SALES, Pietro Pompeo
SALES, Pietro Pompeo. – Nacque a Brescia intorno al 1729 (Gerber, 1792, p. 367) da una famiglia di umili origini che lo avviò agli studi musicali. Il cognome Sales, non attestato in questa forma nei documenti locali, sembra essere una variante di Salis: tre suonatori appartenenti a questa famiglia risultano attivi in territorio bresciano nella prima metà dell’Ottocento (Bignami, 1985). Le scarse notizie sui primi anni di vita si ricavano da un profilo commemorativo pubblicato sulla Gazzetta musicale di Milano nel 1856: secondo l’anonimo estensore, quasi certamente un concittadino del musicista, un violento terremoto «seppellì i suoi genitori sotto le rovine di un vecchio tetto nei dintorni di San Faustino maggiore» (p. 121). Si ha notizia di forti scosse sismiche in città il 5 novembre 1738: Sales sarebbe dunque rimasto orfano all’età di nove anni. Si prese cura di lui la famiglia Mondella (Layer, 1979, p. 145), grazie alla quale il ragazzo poté proseguire la propria formazione.
Attorno ai vent’anni «volse i suoi passi al Tirolo e di qua alla vicina Germania, dove entrò, fermo nella risoluzione di far sua anche la lingua di que’ grandi luminari dell’arte musicale» (Gazzetta, pp. 121 s.). Dopo aver soggiornato per alcuni mesi a Storo, nel Trentino, nel 1750 giunse a Innsbruck ed entrò alle dipendenze della nobile famiglia Pircher. Nel 1752 compose la musica per una rappresentazione teatrale nel Collegio dei Gesuiti, e due anni dopo, reclutato dall'impresario milanese Natale Resta, assunse la direzione di una compagnia d’opera italiana itinerante fra Colonia, Bruxelles e Lille. Ottenne un incarico stabile nel 1756, quando il principe vescovo Giuseppe Ignazio Filippo, langravio d’Assia-Darmstadt, lo prese a servizio come maestro di cappella nella corte di Augusta. Quivi intonò Le cinesi (1757), componimento drammatico del Metastasio «da cantarsi da dame e cavaglieri in corte». Nel 1758, ancora su versi metastasiani, fece eseguire L’isola disabitata per carnevale e l’oratorio Giuseppe riconosciuto in quaresima.
Sembra che nei mesi successivi Sales abbia ottenuto dal langravio una licenza per tornare in Italia e prendere alcune lezioni a Bologna da padre Giovanni Battista Martini. Si conserva una partitura autografa in cui il compositore bresciano dichiara di aver seguito la «Scola di contrapunto» del dotto religioso: questo documento, non datato, può essere coevo di un’Ave maris stella dello stesso Sales, in cui si trova un appunto di Martini del 15 maggio 1758 (Bologna, Museo della musica, KK.22). Il 17 giugno 1758 fu aggregato all’Accademia Filarmonica; il musicista risulta poi tra i filarmonici autori delle composizioni eseguite il 17 luglio 1760 nella Messa e Vespro per l’annuale festa di s. Antonio da Padova in S. Giovanni in Monte (l’inno Iste confessor). Con padre Martini, Sales restò a lungo in contatto epistolare: si conservano quattro sue lettere inviate da Augusta (28 marzo e 31 maggio 1761), da Padova (5 luglio 1767) e da Coblenza (22 aprile 1772): nella prima, che certifica l’avvenuto ritorno in Germania, l’autore si mostrava interessato a ricevere oltralpe alcune copie di un’opera a stampa di Martini, identificabile nel primo volume della Storia della musica.
