MARFORI SAVINI, Pio
MARFORI SAVINI (Marfori), Pio. – Nato a Urbania, nel Pesarese, il 20 dic. 1861 da Ercole e da Marianna Pierpaoli, dopo aver compiuto gli studi classici a Urbino e conseguita nel 1881 la licenza liceale a Fano, si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Bologna; qui fu allievo di P. Albertoni, sotto la cui guida si laureò nel 1887 discutendo una tesi che fu pubblicata e giudicata meritevole del premio Vittorio Emanuele II.
Orientati i propri interessi allo studio della fisiologia e della farmacologia, subito dopo la laurea iniziò a lavorare con la qualifica di assistente presso la cattedra di fisiologia sperimentale dell’Università di Bologna, diretta da Albertoni; quindi, vinta una borsa di studio, nel 1888 frequentò il laboratorio di chimica farmaceutica dell’Università di Torino, diretto da I. Guareschi, dove conobbe A. Mosso e G. Bizzozero. Tra il 1890 e il 1892, infine, completò le proprie esperienze nel laboratorio di fisiologia sperimentale di Strasburgo diretto da O. Schmiedeberg.
Grazie alla formazione scientifica maturata in alcune tra le più importanti scuole fisiologiche, il M. fu portato a interpretare la farmacologia come una disciplina eminentemente medica, fisiopatologica e terapeutica. L’indirizzo appare già evidente nel lavoro oggetto della sua tesi di laurea, Sull’Adonis Aestivalis (Adonide estivo), in Lo Sperimentale, XLI (1887), pp. 357-380, in collaborazione con Albertoni: lo studio, originato da alcune osservazioni del maestro, dell’azione farmacologica e terapeutica esplicata nelle malattie cardiocircolatorie (regolarizzazione del ritmo e della frequenza delle pulsazioni, modico aumento della pressione arteriosa e della diuresi), lo persuase a considerare la pianta un rimedio terapeutico fornito di indicazioni specifiche. I successivi lavori eseguiti nell’istituto bolognese ne rappresentarono valida conferma: in una brillante ricerca sulle proprietà della scopoleina, comunemente impiegata nella terapia di alcune forme di irite cronica e a scopo diagnostico negli esami oftalmoscopici, dimostrò che il farmaco provoca midriasi per paralisi delle estremità terminali del nervo oculomotore, arresto della secrezione salivare per paralisi della corda del timpano, aumento della frequenza cardiaca per paralisi dell’innervazione moderatrice del cuore, vasodilatazione, aumento della frequenza respiratoria, astenia a carico degli arti inferiori (Sull’azione biologica della scopoleina, in Annali di chimica e di farmacologia, 1887, vol. 6, pp. 90-98, in collaborazione con D. Sartori); della santonina confermò l’azione vermicida, negandone però la proprietà colagoga (Sulla pretesa azione colagoga della santonina, in Bull. delle scienze mediche, s. 6, 1889, vol. 23, pp. 252-260).
Il M. proseguì a Torino e a Strasburgo le indagini sperimentali sui farmaci impiegati nella pratica terapeutica. Le ricerche condotte su idrastina e berberina – principî attivi della radice di Hydrastis Canadensis – e sui loro derivati, gli consentirono di metterne in evidenza le azioni esercitate a livello del sistema nervoso centrale, in particolare sui centri vasomotori, e gli effetti terapeutici vasocostrittori e antiemorragici (Alcune ricerche chimiche sulla berberina, in Annali di chimica e di farmacologia, 1888, vol. 8, pp. 153-172; Ricerche farmacologiche sull’idrastina, sulla berberina e sui loro derivati, in Bull. delle scienze mediche, s. 6, 1889, vol. 24, pp. 24-54, 130-146; Pharmakologische Untersuchungen über Hydrastin, Berberin und einige Derivate derselben, in Archiv für experimentale Pathologie und Pharmakologie, XXVII [1890], pp. 161-190). Definì le caratteristiche chimiche e l’azione fisiologica del guaiacolo, ne descrisse gli effetti dannosi a livello del sistema nervoso e quelli tossici, l’elevato potere antisettico (Ricerche chimiche e fisiologiche sul guaiacolo, in Annali di chimica e di farmacologia, 1890, vol. 11, pp. 304-327; Sull’azione disinfettante e antisettica del guaiacolo, ibid., 1891, vol. 13, pp. 3-19), consigliò più tardi il suo impiego terapeutico, o quello dei suoi derivati, in sostituzione del creosoto per il trattamento della tubercolosi e di alcune patologie infettive del tubo gastroenterico (Sull’azione fisiologica di alcuni prodotti di sostituzione del guaiacolo, in Arch. di farmacologia e di terapia, I [1893], pp. 545-565; Sul guaiacolo sintetico cristallizzato, in Annali di chimica e di farmacologia, 1894, vol. 20, pp. 279-283; Sur l’action physiologique de quelques produits de substitution du guaïacol, in Archives italiennes de biologie, XXII [1895], pp. 20-25). A Strasburgo iniziò una serie di ricerche sui composti organici del ferro, in particolare su quelli labili, che definì ferratine, una delle quali, identica a quella naturale presente nel fegato dei mammiferi, riuscì a sintetizzare trattando in mezzo alcalino e a temperatura idonea albumina d’uovo e tartrato di ferro, ottenendo così un prodotto ferrico utilizzabile in terapia (Sulla preparazione artificiale di una combinazione assorbibile del ferro con l’albumina, in Annali di chimica e di farmacologia, 1891, vol. 24, pp. 249-258; Über die künstliche Darstellung einer resorbirbaren Eisenalbuminverbindung, in Archiv für experimentale Pathologie und Pharmakologie, XXIX [1891], pp. 212-220).
