RUGGERI, Quirino
Scultore, nato ad Albacina (Ancona) nel 1883. Si dedicò alla scultura verso i quarant'anni. Ha preso parte alle più importanti esposizioni italiane; alla II Quadriennale (1935) ottenne, con una sala, uno dei premi.
Il gusto plastico del R. si inserisce in quel moto antimpressionistico che caratterizza l'arte di questi anni e che conduce il R., come del resto altri, a una rievocazione di quella misura di volumi e di spazî, di quel gusto della frontalità e della stasi proprî della scultura egizia. In bassorilievi, ma più specialmente in taluni ritratti o teste (il Ritratto di Moravia, per es.), il R. riesce a vincere quel purismo dove le immagini stanno tra l'esperienza intellettualistica e una certa decoratività e meccanicità. L'arcaismo del R., originato, oltre che da condizioni generali di gusto, dal maturo formularsi della sua esperienza plastica, quasi dall'esigenza di apprendere i principî elementari della costiuzione, sfocia in accenti di vera semplicità e gravità. Ma negli ultimi tempi l'artista è venuto risalendo a un linguaggio di tono naturalistico, ì cui moduli ideali si potrebbero rinvenire nella ritrattistica imperiale romana; linguaggio nel quale egli ha dato alcune buone opere: il Ritratto di giovinetta, il Ritratto di Casella, la Testa di donna, il Nudo di bambina, della II Quadriennale; e ha sviluppato una sua attitudine al racconto estatico di aspetti della vita attuale e mondana sbocciando in una rappresentazione di mode e costumi, di tipi e di personaggi; cui, se l'armonia compositiva e il persistente obiettivarsi in un modellato largo e grave tolgono ogni carattere di moto episodico e sensuale, è anche vero che spesso queste qualità conferiscono un che di rigido e come di intagliato, una certa materialità e astrattezza stilistica.
Altre opere: Ragazza col cane, Antonietta, Ragazza seduta, Passeggiata, Ritratto di signora in piedi, Ritratto della signora Bottai, i ritratti del Re e di B. Mussolini nella R. Università di Roma; altorilievi dell'arco dei Fileni nella Sirtica.
Bibl.: W. Arslan, in Dedalo, ottobre 1928; V. Guzzi, in Nuova Antologia, 16 marzo 1935; E. Cecchi, in Circoli, maggio 1935.