BUSACCA, Raffaele
Nacque a Palermo da Giacomo, marchese di Gallidoro, e da Rosalia Costantino il 10 genn. 1810. Compiuti i primi studi nella città natia presso i padri dell'oratorio di S. Filippo Neri, s'iscrisse all'università, conseguendo, nel febbraio del 1833, la laurea in giurisprudenza, ma, lettore appassionato di G. D. Romagnosi, rivolse, fin da giovane, i suoi maggiori interessi ai problemi di economia politica. Tali suoi interessi manifestò nel 1835 in un "ragionamento" sull'Istituto d'incoraggiamento di Palermo (che aveva organizzato un'esposizione di manifatture) e sulla industria siciliana, facendosi sostenitore della iniziativa privata e della libertà di commercio.
Per la libera concorrenza e contro ogni forma di monopolio si schierò ancora a proposito della famosa questione degli zolfi, per cui era stato, dietro compenso, concesso dal governo nel 1836 alla compagnia francese Taix per dieci anni il privilegio di comprare e vendere in esclusiva lo zolfo di Sicilia. Il B. nella memoria Degli zolfi e della Compagnia Taix in Sicilia (Palermo 1839) non solo mise in luce le "enormi perdite" e "il nessun utile dell'Erario" cui era andata incontro l'isola, ma anche il "dolo" con cui i pochi che ne avevano avuto l'interesse erano riusciti a persuadere anche il monarca, falsando i fatti e ledendo così ogni diritto garantito "dalla natura e dalle leggi civili".
Erano gli anni in cui Ferdinando II, salito al trono nel 1830, perseguiva una politica di maggiore accentramento amministrativo anche nei riguardi della Sicilia, ritenuto massimamente necessario dopo i moti del 1837, per togliere completamente all'isola ogni velleità separatista e rivoluzionaria. Le considerazioni del B. acquistarono pertanto agli occhi del governo un significato che andava molto oltre quello esclusivamente economico cui l'autore le aveva dirette. Da allora divenne perciò anche inviso alla classe politica napoletana, mentre, per converso, s'acquistò stima e simpatia fra coloro che, con in testa Francesco Ferrara, nel 1840 diedero vita al periodico La Ruota, di spiriti spiccatamente autonomistici e liberali (10 genn. 1840-30 ag. 1842), al quale pure collaborò. Prendendo parte alle discussioni sollevatesi a proposito del tema: I privilegi producono utile o svantaggio all'industria?, assegnato per il concorso, nel 1841, alla cattedra di economia e commercio nell'università di Catania, egli intervenne con alcune "osservazioni critiche" che avevano un chiaro orientamento liberoscambista.
A questo proposito il B. si fece sostenitore anche della divisione della proprietà terriera, che in Sicilia permaneva ancora concentrata in poche mani. Gliene fornì l'occasione adatta il tema proposto nel concorso, nel 1844, per la cattedra di economia civile nell'università di Palermo, al quale prese parte con la dissertazione "estemporanea". Sulla divisione della proprietà territoriale (Palermo 1844).Nel 1845 con Filippo Cordova, Emerico Amari e Vito d'Ondes Reggio prese parte al VII congresso degli scienziati italiani tenutosi a Napoli, nel quale, come scrisse più tardi, avrebbe voluto, fra l'altro, proporre la fondazione di una Banca nazionale italiana, ma se ne astenne ritenendo fosse in quel momento una proposta piuttosto azzardata.
Perduto il concorso di Palermo, disgustato per gli "intrighi" che vi aveva visto adoperare (lett. del 25 nov. 1844 a M. Amari), sempre più insofferente della limitatezza in cui era costretto a vivere in Sicilia, si trasferì a Firenze, dove ritenne di trovare un ambiente culturale e spirituale più conforme alle esigenze della sua natura. Entrato in rapporti con Filippo Parlatore e con altri Siciliani già ivi residenti, e, particolarmente, con quanti frequentavano il circolo del Vieusseux, collaborò anche a diversi periodici toscani e, in particolare, a La Patria, fondato nel 1847 dal Ricasoli, orientandosi così anch'egli più decisamente verso principi di una maggiore libertà politica, economica e religiosa e per l'assoluta indipendenza dell'Italia nella forma di una confederazione di Stati, ch'era il programma che allora prevaleva in tutta la penisola.