Conseguita nel 1891 la libera docenza in materia medica e farmacologia, il M. fu incaricato dell’insegnamento della disciplina nell’Università di Ferrara dal 1893 al 1895 e in quella di Cagliari dal 1895 al 1898. Superato il concorso per la nomina a straordinario, fu chiamato allo stesso insegnamento dall’Università di Padova, dove, superato il prescritto triennio, divenne ordinario. Nella nuova sede riorganizzò e potenziò l’istituto, dotando il laboratorio di moderni strumenti scientifici e allestendo una ricca biblioteca. Nel 1908, chiamato da quella facoltà medica, assunse la direzione della cattedra di farmacologia dell’Università di Napoli, dove non solo provvide a dotare la struttura delle più moderne e sofisticate apparecchiature scientifiche e di una efficiente biblioteca ma, fedele all’indirizzo clinico-terapeutico che aveva voluto imprimere alla disciplina, istituì un ambulatorio per lo studio e la cura delle diverse malattie, realizzando uno dei più progrediti istituti italiani di farmacologia. Per sua iniziativa nella facoltà medico-chirurgica di Napoli fu attivato, nel 1930, un corso di crenologia e climatologia medica, alla cui soppressione, tre anni più tardi, fu istituita la scuola di perfezionamento in idrologia, crenologia e climatoterapia. Nell’Università partenopea, inoltre, il M. fu direttore della scuola di farmacia nel 1917-18 e preside della facoltà di medicina e chirurgia nel 1918-19.
L’attività di ricercatore del M. fu continua, volta a studiare il meccanismo d’azione dei farmaci, la loro natura chimica, le modificazioni che inducono nell’organismo e che nell’organismo essi stessi subiscono: con la sua interpretazione strettamente medica, fisiopatologica e terapeutica, della disciplina, contribuì all’opera di quel gruppo di studiosi che tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento svincolarono dall’empirismo la vecchia materia medica gettando le solide basi fisiologiche e sperimentali della moderna farmacologia. Alla sua scuola si formarono brillanti allievi, che seguirono il suo insegnamento e proseguirono la sua opera.
Tra i numerosi suoi contributi si ricordano gli studi sulle modificazioni indotte e subite dagli acidi ossalici (Sulle trasformazioni di alcuni acidi della serie ossalica dell’organismo, in Archives italiennes de biologie, XVI [1891], pp. 149-159; Sulle trasformazioni di alcuni acidi della serie ossalica dell’organismo, in Annali di chimica e di farmacologia, 1896, voll. 23-24, pp. 193-203) e sulla formazione dall’acido ftalico di acido ossalico ed etere difenilftalico, caratterizzato dalla potenziale azione disinfettante sul canale digerente, nell’organismo (Ricerche intorno all’acido ftalico e all’etere difenilftalico, in Bull. delle scienze mediche, s. 7, 1897, vol. 8, pp. 550-573); la prosecuzione delle ricerche sulla ferratina (Sulla ferratina, Bologna 1894; Sulla ferratina (ferro degli alimenti), in Atti dell’Acc. delle scienze mediche e naturali in Ferrara, LXVIII [1894], pp. 31-57; Nuove ricerche sull’assorbimento della ferratina e sulla sua azione fisiologica, in Annali di chimica e di farmacologia, 1895, voll. 21-22, pp. 9-13; Di una nuova reazione per distinguere i composti organici del ferro dagli anorganici con speciale riguardo alla ferratina, in Annali di farmacoterapia e chimica, XXVII [1898], pp. 433-441; Nuovo contributo alla questione dell’assorbimento del ferro nel tubo digerente, in Annali di farmacoterapia e chimica biologica, III [1900], pp. 1-11); le indagini sulle caratteristiche farmacologiche della cotarnina (Sull’azione biologica della cotarnina, in Annali di chimica e di farmacologia, 1897, voll. 25-26, pp. 241-251), degli ossimetilantrachinoni (Ricerche chimiche e farmacologiche sugli ossimetilantrachinoni, ibid., pp. 85-95), della Datisca cannabina (Sulla Datisca Cannabina L., in Ricerche di biologia pubblicate per il XXV anniversario cattedratico di P. Albertoni, Bologna 1901, pp. 658-664). Di particolare rilievo fu il suo studio sull’acido fosfoglicerico e sui glicerofosfati: la dimostrazione sperimentale che l’acido fosfoglicerico naturale sinistrogiro è assorbito e utilizzato se somministrato per via parenterale, mentre quello artificiale racemico esplica la sua azione solo se ingerito e quindi sottoposto ad azione enzimatica (Sui composti organici del fosforo: acido fosfoglicerico e glicerofosfati, in Arch. di fisiologia, II [1904-05], pp. 217-227), gli consentì di individuare nella stereoisomeria un fattore di fondamentale importanza nei riguardi dell’assorbimento e utilizzazione dei medicamenti (Importanza della stereo-isomeria nei processi di assimilazione, ibid., VI [1909], pp. 496-504). Con una serie di ricerche sperimentali, infine, il M. dimostrò la natura ormonale di una sostanza contenuta negli estratti dei gangli linfatici, che chiamò «linfoganglina», antagonista dell’adrenalina e ad azione in parte simile a quella della colina, ma non con questa identificabile (Sull’azione biologica dell’estratto dei gangli linfatici e sulla funzione ormonica degli stessi, ibid., XIV [1916], pp. 285-306; Ricerche sopra i principî attivi degli estratti linfatici, in Biochimica e terapia sperimentale, VIII [1921], pp. 199-201; Sulla linfoganglina e sulle sue applicazioni terapeutiche, in Rinascita medica, I [1924], pp. 31-34; Sulla linfoganglina e sulla colina, in Arch. di fisiologia, XXVII [1929], pp. 247-254; Sulla sostanza ipoglicemizzante contenuta nella linfa e nella linfoganglina, ibid., XXVIII [1930], pp. 143-149; Sul meccanismo d’azione della colina ed acetilcolina, in Rass. clinico-scientifica, XIII [1935], pp. 561-566).
Il M. fu inoltre un eccellente studioso di crenologia e crenoterapia: fu tra i primi a dare un rigoroso indirizzo scientifico allo studio dell’idroterapia e a classificare razionalmente le acque minerali e dimostrò sperimentalmente che i bagni ipertonici provocano lievi crisi colloidoclasiche alle quali si devono le proprietà terapeutiche delle acque (Azione delle acque minerali clorurato-sodiche sulle costanti fisicochimiche del sangue e del siero, in Atti della R. Acc. medico chirurgica di Napoli, LXIX [1915], pp. 135-149, in collab. con G. Leone; Meccanismo d’azione delle acque minerali per uso idropinico, in A. Trambusti, Trattato di crenoterapia, Milano 1927, pp. 163-176).
Del M. si ricordano ancora il Trattato di farmacologia e terapia…, uno tra i più completi della materia, edito in prima edizione a Napoli nel 1910 e in successive numerose altre (l’ultima delle quali, curata da A. Chistoni, uscì postuma nel 1947) e tradotto in tedesco e spagnolo; la rassegna Stupefacenti, Napoli 1930; e il Lessico di farmacia (s.l. né d. [ma Milano 1935]), opera di grande utilità per il medico e il farmacista, di cui diresse le parti di farmacologia, tossicologia e terapia e, in collaborazione con A. Piutti, la parte chimica.
Con P. Castellino fondò nel 1927 il periodico Rivista italiana di terapia e nel 1929 con F. Galdi la Rass. di fisiopatologia clinica e terapeutica.
Collocato a riposo per limiti di età nel 1935, il M. si ritirò a Roma, dove morì il 12 apr. 1942.
Fonti e Bibl.: Bologna, Arch. stor. dell’Università, F. personale di P. M.; Necr., in Il Policlinico, sez. pratica, XLIX (1942), p. 628; in Rass. di fisiopatologia clinica e terapeutica, XIV (1942), pp. 133-137; in La Riforma medica, LVIII (1942), pp. 606 s.; V. Susanna, P. M., in Arch. italiano di scienze farmacologiche, IV (1935), pp. 480-485; E. Trabucchi, P. M., in Minerva medica, XLVIII (1957), 2, pp. 3942 s.; M. P., in Diz. biografico dei Marchigiani, a cura di C. Catri - L. Catri, Ancona 2002, p. 316.