regola di Hebb
Modello formale di apprendimento elaborato dallo psicologo americano Donald O. Hebb negli anni Quaranta del secolo scorso, per cui l’apprendimento è spiegabile secondo tre ipotesi, ciascuna delle quali ha col tempo ricevuto adeguate conferme sperimentali. La prima ipotesi è che i neuroni corticali rafforzino le loro connessioni quando risultano con frequenza attivi contemporaneamente. Questo principio di apprendimento associativo sembra essere valido per la maggioranza dei neuroni corticali; a esso si fa comunemente riferimento, appunto, come regola di Hebb. La seconda ipotesi è che la corteccia sia un’enorme memoria associativa in cui il rafforzamento delle sinapsi abbia luogo non solo tra neuroni vicini, ma anche tra neuroni in aree corticali distanti. Questa seconda ipotesi trae sostegno dagli studi neuroanatomici che evidenziano percorsi cortico - corticali tra molte aree della corteccia. Secondo la terza ipotesi, la contemporanea e frequente attivazione di un gruppo di neuroni che dà luogo al rafforzamento sinaptico ha conseguenze funzionali importanti. I neuroni fortemente connessi probabilmente agiscono insieme, come un’unità funzionale. Se vengono attivati solo alcuni dei neuroni, si attiverà l’intero gruppo, a causa delle forti connessioni tra i membri del gruppo stesso. Se l’insieme è attivo, i suoi neuroni sono attivi simultaneamente, o mostrano, per es., schemi di funzionamento sincronizzati in modo preciso, quando l’attività neuronale si diffonde nell’insieme. Gli insiemi hebbiani di cellule si possono definire come unità funzionali composte da molti neuroni che si formano in una rete associativa, la corteccia, come risultato di una frequente attività neuronale simultanea che causa un rafforzamento sinaptico. Negli ultimi anni, l’idea hebbiana di insiemi distribuiti con topografie corticali definite è stata incorporata nelle teorie neuronali a grande scala del linguaggio e di altre funzioni cognitive. (*)
→ Reti neurali e vita artificiale