CALDANI, Pietronio Maria
Fratello minore di Leopoldo Marcantonio, nacque a Bologna. L'anno di nascita è incerto, ma poiché al momento della morte, avvenuta nel 1808, egli aveva circa settantatré anni d'età, esso va collocato intorno al 1735 (De Tipaldo).
Studiò sotto la guida del gesuita Vincenzo Riccati, mostrando spiccate attitudini ed interesse per la matematica. Una sua laurea in questa materia o, più genericamente secondo la strutturazione degli studi nell'epoca, in filosofia non è attestata dalle fonti; ma è ipotizzabile in base al fatto che nel dicembre del 1763 il C. fu in grado di discutere pubblicamente alcune tesi matematiche e, in seguito a questa dimostrazione, il Senato bolognese lo nominò nel 1764 professore di geometria analitica nell'ateneo locale.
Il C. fu titolare di tale cattedra per circa trentacinque anni, senza però che l'attività didattica e la ricerca lo assorbissero completamente dato che, dopo alcuni anni di esclusiva attività universitaria, egli cominciò a trovarsi impegnato in incarichi tecnico-amministrativi e politici. Questo aspetto della sua attività cominciò a spiegarsi quando il Senato bolognese e le autorità pontificie lo scelsero come accompagnatore e consulente tecnico del cardinale Conti, incaricato di una ricognizione idrica generale della Romagna e del Bolognese. La qualità del lavoro svolto in questa circostanza indusse più tardi il Senato a conferirgli la carica, puramente onorifica, di segretario della rappresentanza che aveva a Roma, quasi simbolo della sua scarsa autonomia. Nel 1795, ammalatosi il Gozzadini, titolare di tale ufficio, il C. fu designato a sostituirlo per un periodo di quattro anni: perciò egli si trovò a Roma anche durante il triennio giacobino. Tornato a Bologna nel 1800, il C. fu giubilato dall'università per raggiunti limiti di età.
Personalità forse più orientata in senso operativo che teoretico, lasciò una produzione, non eccezionale per qualità o mole, tra cui sono da segnalare gli scritti: Della proporzione bernoulliana fra il diametro e la circonferenza del circolo (Bologna 1782); Al Sig. N. N. Dubbi di P. C. sopra le riflessioni analitiche del signor abate Gioacchino Pessuti (Roma s.d., ma databile attorno al 1785); Riflessioni sopra un opuscolo del padre Franceschinis barnabita, dei logaritmi dei numeri negativi (Modena 1791). Opera forse più impegnativa sarebbero stati gli Elementi di algebra, che il C. stese e quasi completò nei suoi ultimi anni; il lavoro, rimasto inedito, passò nelle mani del figlio Floriano, anch'egli seguace della tradizione scientifica della famiglia, aiutante e poi successore dello zio Leopoldo a Padova. Floriano lo avrebbe poi lasciato alla Biblioteca universitaria di Bologna. Il C. ebbe anche una modesta attività poetica, che rimase circoscritta nell'ambito del gusto arcadico: di essa un esempio sono le Rime in morte della eccellente donzella Ruffina Battoni romana fra gli Arcadi Corintea. Da ricordare è infine la sua collaborazione all'Antologia romana, tra il 1783 e il 1787, dedicata in gran parte a temi scientifici.
Il C. morì a Padova, dove forse si era recato per raggiungere il fratello ed il figlio, nel 1808.
Bibl.: E. De Tipaldo, Biogr. degli Italiani illustri, V, Venezia 1837, pp. 333 s.; S. Mazzetti, Rep. di tutti i professori… della univ. e dell'ist. delle scienze di Bologna, Bologna 1848, p. 176; C. v. Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Oesterreich, II, Wien1857, p. 236; L. Simeoni, Storia della università di Bologna, II, Bologna 1940, pp. 116, 261.