NIKOXENOS, Pittore di
Ceramografo attico operante fra il 510 e il 490 a. C. Il nome N., forse monco, ricorre in un'acclamazione in una anfora panatenaica di Baltimora cioè Nike in un frammento di Monaco. Estremamente facile a riconoscersi, non tanto per le sue qualità, quanto per le sue trasandatezze, i suoi idiotismi, le sue ripetizioni, il Pittore di N. venne assai presto isolato da J. D. Beazley e posto in relazione con il Pittore di Eucharides che ne è considerato il ben più dotato continuatore. Gli vengono assegnati una cinquantina di vasi, tutti di notevoli proporzioni, nelle due tecniche a figure rosse e a figure nere. Il Pittore di N. rappresenta un fenomeno singolare nel mondo degli artisti ellenici, il caso di un cattivo artista che riesce ad affermarsi attraverso una incrollabile presunzione e una assai ingiustificata fede in se stesso. Nell'ambiente dei pittori di vasi è di regola un senso di consapevolezza delle proprie limitazioni e spesso di profonda umiltà: in particolare gli artisti più poveri ci si presentano con modestia, come se volessero scusarsi della loro inefficienza. Nel Pittore di N. invece non vi è traccia di incertezze: la sua sicurezza e la sua convinzione sono tali che sorprendono e alle volte quasi convincono anche noi. Con ogni probabilità non gli è mancato un certo successo, e quasi certamente non gli è mai avvenuto di intravedere l'abisso che intercorre tra le sue opere e quelle dei suoi contemporanei più dotati. Le sue pitture sono spesso ambiziose ed elaboratissime: e visti da lontano i suoi vasi offrono campi abbastanza soddisfacenti nella ripartizione di pieni e di vuoti e nella generale organizzazione della composizione. In realtà se i vasi a figure nere non spiccano nella cattiva produzione corrente dei tardi tempi, in quelli a figure rosse le figure appaiono penosamente disorganizzate, gli aggruppamenti inefficaci, i drappeggi faticosamente raggruppati in ovvie, grossolane soluzioni. Le ripetizioni, in particolare della figura di Atena, assumono misure quasi ossessionanti: e si tratta di ripetizioni senza alcuna ricerca di rinnovamento, senza interesse di variare. Anche nelle opere più elaborate il Pittore di N. si rivela un orecchiante di sensibilità ottusa e di una esteriore teatralità. La sua povertà emotiva può esser misurata dalla sbrigativa uccisione di Priamo nell'anfora di New York (n. 06.1021.99), nientre la scoperta sontuosità dell'apparato non riescono a redimere le figurazioni olimpiche come nell'anfora di Monaco n. 2304 o in quella recentemente scoperta a Paestum con Eracle e Cerbero.
Bibl.: J. D. Beazley, in Annual of the British School Athens, XIX, 1912, p. 229; id., Red-fig., in Am. Mus., p. 25; id., Vasenm. rotfig., p. 91; id., Red-fig., p. 147; C. P. Sestieri, in Riv. Ist. Arch. St. Arte, 1953, p. 12; J. D. Beazley, Black-fig., 1956, p. 147; M. Robertson, in Amer. Journ. Arch., LXVI, 1962, p. 311 ss., tav. 83.