RADICATI di Cocconato e Celle, Ignazio Secondo
RADICATI di Cocconato e Celle (Cella Monte), Ignazio Secondo. – Nacque a Novi (oggi Novi Ligure) nel 1717, da Gerolamo Antonio (1665/1670-1720) e da Flavia Teresa Sannazaro di Giarole, sposi nel 1704.
Il padre era stato uno dei principali nobili casalesi al servizio dei Gonzaga. Dopo dieci anni al comando del reggimento Royal Monferrat, al servizio di Luigi XIV in Fiandra, nel 1699 il duca Ferdinando Carlo lo aveva creato governatore di Moncalvo e suo gentiluomo di camera. All’invasione sabauda del Monferrato, nel 1703, e al bando imperiale al duca di Mantova, era rimasto accanto al suo duca. Questi nel 1705 lo aveva nominato commissario generale della cavalleria, segretario di Stato, ministro del Consiglio riservato a Casale, governatore della fortezza di Porto a Mantova e nel 1709 lo aveva inviato come ambasciatore al duca di Lorena. Egli era stato così uno dei più fieri avversari dell’annessione del Monferrato agli Stati sabaudi. Analoghe posizioni antisabaude avevano i suoi fratelli minori: Pietro Secondo (1671-1729), vescovo di Casale; Umberto (1681-1748) e Lelio (1688-1762), gesuiti.
Dopo l’ingresso del Monferrato negli Stati sabaudi di Vittorio Amedeo II lo scontro fra il sovrano e questo ramo dei Radicati (da non confondere con quelli residenti a Torino, da tempo integrati al servizio sabaudo) fu aspro e violento. Nel 1713 il vescovo Pietro Secondo scomunicò alcuni nobili della città, fedeli al re, in seguito a uno scontro accaduto durante la processione del Corpus Domini. Gerolamo Radicati aveva avuto parte in tali scontri e Vittorio Amedeo II decise, allora, di colpire lui, non potendo agire direttamente contro il vescovo. Nel luglio del 1713 il gran cancelliere Girolamo Marcello de Gubernatis gli ordinò di recarsi a Torino. Gerolamo finse di accettare, ma in realtà, temendo di essere arrestato, scappò a Novi (territorio della Repubblica di Genova), con l’intera famiglia. Venne così condannato a una multa di 2000 scudi d’oro e alla confisca dei beni.
Fu durante questo esilio che nacque Ignazio. Il sequestro dei beni insieme con la chiara sconfitta del partito gonzaghesco indussero il conte Gerolamo a chiedere perdono a Vittorio Amedeo II. Nel 1720, dopo sette anni di esilio, poté tornare a Casale, ma vi morì poco dopo, lasciando la famiglia in gravi condizioni finanziarie (cfr. Processo fiscale contro Jeronimo Radicati [...] per aver trasgredito agli ordini di S.A.R. di portarsi a Torino, in Archivio di Stato di Torino, Corte, Provincia di Asti, m. 14, f. 15).
Alla vedova furono necessari anni per rimettere in sesto il patrimonio. Un segno del nuovo legame fra i Radicati e la corte fu proprio il battesimo del piccolo Ignazio, tenutosi nel duomo di Casale e officiato dal vescovo Pietro Secondo. La madre ottenne, infatti, che padrino e madrina fossero la regina di Sardegna Anna d’Orléans e suo figlio Carlo Emanuele, allora principe di Piemonte. A rappresentare i padrini furono il marchese Gerolamo Falletti di Barolo (1669-1735) e la sorella di questi Paola Cristina Falletti (m. 1732), dama d’onore della regina, sposata al marchese Giovan Tomaso Mossi di Morano, uno dei più ricchi nobili cittadini.
A testimoniare la volontà di allinearsi al nuovo potere, Radicati fu inviato a studiare presso il Collegio dei nobili di Torino, dove entrò a far parte dell’Accademia degli Uniti, di cui, diciottenne, fu nominato «principe» nel 1735 (cfr. Fasti rethorici Reg. sab. Nob. Coll. Soc. Jesu, anno MDCCX, in Torino, Biblioteca reale, Storia patria, 184). Non è noto dove abbia compiuto gli studi superiori, se pure li fece. Nell’autunno del 1745 era a Venezia con il conte Giovan Michele Vico. Nella capitale lagunare poteva contare sull’ospitalità dello zio paterno Umberto, che proprio quell’anno vi aveva pubblicato le Lezioni sacre e morali sul santo libro del Genesi. In settembre venne coinvolto in una lite con il marchese Giuseppe Grillo di Mondragone, un nobile genovese con feudi anche nell’Alessandrino, che fu ucciso dal suo servitore Bernardo da Fior. Le autorità veneziane lo condannarono a morte, ma a porre in salvo Radicati furono l’aiuto dello zio gesuita e, probabilmente, l’interessamento stesso della corte di Torino. In ciò ebbe probabilmente un ruolo il marchese Giovan Battista Sannazzaro di Giarole (1682-1751) – suo zio materno – che proprio in quello stesso settembre ospitò nel suo palazzo casalese re Carlo Emanuele III, allora impegnato nella Guerra di successione austriaca.
