PREDELLA, Pilo
PREDELLA, Pilo. – Nacque a Mantova il 24 dicembre 1863 da Augusto e da Cesira Maria Cerchi. Pilo Carlo Rodolfo era il primo di cinque figli: Fede, Ida, Lia (anch’ella futura insegnante di matematica e autrice di apprezzati manuali) e Gino.
Dopo aver frequentato l’istituto tecnico della città natale, conseguendo la licenza fisico-matematica il 14 luglio 1883, si iscrisse al corso di laurea in matematiche pure dell’Università di Pavia. Concorse, inoltre, a un posto presso il Collegio Ghislieri, poiché la famiglia non poteva provvedere al suo mantenimento agli studi.
Allievo di Eugenio Bertini, Ferdinando Aschieri, Felice Casorati ed Eugenio Beltrami, superò brillantemente tutti gli esami del primo biennio. Ai corsi ufficiali di analisi algebrica e infinitesimale, geometria analitica e descrittiva e fisica sperimentale, affiancò quello libero di etica razionale, tenuto da Giulio Lazzarini. Dopo una breve pausa per motivi di salute, Predella riprese con lena gli studi, riportando esiti di eccellenza in analisi, geometria e meccanica superiori. Conseguì la laurea con pieni voti il 3 luglio 1888, difendendo la tesi Le omografie in uno spazio ad un numero qualunque di dimensioni, un estratto della quale fu pubblicato sugli Annali di matematica (1889, vol. 17, pp. 113-159). Parallelamente all’Università, frequentò la Scuola di magistero pavese, dove tenne un ciclo di Esercizi di geometria analitica e lezioni sulle superficie del 2° ordine. Da una di queste conferenze sarebbe scaturita la prima pubblicazione del giovane matematico: l’articolo Sulle formole attribuite a Gauss e Stokes per le trasformazioni di integrali (Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, XX (1887), pp. 215-222). La ‘noticina’, nella quale Predella si proponeva di ricercare la variazione subita dagli integrali al secondo membro delle suddette formule, quando il dominio di integrazione era deformato, fu all’origine di una querelle di priorità tra l’autore e Gian Antonio Maggi, genero di Casorati. Una seconda conferenza tenuta nell’anno accademico 1887-88 fu invece dedicata all’esposizione di una memoria di Karl Weierstrass Sulle forme bilineari e quadratiche (1868).
Fra il gennaio e l’ottobre del 1889 Predella ricoprì il ruolo di assistente alla cattedra di calcolo infinitesimale di Casorati. L’incarico, resosi vacante dopo le dimissioni di Carlo Somigliana, risultò particolarmente oneroso per lui, che dovette spesso sostituire nelle lezioni il titolare, ormai gravemente malato. Dopo aver completato un anno di perfezionamento a Pisa sotto la direzione di Bertini, Predella giunse a Torino, subentrando a Guido Castelnuovo nella posizione di assistente di geometria proiettiva. Il periodo trascorso alla scuola italiana di geometria algebrica avrebbe lasciato un’orma indelebile nella sua formazione culturale. A Torino Predella seguì le Lezioni di geometria generale tenute da Corrado Segre ed entrò in contatto con la cerchia dei matematici scherzosamente denominata Pitareide, che si ritrovava nei caffè cittadini per discutere di geometria e di fondamenti della matematica. Segre apprezzò notevolmente l’attività di Predella, tanto da presentarne all’Accademia delle scienze la nota Sulla teoria generale delle omografie (Atti dell’Accademia delle scienze di Torino, 1892, vol. 27, pp. 270-288). I rapporti scientifici e personali tra i due sarebbero restati saldi anche negli anni a venire e il 26 maggio 1907 Segre avrebbe presentato per la pubblicazione un secondo scritto del collega: la nota Ricerche sulle coppie di quadriche di uno spazio ad n dimensioni (ibid., 1907, vol. 42, pp. 937-958).
Nella primavera del 1894 Predella ritornò in servizio presso l’Università di Pavia, in qualità di supplente di Aschieri e, a partire dal 1897, in qualità di assistente (provvisorio prima ed effettivo poi) di geometria proiettiva e descrittiva. Intrapresa nel frattempo la carriera di docente di scuola secondaria, Predella insegnò presso il liceo Ugo Foscolo di Pavia, poi a Foggia e, infine, a Torino, al Massimo D’Azeglio. Giunto in questo liceo come ordinario di matematica, in ruolo dal 1902, vi rimase fino al collocamento a riposo nel 1928, assumendo anche la vicepresidenza e, per un breve periodo, la reggenza dell’istituto.
La produzione di Predella comprende una dozzina di lavori e alcuni libri di testo, pubblicati a Torino per i tipi di Paravia: Lezioni di aritmetica e Lezioni di geometria (1911); Algebra ed aritmetica ad uso dei licei e Geometria ad uso dei licei (1915, 1921); Trigonometria piana, ad uso dei licei (1917); Geometria e numeri reali, parte B del programma per la maturità classica (1925).
Suoi temi di ricerca prediletti furono la geometria non archimedea, quella proiettiva iperspaziale e in particolar modo le omografie, ambito nel quale ottenne interessanti risultati. I suoi saggi ebbero una certa risonanza a livello nazionale e si trovano sovente citati da Benedetto Calò e dagli stessi Segre e Bertini, cui Predella si era ispirato (Lezioni sui gruppi continui di trasformazioni 1897-98, c. 130, e Introduzione alla geometria proiettiva degli iperspazi, Pisa 1906).
