (un repertorio completo su La Stampa, a partire dal 1930, è in René Paresce. Catalogo, 2012, pp. 325-340).
A partire dal 1926 prese avvio da parte della critica e delle istituzioni culturali italiane, soprattutto da parte della direzione della Biennale di Venezia, un'operazione di annessione della pittura di Paresce e degli altri artisti italiani esuli fra Parigi e Londra, a un discorso ufficiale sull'arte nazionale. Margherita Sarfatti invitò il pittore alle mostre del gruppo del Novecento: a Milano, nel 1926, in cui fu esposto il Paesaggio classico del 1925 (donato dalla moglie nel 1966 alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, cat. 4/25) e nel 1929, in cui fu esposta La fenêtre del 1926 (oggi nella collezione della Banca d'Italia, cat. 3/26) e a Buenos Aires nel 1930 (Bossaglia, 1979). Antonio Maraini, commissario della Biennale di Venezia dal 1927, chiese al pittore di ordinare una sala dedicata all'École de Paris per la successiva edizione del 1928 (R. Paresce, La scuola di Parigi, in La Biennale. Bollettino dell'Esposizione internazionale d'arte della città di Venezia, I (1928), pp. 3 s.; Rodriguez, 1991-1992). Alla Biennale Paresce espose ancora nel 1930, nel 1932 e nel 1934. Intanto, nel 1927, aveva partecipato ad altre due mostre istituzionali di pittura italiana moderna: alla Kunsthaus di Zurigo e allo Stedelijk Museum di Amsterdam che tratteneva una Natura morta del 1926 (Ferrario, 2012, cat. 12/26). L’anno successivo, sotto gli auspici di Waldemar George, prese corpo al Salon d'Escalier di Parigi il gruppo degli Italiens de Paris, di cui Paresce faceva parte insieme a Giorgio De Chirico, Alberto Savinio, Mario Tozzi, Filippo de Pisis, Gino Severini e Massimo Campigli. Da allora il gruppo fu presentato in diverse esposizioni, fino all’ultima, nel 1933, alla Galérie Charpentier di Parigi (Fagiolo dell’Arco, 1987 e 1998; René Paresce e les Italiens de Paris, 2004).
Al 1933 data la prima e unica mostra personale di Paresce in Italia, alla Galleria del Milione di Milano. Nei primi anni Trenta, a ridosso della partecipazione alle prime due edizioni della Quadriennale di Roma nel 1931 e nel 1935 (Salaris, 2004), si definisce anche l’interesse del più qualificato collezionismo italiano per l’opera di Paresce. Rappresentativi in tal senso il dipinto documentato nella collezione Feroldi (Il carteggio, 2003) e i tre nella raccolta Della Ragione, oggi nella collezione del Museo Novecento di Firenze: Natura morta del 1930 (cat. 11/30), La statua e la scala del 1931 (cat. 14/31) e, dello stesso anno, La casa e la nave (cat. 15/31).
Dalla fine degli anni Venti Paresce smise progressivamente la tensione plastica propria del lessico cubista che caratterizzava la sua precedente produzione di nature morte e paesaggi, a favore di atmosfere rarefatte, sospese e sognanti, sciolte in una superficie pittorica gessosa e frammentaria, in cui iniziano a far capolino statue antiche, manichini, busti silenti, interni vuoti, brandelli di città, su prospettive sghembe e deliranti, come nelle opere La statua del 1929 (cat. 15/29) e La partenza del 1932 (cat. 2/32), entrambe nella collezione nel Museo del Novecento-Casa Boschi Di Stefano di Milano.
Nel 1934 intraprese un lungo viaggio in nave per raggiungere le isole Figi e poi, al ritorno, attraverso gli Stati Uniti da costa a costa. Il volume L’altra America, pubblicato dalle edizioni di Quadrante con gli auspici di Massimo Bontempelli e di Pier Maria Bardi, è il resoconto di questa straordinaria esperienza (Ben-Ghiat, 2004).
Dopo lunga malattia, morì a Parigi il 15 settembre 1937.
Fonti e Bibl.: W. George, ‘Appels d'Italie’, in XVIIa Esposizione biennale internazionale d'arte. 1930 (catal.), Venezia 1930, pp. 91 s.; Id., Prima Mostra di pittori italiani residenti a Parigi (catal.), Milano 1930; C. Carrà, La Quadriennale d'arte italiana: ultimo rapporto, in L'Ambrosiano, 4 febbraio 1931; Paintings and gouaches by René P. (catal.), Londra 1931; Peintures, gouaches de René P. (catal.), Parigi 1932; Bollettino della Galleria del Milione, 1933, n. 11 (n. monografico); Lettera di R. P. pittore e giornalista, in L'Ora, 1° aprile 1933; C. Carrà, Mostre milanesi. Savinio e P., in L'Ambrosiano, 29 marzo 1933.
R. Bossaglia, Il ‘Novecento italiano’. Storia, documenti, iconografia, Milano 1979, pp. 35, 40, 177 s.; René P. (catal., galleria Ca’d’oro), a cura di M. Fagiolo dell'Arco, Roma 1979; M. Fagiolo dell'Arco, René P. ed i pittori italiani di Parigi (catal., galleria Annunciata), Milano 1987; S. de Rosa, Per una riconsiderazione di R. P., in Storia dell'arte, 1989, n. 67, pp. 305-313; J.-F. Rodriguez, Soffici, P., De Pisis e Tozzi, intermediari di cultura tra Parigi e Venezia: la 'Sala Picasso' alla Biennale (1926-1932), in Atti dell’ Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Classe di scienze morali, lettere ed arti, CL (1991-1992), pp. 219-268; R. P.: un italiano di Parigi (catal. Fiesole), a cura di S. de Rosa, Firenze 1992; S. de Rosa, R. P. a Parigi. Lettere a Baccio Maria Bacci 1912-1915, in Antichità viva, XXXII (1993), 2, pp. 46-53; Les Italiens de Paris. De Chirico e gli altri a Parigi nel 1930 (catal., Brescia), a cura di M. Fagiolo dell'Arco, Milano 1998; S. de Rosa, Gli anni fiorentini di R. P. (1910-1912), in Giornale di bordo, s. 3, 1999, n. 4, pp. 46-30; Id., Un disegno inedito di Baccio Maria Bacci: il ritratto di Ella Klatchko (Parigi 1913), ibid., 2001, n. 9, pp. 48-51; Il carteggio Belli-Feroldi 1933-1942, a cura di G. Appella, Milano 2003, pp. 42 s., 336, n. 34; R. Ben-Ghiat, La cultura fascista, Bologna 2004, pp. 61, 66, 294, nn. 77, 79, p. 295, n. 91; C. Salaris, La Quadriennale. Storia della rassegna d'arte italiana dagli anni Trenta a oggi, Venezia 2004, pp. 34, 39; René P. e les Italiens de Paris (catal. Marsala), a cura di S. Troisi - S. de Rosa, Palermo 2004; R. Ferrario, Lo scrittore che dipinse l'atomo. Vita di René P. da Palermo a Parigi, Palermo 2005; René P.: catalogo ragionato delle opere, a cura di R. Ferrario, Milano 2012.