SERENO, Quinto (Q. Serenus)
Col titolo Q. Sereni Liber (medicinalis) ci è arrivato un ricettario in 1107 esametri. Dell'autore non si sa nulla, perché la sua identificazione con Sereno Sammonico, erudito dell'età di Settimio Severo, o col suo figlio dello stesso nome non ha sicuro fondamento. Anzi lo stesso nome Q. Serenus non è accettato da tutti, perché il Froehner dal genitivo Q. Sereni ricavò il nominativo Q. Serenius e il Vollmer Quintius Serenus. E neanche l'età del poeta si conosce con certezza, perché dalle fonti e dalle licenze grammaticali e metriche si può assegnare alla fine del secondo secolo, come anche al terzo e al quarto.
L'opera è come divisa in due parti dall'autore stesso, perché sino al v. 789 si dànno le ricette per le malattie costituzionali, si trattano poi quelle occasionali, ma questa divisione non è sempre rispettata. I rimedî sono tolti per lo più dal regno vegetale, ma vi hanno buona parte le credenze superstiziose, né vi mancano stranezze e aberrazioni. La fonte principale è la cosiddetta medicina Plinii, ma l'autore si giovò anche dell'opera completa di Plinio: vi sono inoltre non pochi luoghi che non si possono ricondurre a nessuna di queste due fonti. L'opera fu molto letta fino a tutto il Medioevo e fu imitata specialmente da Marcello Empirico (anno 400 circa), da Benedicto Crispo (seconda metà del settimo secolo) e da Walafrido Strabone (sec. IX).
La migliore edizione è quella di Fr. Vollmer (Corp. Medic. lat., II, 3), Lipsia 1916. Vedi anche Philologus, LXXV, pp. 128-133.