La notorietà di Predella fu però principalmente dovuta a una sua ‘ingegnosa’ costruzione della geometria non archimedea. Riprendendo precedenti risultati di Giuseppe Veronese, egli pose le basi per lo sviluppo di una geometria i cui elementi (o punti, in un nuovo senso) sono le omografie paraboliche (trasformazioni con punti uniti coincidenti) di rette punteggiate. Il suo Saggio di geometria non-archimedea (Giornale di matematiche di Battaglini, 1911, vol. 49, pp. 281-299, e 1912, vol. 50, pp. 161-171) e i due successivi articoli Gli infinitesimi assoluti e la struttura dello spazio e Sulla struttura dello spazio (Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, 1912, vol. 45, pp. 597-611, e 1913, vol. 46, pp. 1045-1054) furono assai apprezzati, fra gli altri, da Gino Fano. La costruzione di Predella fu poi estesa da Segre nel lavoro Le geometrie projettive nei campi di numeri duali (Atti dell’Accademia delle scienze di Torino, 1912, vol. 67, pp. 308-327, 384-405). Qui, definendo una geometria che permetteva in modo naturale l’introduzione dei cosiddetti numeri duali, Segre «confrontò l’idea di Predella con quella di C. von Staudt, e introdusse gli elementi immaginari come involuzioni ellittiche di punti sopra forme di prima specie. Tale accostamento avrebbe indotto a chiedersi se esistevano altre e diverse proiettività, che portavano alla costruzione di nuove geometrie e a sistemi più generali di numeri complessi» (Zappulla, 2009, p. 207).
Colonna della scuola torinese, membro dell’associazione Mathesis degli insegnanti di matematica, e testimone di una stagione particolarmente dinamica della scienza e della cultura locali, Predella fu un docente di grande carisma. Collega di Augusto Monti, Arturo Segre e Zino Zini, fu ricordato da numerosi ex allievi, fra cui Cesare Pavese, Piero Sraffa e Paolo Vita Finzi.
Quest’ultimo raccontava nel 1989: «Predella citava i filosofi e i letterati, ci parlava del “Leonardo”, e della “Voce”, ci faceva trasporre le similitudini dantesche in segni aritmetici. Attraverso la sua parola la matematica ci schiudeva orizzonti inattesi. A noi ragazzini coi calzoni corti parlava di Riemann, Bolyai, Lobacevskij, della geometria non-euclidea...» (Vita Finzi, 1989, p. 69).
A emblema della dirittura morale di questo matematico si può citare il fatto che, in una famigerata seduta straordinaria del consiglio dei professori del D’Azeglio, Predella fu l’unico a votare contro «l’espulsione da tutti gl’Istituti del Regno» di Giancarlo Paietta, accusato di propaganda comunista tra gli alunni del liceo.
Si spense a Torino il 4 gennaio 1939.
Gli ultimi anni della sua vita e di quella della moglie Alisa Bartoli furono segnati drammaticamente dalla scomparsa del figlio Carlo Augusto, compagno di studi e amico di Pavese, che si era tolto la vita nell’agosto del 1935.
Fonti e Bibl.: Pavia, Archivio storico dell’Università, Fascicoli docenti, P. P.; Archivio di deposito dell’Università, Fascicoli studenti, P. P.; Dipartimento di matematica dell’Università, Raccolta delle Conferenze normalistiche; Archivio Casorati: F. Casorati a G.A. Maggi, 23 gennaio 1887, G.A. Maggi a F. Casorati, 27 gennaio 1887, in corso di edizione a cura di R. Rosso; Torino, Archivio storico del liceo D’Azeglio, Verbali del Consiglio dei professori, sedute del 23 giugno 1920, 23 dicembre 1920, 23 ottobre 1922, 5-6 novembre 1923, 1° maggio 1924, 2 maggio 1924, 6 maggio 1924, 14 marzo 1927; Roma, Accademia nazionale dei Lincei, Archivio Castelnuovo: C. Segre a G. Castelnuovo, 28 novembre 1891, 19 novembre 1891.
Liceo-ginnasio D’Azeglio, Annuario 1925-26, a. V, [Torino 1926], p. 115; G. Fano, Geometrie non euclidee e non archimedee, in Enciclopedia delle matematiche elementari, II, parte 2, a cura di L. Berzolari - D. Gigli - G. Vivanti, Milano 1938, pp. 135-511; [P. P.], Bollettino dell’Unione matematica italiana, s. 2, 1939, n. 1, p. 191; [P. P.], Il Bollettino di matematica, XXXV (1939), 1, p. 24; Notes, in Bulletin of the American mathematical society, 1939, vol. 45, p. 659; F. Tricomi, Matematici italiani del primo secolo dello stato unitario, in Memorie dell’Accademia delle scienze di Torino. Classe di scienze fisiche matematiche e naturali, s. 4, 1962, t. 1, pp. 1-120; A. Monti, I miei conti con la scuola: cronaca scolastica italiana del secolo XX, Torino 1983, pp. 250-253; P. Vita Finzi, Giorni lontani: appunti e ricordi, Bologna 1989, pp. 67-71; C. Zappulla, La geometria proiettiva complessa. Origini e sviluppi da von Staudt a Segre e Cartan, tesi di dottorato, Palermo 2009, pp. 207-227; N. Naldi, Piero Sraffa in his family: 1898 to 1916, in Economic theory and economic thought. Essays in honour of Ian Steedman, a cura di J. Vint et al., New York 2010, pp. 257-282; Corrado Segre e la Scuola italiana di geometria algebrica, a cura di L. Giacardi, 2013, http://www.corradosegre. unito.it/ quaderni.php (4 febbraio 2016).
Si esprime la più profonda gratitudine ai dott. prof. Giorgio Brandone, Claudia Bussolino, Paola Novaria e Riccardo Rosso che mi hanno coadiuvato nelle ricerche di archivio con disponibilità e sollecitudine.