PRATO, Giovanni,
a. – Nacque a Trento il 29 ottobre 1812, primogenito del barone Giovanni Battista e di Lucia De Carli. Dopo il ginnasio, dal 1829 al 1833 frequentò il seminario vescovile a Trento (dove ebbe come maestro anche Antonio Rosmini) e nel 1835 fu ordinato sacerdote. Quindi si spostò a Vienna all’Istituto di educazione sublime ecclesiastica (Frintaneum), dove rimase per sei anni ottenendo nel maggio 1842 il titolo di dottore in teologia. Rientrato in patria, si stabilì a Segonzano, paese d’origine della famiglia, e ottenne il posto di professore di religione nel ginnasio di Rovereto. L’anno successivo fu nominato socio dell’Accademia degli Agiati e nel 1847 partecipò al Congresso degli scienziati italiani a Venezia.
La sua carriera di giornalista iniziò nel marzo del 1848 con una serie di articoli pubblicati sul roveretano Il Messaggiere tirolese in cui, traendo spunto dalle aspirazioni liberali e nazionali che attraversavano l’Europa in quei mesi, prese posizione a favore della separazione amministrativa del Trentino dal Tirolo tedesco.
Eletto nel 1848 deputato del collegio di Rovereto partecipò, tra i banchi della sinistra democratica, alla Nationalversammlung (Assemblea nazionale) di Francoforte e successivamente alla Costituente di Vienna (che da novembre dello stesso anno si spostò a Kremsier). Esponente di maggior prestigio della deputazione trentina, i principali temi affrontati da Prato in quell’esperienza politica furono l’autonomia del Trentino e la separazione tra Stato e Chiesa. Numerose furono le sue iniziative per ottenere un distacco del Trentino dalla Confederazione germanica e paziente e laborioso fu il lavoro di mediazione politica da lui svolto tra i deputati. In seguito alla sospensione della Costituente per ordine sovrano agli inizi del marzo 1849, fu arrestato con l’accusa di alto tradimento e rilasciato dopo sette giorni di carcere. Gli venne successivamente revocata la cattedra di religione al ginnasio di Rovereto a causa della sua attività politica durante il biennio 1848-49.
Il barone Valentino Salvadori, marito della cugina di Prato, gli propose di trasferirsi a Trento come educatore dei suoi figli. Ne nacque un sodalizio che durò per tutto il resto della vita. Abbandonata provvisoriamente la carriera politica, egli diventò il grande animatore e propulsore del giornalismo trentino. Oltre al suo impegno attivo all’interno del già ricordato Il Messaggiere tirolese, di cui fu una delle penne più incisive e prolifiche, furono tre le principali esperienze che lo videro protagonista. Nel 1850 fondò e diresse Il Giornale del Trentino, un trisettimanale pubblicato a Trento dal 2 maggio 1850 fino al 30 settembre 1851, la cui chiusura fu decisa da Prato in seguito alla progressiva svolta autoritaria assunta dall’Impero a partire dall’editto sulla stampa del 6 luglio 1851. Nel 1867, in concomitanza con la chiusura del Messaggiere, diede vita a un altro giornale, Il Trentino (il primo numero uscì il 2 gennaio 1868), di cui fu redattore fino al dicembre del 1869. Nel 1873 fondò Il nuovo Giornale del Trentino, una nuova esperienza giornalistica che terminò nel gennaio dell’anno seguente, a causa del suo impegno come deputato a Vienna.
Dalle colonne dei suoi giornali Prato, mantenendo sempre sullo sfondo il tema della nazionalità italiana del Trentino, si occupò dei principali dibattiti della seconda metà dell’Ottocento: la libertà di stampa, le tematiche sociali, le correnti politiche e gli aspetti istituzionali e le grandi questioni del mondo cattolico, come ad esempio le Leggi Siccardi, il concilio Vaticano I e l’infallibilità del Papa.
Quello di Prato fu uno dei primi esempi in Trentino di giornalismo moderno. Egli intese la stampa come uno strumento di educazione politica destinato a formare un’opinione pubblica consapevole. Le sue idee liberali, in campo politico, e ‘riformiste’, in campo religioso, gli causarono più di un attrito con i vertici della Chiesa trentina e con le autorità (alcuni numeri dei giornali vennero ammoniti). Frequenti furono le polemiche intraprese con il Bothe für Tirol und Vorarlberg e il trentino La Voce cattolica. Collaborò inoltre con i giornali milanesi Il Crepuscolo di Carlo Tenca e Il Conciliatore del canonico Giovanni Battista Avignone.