Rientrato al servizio di Giuseppe d’Assia-Darmstadt, il maestro si dedicò a un nuovo oratorio, Il Giefte, versi di Mattia Verazi, eseguito nella cappella elettorale palatina di Mannheim il Venerdì santo 1762. Nel 1765 ebbe una prestigiosa commissione dalla corte di Monaco di Baviera: la festa teatrale Le nozze di Amore e di Norizia, versi di Eugenio Giunti, rappresentata in gennaio per lo sposalizio di Giuseppe II d’Asburgo-Lorena, prossimo ad assurgere al trono imperiale, con Maria Giuseppa, figlia del defunto Carlo VII di Baviera. Dopo questo incarico il musicista tornò temporaneamente in Italia per seguire l’allestimento al Teatro Nuovo di Padova del dramma per musica Antigona in Tebe, versi di Gaetano Roccaforte, nella stagione di fiera del 1767: egli «ottenne col suo spartito un successo, quale appunto un maestro di tanta vaglia avrebbe potuto desiderare», e nell’occasione sarebbe tornato a visitare «la nativa sua Brescia […] che l’accolse festante» (Gazzetta cit., p. 122). Non si ha però notizia di altre scritture operistiche nella penisola.
Alla morte del langravio (1768) Sales passò alle dipendenze di Clemente Venceslao, elettore di Sassonia, avendo questi assunto la carica di principe vescovo d’Augusta. Nella residenza di Ehrenbreitstein sul Reno, presso Coblenza, l’elettore manteneva una delle prime cappelle di corte di Germania e vi fece eseguire numerosi oratori metastasiani con musica del Sales, tra cui La Passione di Gesù Cristo (1772), Isacco figura del Redentore (1778); Giuseppe riconosciuto (1780), Gioas re di Giuda (1781), La Betulia liberata (1783), Sant’Elena al Calvario (1790). Frattanto, sul fronte dell’opera seria, il compositore onorò nuove commissioni da Monaco, mettendo in musica il metastasiano Antigono dato nel 1769 nel nuovo teatro di corte (tra i cantanti il celebre castrato Venanzio Rauzzini) e Achille in Sciro (carnevale 1774). Nei libretti appariva la qualifica di «maestro di cappella e consigliere» dell’elettore di Treviri: pare che tale consulenza riguardasse questioni finanziarie.
In una lettera a padre Martini (da Coblenza, 22 aprile 1772) Sales accennò a un recente viaggio in Olanda e al desiderio – forse inappagato – di fare «un nuovo giro per l’Italia». Nello stesso periodo il compositore sposò la cantante di corte Franziska Blümer, già sua allieva: dal matrimonio nacque Karl Victor Sales, futuro marito del soprano Magdalena Willmann, una delle prime fiamme di Beethoven. Nel 1776, con la moglie, il maestro italiano colse lusinghieri successi a Londra, dov’era già stato favorevolmente accolto in precedenza (Gerber, 1792, coll. 367 s.).
A detta dell’allieva Nina d’Aubigny von Engelbrunner (1800), Sales aveva un’indole gioviale e conviviale, al punto da volersi circondare di amici perfino quando componeva al cembalo. Nel didatta spiccava la pazienza; si era specializzato nell’educazione delle voci femminili di contralto: sua moglie ne era un ottimo esempio. Seguiva con fervore le prove delle sue nuove composizioni, temeva i disagi dei viaggi, aveva una cura quasi maniacale della persona e dell’abbigliamento.
Negli ultimi anni dava segni d’ipocondria, e certo la crescente instabilità politica lo dovette inquietare. Difatti, in seguito all’asilo offerto dall’elettore di Treviri a membri della famiglia di Luigi XVI in fuga, nel 1797 le forze rivoluzionarie francesi, che costituivano un’incombente minaccia, invasero Coblenza. Sales, fedele al padrone, lo seguì con la famiglia a Hanau.
La morte lo colse all’improvviso il 21 novembre di quello stesso anno.
