BONAZZI, Pompeo
Nacque a Bari il 22 ott. 1752 da Giovanni Andrea, giureconsulto di nobile famiglia originaria di Bergamo, e da Isabella Picca. Compiuti i primi studi nella città natale, passò a Roma, al collegio Nazareno, e quindi a Napoli, ove si laureò in giurisprudenza. Tornato in patria, successe, al padre nell'ufficio di uditore di guerra del regio castello barese. Ricoprì successivamente altre importanti cariche: decurione, giudice capo della Bagliva, mastrogiurato (1787). Nel 1788 ebbe l'onorificenza di cavaliere gerosolimitano. Si trasferì quindi a Napoli, di cui ottenne la cittadinanza il 3 apr. 1796, pur continuando a mantenere incarichi amministrativi a Bari: ne era, infatti, sindaco quando scoppiò la rivoluzione repubblicana del 1799. Il B., che nell'ambiente napoletano era stato in strette relazioni con gli oppositori dei Borboni, aderì al nuovo governo e, accettato l'incarico di commissario repubblicano, percorse la provincia barese, ovunque accendendo gli animi per l'attuazione della repubblica e scampando a un attentato tesogli a Giovinazzo il 3 febbr. 1799.
A Bari, in particolare, l'azione politica del B. ebbe successo e culminò nel proclama rivolto ai concittadini, con cui s'istituiva l'ordinamento repubblicano: la sua abilità e la sua prudenza tolsero alle truppe francesi l'occasione d'intervenire. Nella sua attività ebbe sempre accanto - intrepida ed energica - la moglie Maria Pizzoli, baronessa di Sannicandro, da lui sposata nel 1773, il cui titolo fu trasmesso ai discendenti. Per entrambi la restaurazione borbonica, con la durissima reazione che ne seguì, segnò l'inizio di tempi duri e drammatici: sfuggiti inizialmente alle persecuzioni, furono presi ed incarcerati, ma, per una serie di fortunose circostanze, poterono beneficiare dell'indulto del 1801 e sfuggire così alla pena capitale loro comminata. Lentamente il B. si reinserì nella vita pubblica napoletana, tanto che nel 1806 ottenne l'iscrizione nel Registro delle piazze chiuse del Regno; durante il decennio francese (1806-1815) fu di nuovo una figura di primo piano, guadagnando per la città di Bari alcuni ambiti traguardi, quali la nomina a capoluogo di provincia e l'assegnazione della sede dell'Intendenza, che vi fu trasferita da Trani (nel 1806 scrisse una Memoria per la città di Bari, per il trasferimento dei tribunali da Trani a Bari). Molteplici furono pure le iniziative di carattere urbanistico ed edilizio che promosse o favorì, tra cui anche l'ingrandimento del porto, e che contribuirono a dare un nuovo volto alla città. Anche la moglie, nello stesso periodo, fu tenuta in grande onore ed ebbe assidua consuetudine con la moglie di Gioacchino Murat, Carolina Bonaparte.
Chiusasi pure la parentesi francese, il B., benché i suoi precedenti politici fossero inequivocabili e tali da farlo considerare con diffidenza, venne ancora investito di pubblici incarichi. Nel 1821 fu consigliere del distretto di Bari e qualche anno più tardi divenne ancora una volta sindaco della città; morì, mentre ancora esercitava tale carica, il 28 luglio 1825.
Bibl.: V. Massilla, La Cronaca sulle fam. nobili di Bari, a cura di F. Bonazzi, Napoli 1881, pp. 51-53, 110, 112, 115 s.; S. La Sorsa, La vita di Bari durante il secolo XIX, I, Bari 1913, pp. 57 s., 62, 100, 136, 219 ss.; G. De Ninno, I martiri e i perseguitatipolitici di Terra di Bari nel 1799, Bari 1915, pp. 70-74, 443-446; A. Lucarelli, La Puglia nel Risorgimento, II, Bari 1934, passim.