Ottenuta la cittadinanza toscana, a Firenze prese anche moglie, sposando Adele Siccoli, da cui ebbe l'unica figlia Rosalia. Scoppiata la rivoluzione del 12genn. 1848 a Palermo, egli si schierò senz'altro in difesa dell'isola pubblicando un opuscolo: La Sicilia considerata politicamente in rapporto a Napoli e all'Italia (Firenze 1849), nel quale, con il proposito di indicare "i principî con cui si potranno risolvere le questioni vertenti tra la Sicilia ed il governo di Napoli, onde stabilire i migliori rapporti che ai due Stati convengono", rivendicava l'indipendenza della Sicilia da Napoli e la sua antica costituzione.
Nei fatti di Toscana egli assunse un atteggiamento decisamente moderato e di netta opposizione al partito radicale, che aveva a massimo esponente il Guerrazzi. Eletto deputato nel collegio di S. Frediano e ammesso al Parlamento il 26 sett. 1848, essendo stata la sua elezione contestata, si fece allora sostenitore di un disegno di legge che limitava la libertà di riunione, sostenuta invece dai democratici. "L'associazione - diceva - è un'arma possente che, bene usata, produce gran bene, usata male può produrre rovine [... ]. Poiché quando la discussione si volge a sconquassare i principî fondamentali della società, quando dall'opinione si passa alla violenza, allora il male che produce l'associazione è in ragione della sua potenza" (tornata 10 ott. 1848).
Socio fin dal 1846 dell'Accademia dei Georgofili, di cui fu eletto segretario, scrisse vari saggi che vennero inseriti negli Atti della medesima accademia. Sostenitore dell'unità politica nazionale nella forma però della confederazione, in seno all'accademia si fece promotore anche di una Banca nazionale che considerava il mezzo più efficace per rendere veramente produttrici le forze d'Italia, e avrebbe voluto che, come di altre istituzioni a carattere nazionale, se ne facesse sostenitrice la Toscana dove più forte che nelle altre regioni trovava l'idea italiana. Secondo il B., come tenne egli stesso a dimostrare nella memoria Sull'attuale incivilimento e sulla importanza che ha in esso l'elemento economico (in Atti dell'Accademia dei Georgofili, Firenze 1853), non sarebbe stata possibile infatti una rinascita politica dell'Italia se prima non fosse stato assicurato ad essa un nuovo e moderno ordinamento economico.
Così in altre memorie pubblicate pure negli Atti dell'Accademia dei Georgofili (cfr. elenco in Sampolo, pp. 32 s.) si fece sostenitore di una maggiore espansione economica della Toscana che, rompendo i tradizionali vincoli che limitavano i rapporti con gli altri Stati della penisola, desse vita, accanto all'agricoltura, ad una grande industria manifatturiera, mineraria e commerciale. Per questa via avrebbe potuto dare avviamento alla modificazione delle sue condizioni politiche. Questo l'argomento da lui pure trattato nel Rapporto inviato al congresso internazionale di Bruxelles per le riforme doganali dalla Commissione accademica a ciò nominata e presentato alla R. Accademia dei Georgofili nell'adunanza del 14ott. 1856. Convinto infatti che "tanto meno giova la libertà quanto più lo stato è piccolo", riteneva che non una modificazione del sistema doganale, ma il libero scambio avrebbe potuto creare in Italia "la sola condizione necessaria" allo sviluppo delle forze economiche e quindi allo sviluppo di quelle politiche (Memorie autobiografiche, in San Paolo, p. 36).
