PISCINA
. La mancanza di distese naturali d'acqua consiglia la costruzione delle piscine che offrono la possibilità di praticare compiutamente l'esercizio del nuoto. Un campo d'acqua limitato calmo, senza pericoli, facilita l'insegnamento delle prime nozioni, permette un perfezionamento più rapido delle varie tecniche natatorie. All'esperto infine la piscina, oltre al vantaggio d'un allenamento esattamente controllato, offre all'occasione un campo di gare ideale. Quest'organismo s'impone come necessità alla collettività e al singolo: lo Stato, il Partito nazionale fascista, i comuni s'interessano di costruire piscine per i cittadini. Enti e circoli privati concorrono allo sviluppo a beneficio dei proprî soci e infine il privato non trascura siffatta costruzione nella propria casa.
Le piscine, quale organismo tecnico e architettonico, si distinguono in "galleggianti", estive o "scoperte", invernali o "coperte". Mentre le prime sorgendo su laghi o fiumi interessano per le particolarità del galleggiamento ottenuto per mezzo di zatteroni, pontoni di cemento armato, botti di ferro o di legno collegate con travatura, e non abbisognano degl'impianti di filtraggio e sterilizzazione dell'acqua, le altre nel loro vasto e complesso organismo presentano importanti problemi tecnici e costruttivi. L'ubicazione delle piscine scoperte deve rispondere alle esigenze dettate da precise norme igieniche. Il luogo è lontano da spazî polverosi o fortemente alberati e la costruzione sorge più favorevolmente nei pressi di sorgenti di acqua, di fiumi, di laghi che facilitino il riempimento del bacino e il continuo ricambio.
Solitamente per ragioni di pratica utilità, le piscine sono annesse ai campi sportivi o facenti parte di parchi nautici. A prescindere da manifestazioni sportive, se la vasca viene usata per il solo esercizio del nuoto non richiede misure obbligate. Ogni progetto di bacino, le cui particolarità sono in questo caso vastità di superficie e scarsa profondità (m. 1,50), viene trattato individualmente e senza regole fisse.
Per le piscine adatte a competizioni natatorie sono posti dati dai quali non è possibile esulare: forma rettangolare, lunghezza variabile da 25 a 100 metri, larghezza non inferiore ai 10 metri. Poiché tutte le gare hanno come percorso distanze multiple o sottomultiple di 100 metri, le misure usate per la lunghezza sono: m. 25, 331/2, 50, 100, e per la larghezza un multiplo di m. 2,50 come minimo e 3,00 come massimo, corrispondente alla misura di una corsia necessaria a ciascun nuotatore. La profondità non è mai inferiore a m. 0,70 e varia con misure intermedie fino a m. 4,50, limite minimo per la parte più svasata del fondo posta in corrispondenza del castello per i tuffi. I piani di partenza, numerati progressivamente, sono orizzontali e posti a m. 0,70 come massimo e m. 0,30 come minimo dal pelo dell'acqua. Inoltre, perché il nuotatore mantenga in gara l'esatta direzione, sul fondo del bacino sono segnate delle strisce di colorazione scura.
Accessorio indispensabile in ogni piscina è il castello per i tuffi, costruzione di legno o più frequentemente di cemento armato, con varie piattaforme di lancio le cui altezze regolamentari sono a m. 3, 5, 10, dal livello dell'acqua. La piattaforma a tre metri è corredata di una tavola elastica per agevolare il tuffo.
La vasca viene costruita in cemento armato e il fondo e i lati, per garantirne l'impermeabilità, vengono ricoperti con uno strato di asfalto a cui è sovrapposto un intonaco di cemento dello spessore di un centimetro. Inoltre, affinché la superficie si presenti maggiormente liscia, agevolando così la pulizia a vuotatura avvenuta, e si evitino infiltrazioni attraverso la porosità del cemento, le pareti e il fondo vengono rivestiti con mattonelle di maiolica o vetro. Per evitare fenditure derivanti da variazioni di temperatura sono lasciati dei giunti di dilatazione a distanze opportune.
Nonostante le norme severissime imposte ai bagnanti nei riguardi dell'igiene, l'acqua viene batteriologicamente purificata con varî metodi; quelli più in uso sono: l'ozonizzazione, la clorizzazione e l'uso dei raggi ultravioletti. Dopo un certo periodo l'acqua viene totalmente cambiata. Tutte le piscine sono corredate di speciali filtri per conservare inalterata la limpidezza dell'acqua.