Sul finire del secolo il musicista bresciano godeva di buona fama in area tedesca. Schubart gli dedicò un breve profilo nelle sue Ideen zu einer Ästhetik der Tonkunst: «L’attuale maestro di cappella di Treviri è un compositore completo e piacevole, oltre che un uomo dal carattere affabile: si è fatto onore nell’opera e nello stile da camera» (p. 186). Lo stesso critico, menzionati i successi teatrali a Mannheim, Monaco, in Italia e a Londra, rilevava la piacevolezza della sua musica, la naturalezza del canto e della strumentazione, la felicità dell’invenzione melodica, cui tuttavia difettava una certa «Erhabenheit» (sublimità), sicché le composizioni da chiesa si mostravano di scarso interesse. Per altri (Gerber, 1792, col. 368) La Betulia liberata era il suo capolavoro. Tra le musiche strumentali spicca il Concerto in Do maggiore per clavicembalo e orchestra (una copia è nel Fondo Torrefranca del Conservatorio di Venezia). Per l’elenco dettagliato delle fonti e della loro collocazione cfr. Die Musik in Geschichte und Gegenwart e The new Grove dictionary.
Fonti e Bibl.: Bologna, Museo della musica, H.84.104, 105, 105a, 106 (quattro lettere a Giambattista Martini); KK.21: Scola di Contrapunto fatta appresso il virtuosissimo Padre Maestro Martini in Bologna da me P. S.; KK. 22: Ave maris stella a 4 voci e basso; E.L. Gerber, Historisch-biographisches Lexicon der Tonkünstler, Leipzig 1792, II, coll. 367 s.; N. d’Aubigny, Über das Leben und den Charakter des P. S., in Allgemeine musikalische Zeitung, II, n. 21 (19 febbraio 1800), pp. 377-384; C.F.D. Schubart, Ideen zu einer Ästhetik der Tonkunst (1784-85), Wien 1806, pp. 130, 186 s.; E.L. Gerber, Neues historisch-biographisches Lexikon der Tonkünstler, Leipzig 1814, IV, coll. 6 s.; P. P. S., in Gazzetta musicale di Milano, XIV, n. 16 (20 aprile 1856), pp. 121 s.; G. Bereths, Die Musikpflege am kurtrierischen Hofe zu Koblenz-Ehrenbreitstein, Mainz 1964, ad indicem; A. Layer, Musikpflege am Hofe des Augsburger Fürstbischofs Josef I., in Jahrbuch des Vereins für Augsburger Bistumsgeschichte, XIII (1979), pp. 128-159; XXVII (1983), pp. 155-169; R. Münster, Die Beiträge der kurfürstlichen Hofmusik und des Hofbildhauers Ignaz Günther zum Münchner Hoffest 1765, in Ars iocundissima: Festschrift für Kurt Dorfmüller zum 60. Geburtstag, a cura di H. Leuchtmann - R. Münster, Tutzing 1984, pp. 221-244; G. Bignami, Enciclopedia dei musicisti bresciani, Brescia 1985, p. 215; A. Iesuè, Il concerto con cembalo solista nel XVIII secolo in Italia, in Nuova Rivista musicale italiana, XX (1986), p. 545; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, VI, 1988, p. 542; O. Gambassi, L’Accademia filarmonica di Bologna. Fondazione, statuti e aggregazioni, Firenze 1992, pp. 294, 303, 455; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Cuneo 1994, Indici, I, p. 446.; K. Böhmer, W.A. Mozarts “Idomeneo” und die Tradition der Karnevalsopern in München, Tutzing 199, pp. 347-350, 360-363; The new Grove dict. of music and musicians (ed. 2001), XII, pp. 148; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIV, Kassel 2005, coll. 837-840; D. Sadgorski, Andrea Bernasconi und die Oper am Münchner Kurfürstenhof 1753-1772, München 2008, p. 75; K. Böhmer, P.P.S. Ein italienischer Maestro der Mozart-Zeit auf Reisen, in Musiker auf Reisen. Beiträge zum Kulturtransfer im 18. und 19. Jahrhundert, a cura di C.-H. Mahling - C. Siegert, Augsburg 2011, pp. 45-67; Id., Das Oratorium “Gioas, re di Giuda” in den Vertonungen von Johannes Ritschel (Mannheim 1763) und P.S. (Koblenz 1781), in Mannheim - ein “Paradies für Tonkünstler”?, a cura di L. Finscher, Frankfurt a.M. 2002, pp. 227-251.