Erano in sostanza gli stessi concetti espressi nella Introduzione da lui premessa alla Filosofia politica di lord Henry Brougham, che, tradotta da Paolo Emiliani Giudici, fu pubblicata nel 1850 a Firenze in due volumi. Condannando l'assolutismo come quello che, accentrando in uno solo il potere, impedisce il libero sviluppo delle varie forze che compongono la società, e l'aristocrazia come quella che, poggiando sul privilegio, ostacola lo sviluppo organico di tutte le capacità sociali, esalta la democrazia come l'unica forma di ordinamento politico capace di favorire il libero giuoco delle forze sociali e quindi il reale progresso del paese, consentendone la direzione alle capacità che, volta a volta, riescono ad emergere. Così sul piano nazionale, l'unione non sarebbe stata possibile se non fosse stata prima concessa la libertà nelle singole subnazionalità le quali solo per tal via avrebbero via via perduto le differenze che avevano ostacolato la reciproca assimilazione e la formazione in conseguenza del sentimento di unione nazionale.
Essendo stata fondata nel 1859 da F. Gorelli a Livorno una Banca commerciale e industriale sull'esempio della Banque d'échange del Bonnard che poi divenne il Comptoir central di Parigi, il B. scrive una memoria Delle Banche di permuta (Firenze 1859) per far conoscere il meccanismo di quella banca che si proponeva di soccorrere ogni tipo d'industria, "agevolando la permuta immediata dei prodotti coi prodotti e combinando le operazioni di credito con la permuta".
Durante i fatti del '59 si distinse ancora per il suo spirito liberale. Fece parte del governo provvisorio quale ministro per la Finanza fino al 22 marzo del 1860, quando per decreto del re Vittorio Emanuele cessava il governo provvisorio della Toscana. Secondò sempre le idee propugnate dal Ricasoli. Da ministro egli cooperò alle riforme introdotte dal governo provvisorio. Uno dei suoi primi decreti fu la riforma del dazio consumo.
Il B. fu deputato di Borgo San Lorenzo al Parlamento italiano nelle due legislature VII e VIII, e quindi del collegio di Montalcino nelle XI e XII. Nell'opuscolo La Convenzione del 15 settembre. Considerazioni (Milano 1864) prese le difese di quel patto considerandolo l'unica via possibile per giungere presto o tardi a Roma, naturale capitale d'Italia. Alla Camera sedette al centro-destra. Nominato consigliere di Stato nel 1865, nel 1867 pubblicò articoli sul prestito che il governo era in procinto di fare, e nel 1868 sul disavanzo arretrato, proponendo nuovi modi per risolvere il problema. Nel 1870 pubblicò uno studio sul corso forzoso.
Nel 1868 il B. fu tra i soci fondatori della Società di economia politica italiana sorta in Firenze, sull'esempio di quelle di Francia e d'Inghilterra, con l'intento di promuovere e diffondere gli studi economici. La società durò appena sei anni, fino al 1874, per contrasti tra i soci. Ne sorse però un'altra in quello stesso 1874 con il titolo di Società Adamo Smith, alla quale fece pure adesione il Busacca. Aspirò alla presidenza di sezione del Consiglio di stato, ma la preferenza cadde su Vincenzo Errante, nominato con decreto del 14 luglio 1887, per cui se ne lamentò con una "rispettosa memoria"diretta al sovrano. Evidentemente non godeva le simpatie del Crispi allora ministro dell'Interno nel gabinetto Depretis.
Nominato senatore il 16 genn. 1889, il B. continuò a prendere viva parte alle discussioni in materia di banche, di moneta, di finanze e di economia. Morì a Roma il 21 genn. 1893.