Terminata la guerra, si fermò a Casale. Nel 1749 il suo nome compare fra gli associati per la stampa della traduzione italiana della Cyclopaedia or an universal dictionary of arts and sciences di Ephraim Chambers (Dizionario universale delle arti e delle scienze, I-IX, Venezia, p. n.n.). Nel frattempo iniziò la creazione nel Castello di Celle di una ricchissima biblioteca, che ebbe allora vasta fama. Nei primi anni Cinquanta conobbe Paolo Frisi, allora a Casale come regio professore di filosofia. Fra i due nacque una grande amicizia destinata a durare anche dopo il trasferimento di Frisi in altre sedi. Fu Frisi a introdurre Radicati nella cultura milanese, dove fu apprezzato, fra gli altri, da Pietro Verri. Anni dopo questi lo avrebbe definito «uomo di sublime ingegno, profondo matematico, colto letterato, di cui non si valutavano nella città [Casale] che i difetti della vivace sua indole» (P. Verri, Memorie appartenenti alla vita ed agli studi del signor don Frisi, Milano 1787, p. 12). Fra la fine del 1757 e l’inizio del 1758 compì un viaggio a Firenze.
Sposatosi nel 1762 con la nobile genovese Marianna Violante da Passano, Radicati assunse negli anni Sessanta un ruolo più forte nelle strutture di governo locale. Nel 1765, rientrato da un lungo viaggio in Francia, fu cooptato fra i decurioni di prima classe (che di fatto detenevano nelle proprie mani il governo della città) e il 6 novembre 1766 Carlo Emanuele III lo nominò riformatore degli studi di Casale e del Monferrato. In questi anni la sua fama di matematico e filosofo si diffuse sia a Torino sia a Milano, dove spesso frequentava gli amici del Caffè. Nel 1769 Jérôme Lalande nel suo Voyage d’un français en Italie en 1765 et 1766 scrisse che «Casal [...] renferme un homme de très-grand mérite: le comte Ignace Radicati, qui passe pour un des plus grands philosophes et des plus profonds mathématiciens de l’Italie» (I, Yverdon 1769, p. 220).
Nel 1776 Radicati pubblicò a Milano la sua unica opera edita: il trattato d’algebra Mémoires analitiques. Essa fu recensita in maniera elogiativa dalle Effemeridi romane e dal Giornale dei letterati di Pisa, che giunse a definirlo «fra i più acuti e profondi matematici del secolo». Ancora nel 1778, Cesare Orlandi nel suo Delle città d’Italia e sue isole adjacenti compendiose notizie, lo definì «ornatissimo cavaliere, d’ottimo e fino discernimento, buon filosofo, profondamente dotto nelle materie matematiche e versatissimo nelle scienze che da quelle dipendono» (V, Perugia 1778, p. 437). In quello stesso 1778, peraltro, Radicati, vecchio, stanco e ammalato, rimise la carica di riformatore (poi assegnata, il 10 novembre 1778, al conte Giovan Giacomo Montiglio).
Ritiratosi nel castello di Celle, vi morì all’inizio di novembre del 1779. Fu sepolto a Casale, nella chiesa di S. Domenico.
Dal matrimonio erano nati due figli, a lui premorti, e una figlia: Teresa Cristina (1763/1764-1807). Questa sposò nel 1780 Carlo Emanuele San Martino d’Agliè, marchese di Garessio, da cui però si separò dopo poco, ritirandosi nel castello di Cella. Lasciò suo erede Giovanni Vallino Baietta, già servitore del padre, cui passò anche la ricchissima biblioteca di Radicati. Lalande lo ricordò ancora nella seconda edizione del Voyage, definendolo «habile géometre» (I, Paris 1786, p. 238).
Fonti e Bibl.: Torino, Archivio privato, V. Dal Corno, Genealogia di Casa Radicati; Milano, Biblioteca Ambrosiana, Mss., Y.149 sup. (carteggio di R. con Paolo Frisi: 105 lettere, scritte fra il 1756 e il 1778); Componimenti poetici in occasione che la Sacra Maestà della regina di Sardegna e S.A.R. il signor principe di Piemonte [...] tengono al fonte il signor conte I.S. R., Casale 1724; P. Verri, Memorie appartenenti alla vita ed agli studi del signor don Frisi, Milano 1787, p. 12; V. De’ Conti, Notizie storiche della città di Casale Monferrato, VIII, Casale 1841, pp. 730 s.; F. Ardito, Ignazio Secondo Radicati. La figura ed il pensiero, il suo carteggio inedito, Università di Torino, tesi di laurea, rel. F. Venturi, a.a. 1958-59; V. Ferrone, La nuova Atlantide e i lumi. Scienza e politica nel Piemonte di Vittorio Amedeo III, Torino 1988, pp. 161-163; L. Braida, Il commercio delle idee. Editoria e circolazione del libro nella Torino del Settecento, Firenze 1995, pp. 156-161.