Misura tendente alla limitazione del consumo, cui si ricorre, in circostanze di emergenza e in particolare durante le guerre, per distribuire equamente le disponibilità di beni di prima necessità (per lo più generi alimentari, tessuti, scarpe ecc., ma a volte anche materie prime utilizzate da più industrie, energia elettrica, carburante ecc.), quando l’offerta sia o si teme diventi insufficiente a coprire la domanda, tanto più in vista di possibili accaparramenti.
Il sistema tipico, normalmente adottato per i generi alimentari, è quello che stabilisce il limite massimo quantitativo (giornaliero, settimanale, mensile ecc.) di consumo individuale di ogni merce razionata; per i beni facilmente deperibili, come la carne, si può ricorrere a limitare le giornate di vendita; si può anche però attribuire a ogni prodotto un determinato valore espresso in punti e consentire a ogni individuo l’acquisto di generi razionati entro un limite massimo di punteggio (sistema a punteggio); oppure si può attribuire a ogni individuo un limite massimo di spesa per l’acquisto di generi razionati in modo che la quantità acquistabile vari in relazione al prezzo (sistema per valore).
In genere, il r. comporta inconvenienti sia perché le razioni non sono sempre adeguate alle necessità, sia perché, accompagnandosi al sistema del calmiere (➔), provoca peggioramento qualitativo dei prodotti razionati e stimola (qualora lo Stato non riesca ad assicurarsi il monopolio della produzione o del commercio del prodotto tesserato) lo sviluppo di un mercato clandestino, o nero, in cui si può comprare senza limiti quantitativi ma a prezzi assai più elevati di quelli fissati dall’autorità.