I problemi generali costruttivi e igienici rimangono invariati per la piscina coperta. A questo organismo si aggiungono invece gli impianti termici per il riscaldamento dell'acqua e dell'ambiente e quelli per l'aerazione. Inoltre le dimensioni del bacino per ragioni di economia, di solito si limitano a metri 331/3. Tanto nelle piscine coperte quanto in quelle scoperte la distribuzione degli spogliatoi (comuni o a cabine), delle docce, ecc., è determinata in modo che l'accesso al bacino avvenga soltanto attraverso questi servizi.
Diversi sistemi di disimpegno sono usati nella disposizione delle cabine, per evitare che dall'esterno possano essere trasportate nell'interno del bagno polvere e sporcizia. Quello più in uso è di provvedere le cabine di due porte, una per l'introduzione dall'esterno e l'altra per passare ai servizî interni. Poiché l'igiene è condizione essenziale per il funzionamento della piscina, i più minuti accorgimenti debbono essere usati, acciocché l'organismo risponda perfettamente a questo scopo.
Bibl.: C. Diem, Die deutsche Hoschschule für Leibesübungen, Berlino 1924, pp. 4-37; P. W. Scharroo, Gebäude und Gelände für Gymnastik, Spiel und Sport, Berlino 1925, pagina 192 e seg.; M. Ostrop, Deutschlands Kampfbahnen, Berlino 1928, p. 6 e segg.; C. Diem, Die Anlage von Spiel und Sportplätzen, Berlino 1926, p. 42 e seg.; E. Del Debbio, Progetti di costruzioni sportive O. N. B., Roma 1928, p. 149 e seg.; T. Vischer, Beton als Gestalter, Stoccarda 1928, pag. 70; E. T. Margold, Bauten der Volkersrziehung und Gesundheit, Berlino 1930, p. 147 e seg.; W. K. Harrison e Dobbin, School buildings of today and tomorrow, New York 1931, p. 171; id., Anleitung zur Erstellung und Ausstattung von Turn-, Spiel-, Sport-plätzen und Turnhallen; L. J. Murphy, Planning the Outdoor Swimming Pool, Jowa 1931; Statuto e regolamenti, Federazione italiana di nuoto, 1931; E. Del Debbio, Piscine, Roma 1933; C. Diem, H. Hacker, C. Renner, Ubungstättenbau, 2ª ed., Berlino 1933; I. Seiffert, Anlagen für Sport und Spiel, s. a.; Riepert, Neuzeitliche Sportanlagen, Charlottenburg s. a., p. 62 e seg.; Donghi, Impianti e fabbricati per lo sport, Torino s. a., p. 278 e seg.; Das Stadion Frankfurts a. M.; G. Demmler, Neuzeitliche Sportanlagen, Berlino s. a., p. 13.
Vedi inoltre le seguenti riviste: Wasmuths, 1925, pp. 79-461; 1931, p. 25; Moderne Bauformen, 1928, p. 437; 1929, pp. 289, 250; 1930, p. 553; 1931, pp. 60, 481-485; 1932, p. 591 e seg.; Rassegna di architettura, 1929, pp. 25-31; 1932, p. i; The Architectural Record, 1931, pp. 40-90-91-99-106; 1932, pp. 163-471; 1933, pp. 75 e seg.; Domus, 1931, p. 17; L'architecture d'aujourd'hui, Parigi 1931, p. 67; 1932, p. 17; Edilizia Moderna, 1932, p. 18 e seg.; Der Baumeister, 1933, p. 17 seg.
Antichità classica. - I Romani chiamavano in generale piscina ogni bacino destinato a contenere acqua come serbatoio scoperto, come vivaio di pesci o come vasca natatoria.
Essa si distingueva quindi così dalla cisterna, che era invece un serbatoio d'acqua solitamente con copertura a vòlta, e dal baptisterium, che era un bacino d'immersione pure coperto, come anche dal nympheum, fontana monumentale, e dal labrum o solium o alveus, vasca.