Oltre le opere sopra ricordate, si vedano i seguenti scritti: Sullo Istituto d'incoraggiamento e sulla industria siciliana,ragionamento economico, Palermo 1835; Della concorrenza libera e dei privilegi,in occasione di due memorie per concorso dei signori Placido De Luca e prof. S. Marchese,osservazioni critiche, Palermo 1842; Sulla divisione della proprietà territoriale. Memoria pel concorso alla cattedra di economia civile nella regia università degli studi di Palermo, Palermo 1844; Nazionalità italiana e la lega doganale, in La Patria, II (1848), dal n. 71 al n. 129; Ordinamento dato dal Governo delle Due Sicilie,ibid., nn. 131, 144, 146; Delle Banche di permuta in occasione della Banca commerciale e industriale di F. Gorelli e C., memoria, Firenze 1859; Intorno al progetto di legge sul conguaglio provvisorio dell'imposta prediale. Discorso detto nelle tornate della Camera dei deputati del 20e 22febbr. 1864, Torino 1864; I beni ecclesiastici e il disavanzo arretrato (estratto dalla Gazzetta d'Italia), Firenze 1868; Studi sul corso forzoso dei biglietti di banca in Italia (estratto dalla Gazzetta d'Italia), Firenze 1870; Dell'insegnamento dell'economia politica negli istituti tecnici, in Nuova Antologia, febbraio 1869, p. 424; aprile 1969, pp. 865 s.; Suiprovvedimenti finanziari, discorso pronunziato nelle tornate del 15 e 16 marzo 1872, Roma 1872; Interpellanza al ministro delle Finanze: sulla attuazione della legge di contabilità in quanto riguarda i bilanci di previsione e i rendiconti amministrativi, Roma 1873; Sullo schema di legge per la concessione del congiungimento della ferrovia aretina colle Venete. Discorso pronunziato nella tornata del 12giugno 1873, Roma 1873; Discorso letto ai suoi elettori,nell'adunanza elettorale del 23 ag. 1874in Montalcino, Roma 1874; Intorno al real decreto del 14 luglio 1887. Nomina di un Presidente di sezione del Consiglio di stato: rispettosa memoria presentata al re, Firenze 1887; Il protezionismo in Italia,discorso, Roma 1889; Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 1888-89,discorso, Roma 1890; Proroga del trattato di commercio e di navigazione tra l'Italia e l'Austria-Ungheria. Tariffa doganale protettrice del 14 luglio 1887, discorso al Senato nella tornata del 16 apr.1991, Roma 1891; L'assestamento del Bilancio 1891-92. La imparziale libertà economica mezzo a restaurare l'economia nazionale e la finanza,discorso, Roma 1892; La pace di Villafranca e l'Italia [lettera inedita diretta agli Inglesi nel 1859], a cura di A. Catalano, L'Aquila 1940.
Fonti e Bibl.: Palermo, Bibl. naz., Fondo Amari, sette lettere a M. Amari, dal 1843 al 1863; Ibid., Bibl. comunale, ms. 5 Q 9, D, 30, n. 4 (undici lettere a F. Parlatore dal 1850 al 1851); Arch. di Stato di Siena, Arch. R. Busacca (cfr.G. Pansini, Notizia. sulle carte B., in Gliarch. dei governi provvisori e straord. 1859-1861, III, Toscana..., Roma 1962, pp. 323-27); Le Assemblee del Risorgimento,Toscana, Roma 1911, II, pp. 121, 204, 241 e passim;A. D'Ancona, Carteggio di M. Amari, I, Torino 1896, p. 188; G. Albergo, Storia della econ. polit. in Sicilia, Palermo 1855, pp. 285-308; G. Di Pietro, R. B., in Illustrazione dei più conosciuti scrittori contemp. sicil. dal 1830 a quasi tutto il 1876, Palermo 1878; A. Gotti, Cenno di R. B., in IlDiritto, 21 genn. 1893; L. Sampolo, Della vita e delle opere di R. B., Palermo 1895; T. Sarti, IlParlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, s.v.; Dizionario del Risorgimento nazionale, II, p. 450; F. Ercole, Gli uomini politici, I, Roma 1941, p. 244.