Negli anni Sessanta fu ispettore scolastico di Trento e, tra il 1865 e il 1867, fu membro del Consiglio comunale. Prato fu eletto inoltre alla Dieta tirolese nel 1862 e nel 1863 per il collegio elettorale di Borgo, Levico e Strigno e nel 1870 e nel 1871 per quello di Trento città, senza però prendere parte alle sedute poiché i liberali nazionali di quel tempo seguivano la linea dell'astensione. Nell’autunno del 1873 riprese l’attività politica e fu eletto, con i voti dei liberali, alla Camera dei deputati. L’autonomia del Trentino costituì nuovamente il punto focale dell’azione svolta dalla rappresentanza trentina, che nel febbraio 1874 depose al Parlamento una nuova memoria. La partecipazione di Prato alla Camera dei deputati però fu di breve durata: il suo voto a favore delle ‘leggi confessionali’, che segnavano un passo decisivo verso la laicizzazione dello Stato e della scuola, ebbe delle ripercussioni fondamentali per la sua carriera. Il coadiutore del vescovo di Trento, Giovanni Haller, intimò a Prato di revocare il suo voto, pena l’interdizione a divinis dalle funzioni ecclesiastiche. In maniera sofferta egli ritirò il proprio voto e – venuto a mancare l’appoggio del partito liberale trentino che nel frattempo aveva duramente criticato la sua condotta – decise di rassegnare le dimissioni da deputato e di ritirarsi dalla vita politica.
Oltre che giornalista e politico, fu un letterato e un infaticabile studioso di numerose discipline. Iniziò la traduzione degli Annali di Tacito e della Bibbia, entrambe le opere rimasero incompiute e la seconda non ottenne l’approvazione ecclesiastica. Tradusse in lingua italiana alcune opere di Karl Gebler, come il Galileo Galilei e la Curia Romana (Firenze 1879). Il suo interesse per i più svariati ambiti intellettuali, come la botanica, la linguistica, la musica e l’arte, si tradusse in un vero e proprio mecenatismo culturale. Si possono citare le numerose iniziative per favorire la pubblicazione dell’opera Flora del Tirolo meridionale del botanico Francesco Ambrosi, i consigli e gli aiuti offerti al pittore di origine trentine Eugenio Prati, attraverso l’apertura di una sottoscrizione in denaro per permettergli la prosecuzione dei suoi studi artistici a Firenze, e il sostegno alla carriera del giovane pianista e compositore Ferruccio Busoni.
La statura intellettuale e la dimensione internazionale di Prato sono riscontrabili anche nel suo consistente epistolario che lo colloca al centro di una fittissima rete di contatti tra il mondo italiano e quello tedesco e lo fa apparire quale punto di riferimento per l’ambiente politico e culturale trentino. L’intensa corrispondenza fu utilizzata da Prato anche come una prosecuzione della sua attività di politico e di giornalista e riflette, più in generale, la poliedricità dei suoi interessi. Segnaliamo tra i suoi corrispondenti i colleghi trentini Francesco Antonio Marsilli, Tommaso Gar e Giuseppe Festi; il deputato Benedetto Cairoli, il senatore Fedele Lampertico, l’antichista Theodor Mommsen (al quale Prato nel 1869 comunicò il ritrovamento della tavola clesiana), i poeti Arnaldo Fusinato e Aleardo Aleardi, il teologo Ignaz von Döllinger, i letterati Giovan Pietro Vieusseux e Angelo de Gubernatis, il giornalista Carlo Tenca e il poeta Giosue Carducci.
Morì a Trento il 14 giugno 1883.
Fonti e Bibl.: L’Archivio di Giovanni a Prato è depositato presso l’Archivio di Stato di Trento; presso l’Archivio provinciale di Trento è conservato l’archivio della sua famiglia (baroni a Prato di Segonzano) che contiene una parte del suo archivio personale e le lettere scritte ai famigliari. Altre lettere di Prato sono sparse negli archivi dei suoi corrispondenti (segnaliamo quelli presso la Biblioteca comunale di Trento, la Biblioteca nazionale centrale di Firenze, il Museo del Risorgimento di Milano).
Si rimanda inoltre a M. Manfroni, Don Giovanni a Prato e il Trentino dei suoi tempi, Milano 1920; L’azione parlamentare del Trentino nel 1848-1849 a Francoforte e a Vienna, a cura di P. Pedrotti - E. Brol - B. Rizzi, Trento 1948; N. Cavalletti, L’abate Giovanni a Prato attraverso i suoi scritti, Trento 1967; M. Bonazza, Ripiegamento psicologico e riconversione giornalistica nell’Italia del Neoassolutismo. Giovanni a Prato e il «Giornale del Trentino», in Trento e Trieste. Percorsi degli italiani d’Austria dal ’48 all’annessione, a cura di F. Rasera, Rovereto 2014, pp. 35-62; F. Brunet - M. Toss, Giovanni a Prato (1812-1883): verso un’antologia degli scritti e delle lettere, in Studi trentini. Storia, XCV (2016), 1, pp. 349-353.