FIDANZA, Raffaele
Nacque a Matelica (prov. di Macerata) il 10 dic. 1797 da Giuseppe, titolare delle più importanti fabbriche di pannilana della cittadina, e Petronilla Conti. Dopo i primi rudimenti artistici ricevuti in una scuola privata di Matelica intorno al 18 18 giunse a Roma, entrando in contatto con l'ambiente culturale dell'Accademia di S. Luca, dove fu allievo di V. Camuccini e frequentò assiduamente F. Podesti (Angelucci, 1893). L'esordio non fu tuttavia tra i più fortunati: nel 1823, infatti, fu tra i partecipanti alla sezione pittura del concorso "L'Anonimo", indetto dalla Pontificia Accademia di S. Luca. Il suo S. Girolamo in atto di penitenza (questo il soggetto previsto dal bando di concorso) non ottenne alcun premio.
Il nome del F. è legato soprattutto alla produzione ritrattistica eseguita attraverso la tecnica litografica, nella quale egli fu tra i pionieri in Italia.
Tra i frequentatori del suo studio romano, in via Capo le Case 15, si ricordano molti personaggi dello spettacolo come l'attrice drammatica Adelaide Ristori e Fanny Maray, prima donna dell'Apollo di Roma, le cui effigi si conservano con altre opere presso il palazzo del Municipio di Matelica. Tra gli altri ritratti noti del F. si ricordano quello di Elisa Orlandi, primo soprano del teatro Valle, e quello della cantante Giuseppina Ronzi De Begnis (rispettivamente del 1833 e 1834, entrambi firmati e datati, realizzati a Roma nella Litografia Rosi).
Sul modello dell'Iconografia sabauda di F. Gonin (1830-31) il F. realizzò, nel 1835, l'Iconografia romana, in cui furono effigiati tra gli altri Carlo Fea (Calabi, 1958, tav. XXII), i cardinali Vincenzo Macchi e Tommaso Weld, il principe Pietro Odescalchi, il senatore romano Domenico Orsini e il marchese Ottavio Paolo del Bufalo.
Il dato comune di questi ritratti è che sono tutti concepiti di tre quarti, in veste d'apparato, secondo uno schema alquanto convenzionale dal quale si distacca soltanto l'immagine di C. Fea, dove il tratto fisionomico è marcatissimo; la vivacità della posizione, resa dalla mano destra infilata tra i bottoni della veste talare, e l'intensità dello sguardo ne fanno uno dei più riusciti della serie.Contemporanee ai ritratti sono le riproduzioni litografiche di opere celebri; fra esse figurano: La Vergine confortata da un angelo, dall'originale di G. Landi (firmata, s.d., Roma, Litografia Rosi), e Diana ed Endimione (s. firma né d., ibid. Litografia Danesi).
Quest'ultima fa parte di un'intera serie grafica compiuta insieme a P. Guglielmi e venne tratta dal ciclo di affreschi, raffiguranti I fatti e i misteri di Diana, eseguiti dal Podesti per il palazzo Torlonia a Roma nel 1835. Tra le altre riproduzioni si ricordano: Madonna anche detta "La Zingara" del Murillo, Madonna, Bambino e s. Anna di A. Carracci, Disputa di Nostro Signore di L. Carracci, Ebe di Raffaello, Gesù nel sepolcro del Veronese e S. Francesco d'Assisi di T. Minardi.
Secondo le testimonianze dell'Angelucci (1890, p. 136), lo studio del F. era sovente frequentato da committenti stranieri: ne fa fede il ritratto dell'inglese Maria Dorothea Kunter Blair (coll. privata, firmato: Raff. Fidanza, Roma 1839; Diz. enciclopedico Bolaffi...) di gusto neoclassico, che risente di suggestioni ingresiane.
Nella non cospicua produzione di dipinti ad olio si distinguono ritratti di religiosi: Il beato Sebastiano Valfré, oratoriano, il Beato Angelo d'Acri, padre cappuccino di Matelica, dipinto nel 1826, l'Abatino, eseguito ad olio su lamina di rame, e, soprattutto, lo studio di testa di Mons. Francesco Faldi, vescovo di Matelica e di Fabriano (tutte opere che si trovano a Matelica, palazzo del Municipio, dove si conserva anche un cospicuo numero di sue incisioni; cfr. Angelucci, 1890, p. 139).
Dopo la morte della madre, avvenuta nel 1841, il F. si spinse a Parigi e a Londra per ritornare ben presto nella città natale a causa di una grave malattia; morì a Matelica il 23 nov. 1846 e fu sepolto nella chiesa di S. Agostino.
Mostre delle sue opere si tennero postume a Macerata (1879) e a Camerino (1888; cfr. Angelucci, 1890). Una terza e più completa esposizione si ebbe nella sua città il 18 sett. 1892, in occasione del 250 anniversario della Società operaia di mutuo soccorso. Vi furono esposti, oltre ai lavori grafici descritti, ritratti a matita, fra i quali figura il volto di Jappeppe, lo stolto del paese.
Fonti e Bibl.: Arch. stor. dell'Accademia di S. Luca, Elenco dei partecipanti al Concorso de "L'Anonimo" indetto dalla Pontificia Accademia di S. Luca, Roma, 1823; A. Angelucci, Il pittore matelicese cav. R. F., in Nuova Riv. misena, III (1890), pp. 136-139; Id., Mostra di vari lavori di R. F. matelicese pittore ritrattista, ibid., (1893), pp. 5-12; L. Ozzola, La litografia ital. dal 1805 al 1870, Roma 1929, pp. 20, 32; A. Calabi, L'incisione ital., Milano 1931, tav. 183; C. W. Ceci, Artisti litografi ital. dell'Ottocento, in L'Arte grafica, VIII (1939), 73, p. 6; L. Bigiaretti, R. F. pittore riscoperto, in L'Unità, 17 ott. 1948; R. F. La vita e le opere (catal.), Matelica 1948; A. Calabi, Saggio sulla litografia. La prima produzione ital. in rapporto a quella degli altri paesi sino al 1840, Milano 1958, pp. 47, 49, 50 s., 115, tav. XXII; L. Battistini e l'accademismo romantico nella provincia di Ancona tra '800 e '900 (catal.), Jesi 1987, p. 122; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, pp. 534 s.; L. Servolini Diz. illustrato degli incisori ital. moderni e contemp., pp. 325 s.; F. Laudi, Indice degli artisti marchigiani, Roma, 1968, p. 45; Diz. enciclopedico Bolaffi dei pittori e degli incisori ital., IV, p. 441; G. Milesi, Diz. degli incisori Bergamo 1982, p. 96.