La parola piscina poteva però assumere, nei diversi casi, dei particolari significati. Anzitutto è da considerare la piscina limaria che, al principio, lungo il corso o al termine d'un acquedotto, serviva a chiarificare e purificare le acque per la loro distribuzione (v. acquedotto; idrotecnica). Era una piscina anche l'impluvium rettangolare che, nel centro dell'atrio della casa etrusco-italica e romana, raccoglieva le acque piovane (v. impluvio). Ma una piscina era particolarmente il vivarium o serbatoio di pesci, che si trovava abitualmente nelle ricche dimore campestri e nelle ville dei Romani.
Aulo Gellio (Noct. Att., II, 20) dice infatti che si chiamano piscinae "lacus vero aut stagna in quibus pisces vivi coercentur clausa"; tali peschiere non erano sconosciute né agli Egizî né ai Greci, e ad Agrigento, a quanto Diodoro Siculo ci riferisce (XI, 25), fu costruita una grande piscina detta colimbetra, del perimetro di sette stadi, che era usata come vivaio di pesci per i banchetti ed era allietata da cigni e da altri volatili. Tuttavia i maestri in questo genere di costruzioni furono i Romani, che, amantissimi del pesce, moltiplicarono soprattutto sulle coste della Campania e del Lazio, fino dai tempi di Licinio Murena (90 a. C.) e di altri piscinarii ricordati da Cicerone (Ad Att., I, 20), le piscine d'acqua marina (piscinae salsae). Al tempo di Lucullo queste piscine d'acqua marina si diffusero poi in Roma stessa (erano famose quelle di C. Hirtius), e finalmente, nel sec. I d. C., in tutto il mondo romano (cfr. Macrobio, Sat., II, 11).
Varrone (De re rustica, III, 3) ci ha lasciato notizie precise sulla costruzione delle piscinae loculatae o a scomparti, secondo le diverse specie dei pesci. Gli esempî superstiti di queste piscine-vivaio d'acqua marina o d'acqua dolce, ora scoperte e ora coperte da vòlta, non sono infrequenti: basterà, fra le tante, ricordare quelle di Formia e di Astura; le tre di Nettuno, sul lido del mare, in opus signum, corrispondenti alla descrizione lasciataci da Columella, VIII, 16 (cfr. Notizie scavi, 1924, pp. 333-340); quelle della villa dei Domizî Enobarbi alle falde del Monte Argentario; quelle numerose esistenti nei giardini delle ville pompeiane, ad es. nella casa di Meleagro e nella villa di Diomede; quelle a corridoi paralleli trovate in Bonea presso Caudio nel 1891 (Not. scavi, 1891, p. 292) e a Faicchio presso Telese nel 1894 (Not. scavi, 1895, p. 355); quella a doppio fondo trovata fra le rovine di Timgad in Algeria; quella poligonale di Henchir el-Beroud; quelle circolari di Fedy el-Kebara e di Ripaitone presso Teramo (Not. scavi, 1929, p. 231); quella pure circolare a compartimenti multipli e ad acqua marina, trovata sotto la basilica dei Flavî al Palatino, e infine quella del sec. III d. C. rinvenuta sulla collina di Monteverde a Roma, rettangolare (m. 42, 10 × 19) e rivestita internamente d'un intonaco di cocciopesto misto a carbone vegetale tritato (Not. scavi, 1924, pp 550)
Piscina chiamavano ancora i Romani ogni bacino scoperto destinato ai bagni e al nuoto: una piscina era quindi così la grande vasca scoperta che si trova nell'area triangolare (balneum) a sinistra dell'ingresso della villa di Diomede a Pompei, come il vasto bacino progettato da Nerone tra Miseno e l'Averno, e che doveva essere alimentato con le acque calde di Baia (Suet., Nero, 31). Occorre qui menzionare anche quella piscina publica che si trovava alla destra dell'Appia, a sud della Porta Capena, e che diede il nome alla XII Regione Augustea. Piscina lignea era infine, per i Romani, come apprendiamo da Plinio (Nat. Hist., XXXIV, 32), una tinozza di legno destinata a contenere l'acqua.
V. tavv. CIX-CXII.
Bibl.: G. Lafaye, s. v. Vivarium, in Daremberg e Saglio, Dict. d. antiq. gr. et rom., IX, Parigi 1909; R. Del Rosso, Pesche e Peschiere nell'Etruria marittima, Firenze 1915; L. Jacono, Note di archeologia marittima: Loculatae Piscinae, in Neapolis, 1913, pp. 357-367.